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Renegade (Damiano Ammannati e Stefano Senesi)

Di - 26 Ottobre 2010 - 10:20
Renegade (Damiano Ammannati e Stefano Senesi)

Intervista al chitarrista Damiano Ammannati e al cantante Stefano Senesi dei Renegade, combo fiorentino legato all’HM classico “in your face” con all’attivo ben tre album ufficiali nonostante i soli cinque anni di attività.

Buona lettura.

Steven Rich

 

Damiano, presenta i Renegade…

D. Nel 2005, membri di Electric Fluid, Holy Sinner ed Evil Zone dettero vita ai Renegade.
In cinque anni abbiamo registrato tre album: ‘Too Hard To Die’, ‘Straight To The Top’, e ‘W:A:R’.

Tu provieni dagli Electric Fluid, gruppo con all’attivo un demo e un Ep. Traccia la storia della band e i motivi dello split.

D. Ho fondato gli Electric Fluid nel 1999 assieme al bassista David Cantina. Nel 2002 abbiamo registrato un demo cd intitolato “Back To The Past”, ottenemmo numerosi consensi dalla stampa. Trovammo così l’etichetta discografica U.D.U. Records di Giancarlo Passarella. Dopo aver lavorato ai pezzi col produttore artistico Marco Ruggeri registrammo l’ ep “Take Off The Plug”, dove compare Bud Ancillotti come special guest che ha interpretato e cantato al meglio la song “I’ll Crush You!”. Il cd è uscito nel novembre 2004 e la band si è sciolta nel luglio 2005 a causa di numerosi conflitti interni.

Dammi una definizione dei tre Vostri lavori:

Damiano:

Too Hard To Die – è il nostro disco d’ esordio, estremamente irruento e sfacciato.

Straight To The Top – è un perfetto connubio tra Hard Rock e Heavy Metal senza compromessi.

W:A:R – è la conferma di una vita dedicata al Metal.

Come nascono le copertine dei Vostri album?

D. Solitamente è il grafico che dopo l’ascolto del lavoro suggerisce quale soggetto può essere più pertinente per la copertina.

Quali sono le principali influenze della band?

S. Nei Renegade puoi sentire molto heavy di stampo americano ed inglese, quindi Sabbath, Maiden,W.A.S.P., etc. Più che di ‘influenze’ preferisco parlare di ‘punti di riferimento’, visto che le ‘influenze’ implicano spesso dei condizionamenti… Anche se a qualcuno piace fare degli accostamenti, noi cerchiamo sempre di essere noi stessi.

Elencami, a tuo modo di vedere, i brani meglio riusciti di W:A:R, con relativa spiegazione della motivazione.

S. Sicuramente First Blood e Where Time Stands Still, rispettivamente il momento più feroce e quello più riflessivo; sono brani essenziali, carichi di adrenalina, che secondo me spiccano per la capacità di trasportare l’ascoltatore nell’universo dei Renegade.

In che ambito pensi che possiate ulteriormente migliorare?

S. Sicuramente nel campo della sperimentazione (non ‘contaminazione’).

 

Nella foto: Damiano Ammannati

 

Sentite di aver dato il 100%, finora, o no?

S. Abbiamo dato il massimo nel raggio d’azione attualmente a nostra disposizione; spero che questo si possa estendere un giorno o l’altro.

A oggi, ritenete di avere raggiunto una line-up stabile?

D. Soltanto i bassisti si sono alternati in questi cinque anni, il resto della formazione è il solito da sempre. Sì, credo che adesso possiamo finalmente parlare di una presenza stabile (al basso appunto), stò parlando infatti di Riccardo Viciani, il nuovo bass player della band, avete avuto modo di vederlo e sentirlo dal vivo durante i nostri ultimi shows e presto sarà possibile ascoltarlo all’interno del nostro nuovo album, il nostro quarto album!

In che rapporti siete con le band italiane vostre contemporanee o anche solo della stessa regione?

S. Conosciamo vari elementi di diverse formazioni, ma nessuna amicizia importante (a parte casi molto isolati) almeno per quanto mi riguarda.

Mai avuto problemi con qualcuna?

S. Ci sono stati dei tentativi di innescare polemiche da quattro soldi più che altro… In questo ambiente purtroppo si continua a portare avanti un atteggiamento di rivalità e competizione che personalmente non ho mai condiviso; è per questo motivo che con i Renegade ho suggerito una sorta di distanza da determinati soggetti, appunto ‘per evitare polemiche’ che, come alcune malattie, sono altamente contagiose.

In Italia, da sempre, manca il supporto dei musicisti facenti parte di una band nei confronti degli altri colleghi nella stessa situazione. Sottolineo che accadeva bellamente anche nei gloriosi anni Ottanta, salvo sparuti casi isolati! Qualche esempio: rarissimamente i componenti di un gruppo si recano a un concerto dove suonano altri pari-livello per il gusto di dare un contributo, anche solo in termini di presenza. Altro caso: gruppi che tempestano di e-mail e telefonate l’etichetta di turno per spuntare un contratto e manco si sognano lontanamente di dare uno sguardo a quello che la stessa produce, supportandola in qualsiasi maniera possa venire in mente. A te, Damiano…

D. Ognuno fa quello che crede, personalmente noi andiamo avanti per la nostra strada rispettando gli altri ma soprattutto pensando a noi stessi, alla nostra musica e alla nostra label.

Leggi l’articolo di Giancarlo Trombetti, quello dei consigli non richiesti numero otto in homepage, e poi dimmi cosa ne pensi.

S. Ho appena letto l’articolo del sig. Trombetti. Ha certamente ragione l’autore a tacciare di superficialità gli attuali sistemi d’informazione, e mi trova d’accordo pure su tutto il resto; quello che non condivido è questa sorta di romanticismo – e nostalgìa – che spesso lascia trapelare una sorta di fuga nella ‘torre d’avorio’ piuttosto che un’opportunità per rendere lo ‘scontro’ ancora più fanatico ed esasperato. Almeno questa è l’impressione che ho registrato dopo una lettura veloce dello scritto.

Pensieri e parole su (uno a uno):

DEATH SS – S. L’unica band heavy italiana che ho sempre supportato. Hanno il gran pregio di fare musica di qualità prendendosi poco sul serio.

SKANNERS – S. Non li ho mai ascoltati con attenzione.

NECRODEATH – S. Non è il mio genere.

EXTREMA – S. Li ho seguiti un po’ agli esordi; la loro proposta mi interessava più per la potenza che per i contenuti.

STRANA OFFICINA – S. Nel metal italiano sono una leggenda. Anche se non sono stati dei punti di riferimento per il sottoscritto, riconosco che molti brani sono carichi di feeling, soprattutto quelli più datati.

SABOTAGE – S. Mi entusiasma molto la ‘fisicità’ delle chitarre, ma il genere non mi coinvolge molto…

 

 

 

Nella foto: Stefano Senesi

 

Quali sono in concerti live dei quali avete il miglior ricordo?

D. Ricordo con piacere il “Too Hard To Die tour 2006/2007” dove avemmo l’onore e il piacere di suonare di supporto ai Diamond Head durante le loro tappe italiane.

Da dove deriva la scelta del nome della band?

S. La scelta del nome è stata la ‘materializzazione’ di uno stato d’animo nel quale tutti noi ci riconoscevamo e continuiamo a riconoscerci, quella del cosiddetto ‘rinnegato’. Questo ‘titolo’, a dispetto della banalità che occhi maliziosi hanno voluto percepire, riflette una vita consacrata ad una sola lotta ed a un solo fine: la musica senza compromessi.

Pensi che il Vostro logo sia sufficientemente ficcante?

D. Sì, decisamente. Colgo l’occasione per ringraziarne il curatore (ed autore sin ora degli artwork dei Renegade) Gianluca Venditti.

Sinceramente, da quando avete iniziato, vi aspettavate di più in termini di vendite, concerti e in generale consenso rispetto a quello che avete ottenuto?

D. Sinceramente non ci aspettavamo di più dall’ Italia, mentre siamo molto soddisfatti dei consensi ricevuti all’estero.

Quali sono i gruppi della scuderia My Graveyard che ritenete più promettenti?

D. Penso che gli Spitfire siano un’ottima band, potenti, non banali e preparati.

Secondo voi siete stati supportati degnamente dall’ambiente italiano oppure avete avuto delle delusioni che non vi aspettavate?

S. Rispetto alle aspettative direi di sì (e questo la dice lunga sul mio disincanto). L’unica nota dolente è l’aspetto economico della situazione. La band si accolla praticamente ogni tipo di spesa e non ha modo (tranne alcune eccezioni) di farsi molta pubblicità; purtroppo i soldi non bastano mai e siamo costretti a fare pochissimi show, con la conseguenza che molti dei nostri amici si vedono negata la possibilità di condividere con noi momenti molto importanti. Non abbiamo le possibilità economiche per poter permetterci il lusso di andare a zonzo e non venir rimborsati; fosse per noi suoneremmo ogni sera, ma per adesso ci accontentiamo di quello che abbiamo, e ti assicuro che non è poco. Si potrebbe fare molto di più per il genere, ma questo comporterebbe un cambio radicale di mentalità, cosa che preferisco omettere…

Avete qualcosa che bolle in pentola per l’immediato futuro?

D. Un nuovo full length di otto tracce molto potente e ruvido.

Prossimi concerti?

D. Ci stiamo organizzando nel migliore modo possibile, trovate tutte le date sul nostro sito http://www.myspace.com/renegadefansclub.

Chiudete come vi aggrada, grazie.

S.& D. Ti ringraziamo per lo spazio gentilmente concesso!
Sostenete l’ HM italiano!

Stefano “Steven Rich” Ricetti