Report: Destruction e Candlemass, Treviso – 29/11/2005
Accoppiata davvero interessante quella che ha calpestato il palco del New Age di Roncade (Treviso) nella nottata del 29 novembre 2005. Da una parte i Destruction, trittico in forma come non mai, che ha saputo inanellare una serie di tre album strepitosi in quattro anni, ultimo dei quali quel devastante Inventor of Evil (Recensione) a cui questo tour fa da supporto. Dall’altra, i sommi signori del doom-metal, quei Candlemass freschi del loro condottiero ritrovato e un’ispirazione, concretizzata nel nuovo lavoro (Recensione), che non si faceva viva da anni.
Passato l’assalto sonoro dei finlandesi Deathchain e la mezzora ben meno ispirata dei Perzonal War (i quali hanno sfoggiato un frontman intento in tutto e per tutto a imitare James Hetfield, nei modi e nella voce) è tempo dei due co-headliner. Al contrario di come era stato a Milano, i primi a salire sul palco del New Age sono i thrashers tedeschi.
Destruction
[Alessandro ‘Zac’ Zaccarini]
Forgiati dalle fiamme dell’inferno e galvanizzati da un pubblico che pende prepotentemente dalla loro parte, intorno alle 21.30 (in orario perfetto secondo la tabella di marcia) il combo di Lörrach si manifesta in tutta la sua incredibile forma, pestando il proprio credo metallico con la convinzione di sempre e quella grinta sconvolgente che negli ultimi anni pare in continua crescita.
Se lo spettacolare stato di grazia della band è ormai noto a tutti, quello che colpisce, pezzo dopo pezzo, è l’incredibile selezione dei brani della scaletta. Si parte con Soul Collector, opener del nuovo album, e da lì è tutta una carrellata di classici più o meno recenti, in una setlist che ben presto prende il sapore di un best of vero e proprio. Dopo un trittico d’apertura da follia collettiva, formato dalla già citata Soul Collector e due classicissimi come Mad Butcher e la devastante Nailed to the Cross, vengono resuscitati per l’occasione addirittura due brani di Release from Agony, come la title-track e Unconscious Ruins. Spazio al secondo brano dal nuovo Inventor of Evil, con la stupenda The Defiance will Remain, a testimoniare che le nuove creature targate Destruction hanno ben poco da invidiare ai vecchi parenti degli anni ’80.
I Destruction non hanno intenzione di risparmiare niente e nessuno, e, guidati da uno Schmier in perfetta forma vocale, procedono nella loro missione di mettere a ferro e fuoco le teste instancabili del New Age. Si torna al fantastico The Antichrist con l’inno Thrash til Death, preceduto dall’intro Days of Confusion, per poi volare indietro di venti lunghi anni a un’inattesa Confused Mind. Ancora un altro segmento del platter datato 1986 con Life without Sense, tra il delirio collettivo sempre più animato e un saccheggio sonoro che continua a mietere vittime. L’energia che il trittico teutonico sprigiona è clamorosa, e altrettanto clamorosa è la trance di brani che attendono al varco il pubblico. Un assaggino del penultimo Metal Discharge, grazie alla title-track, e poi via con magistrali esemplari d’annata: Eternal Ban, Curse the Gods, il medley Total Desaster / The Ritual / Antichrist e l’irruenza animalesca di Bestial Invasion. Nel primo encore arriva quella chicca di The Butcher Strikes Back, mentre nel secondo bis si concretizza il duetto annunciato tra Schmier e Messiah Marcolin. Il frontman tedesco accoglie il ricciuto singer svedese con l’appellativo quantomai meritato di “Dio del Doom” ed ecco prendere forma quella The Alliance Of Helloundz che, personalmente, continuo a ritenere una dei brani meno ispirati di tutto Inventor of Evil. Poco male, il duetto è comunque piacevole e quasi inevitabile viste le coincidenze che hanno voluto Destruction e Candlemass in tour assieme. Lo show si conclude con il frontman svedese che invita giustamente il pubblico a urlare per la triade del macellaio pazzo, ancora una volta, impeccabile.
The butcher strikes back, devastating thrash attack!
Setlist:
Soul Collector
Nailed to the Cross
Mad Butcher
Unconscious Ruins
Release from Agony
The Defiance will Remain
—
Days of Confusion
Thrash til Death
Confused Mind
Life without Sense
Metal Discharge
Eternal Ban
—
Curse the Gods
Total Desaster / The Ritual / Antichrist
Bestial Invasion
—
The Butcher Strikes Back
—
The Alliance Of Helloundz
Candlemass [Federico ‘Immanitas’ Mahmoud]
Dopo un’ora abbondante in pieno teutonic style – ovvero alla vecchia maniera: poche chiacchiere e un brano sparato dietro l’altro – la comparsa dei Candlemass arriva come una benedizione per il pubblico riunito al New Age. Il 2005 è un anno da incorniciare per tutti i fan della band svedese, che hanno dovuto attendere quasi vent’anni (!) per vedere in azione i propri beniamini su un palco tricolore: la svolta è arrivata con la recente edizione del Tradate Iron Fest, kermesse in rapida ascesa negli indici di gradimento, cui è seguito questa trance di date in compagnia dei Destruction. Insolito quanto interessante pacchetto che ha tuttavia risentito di una scadenza poco felice: complice il turno infrasettimanale, non sono moltissime le mani tese a salutare l’ingresso di Leif Edling e soci, ormai rodati nella ritrovata formazione classica che salì al trono del doom. La partenza è da brividi, con l’accoppiata Well Of Souls – Dark Are The Veils Of Death a resuscitare le note del capolavoro Nightfall: gli occhi sono tutti per Messiah Marcolin, frontman carismatico e imponente, che si diverte a scorrazzare nei pochi metri quadrati a disposizione incitando le prime file. Treviso partecipa divertita ai siparietti improvvisati dal cantante, che esibisce un italiano maccheronico e esilarante (“ora suoniamo un pezzo pestante culo”), e gli viene in aiuto nei passaggi più duri del repertorio, dove la voce tradisce una certa stanchezza. Aspetto del tutto prevedibile, se si considera che il gruppo ha già macinato parecchi concerti (e km) dall’uscita dell’omonimo album, ennesimo manifesto di bravura da cui sono estratti per l’occasione ben quattro brani: The Day And The Night, la monolitica Spellbreaker (che esalta i suoni del locale veneto, piuttosto positivi anche per le band di supporto), The Man Who Fell From The Sky e l’encore Copernicus, tra i migliori episodi offerti dall’ultimo full-length. Il resto della serata è legittimamente riservato ai classici del biennio ’86/’87, spesso riproposti in versione più pesante e veloce rispetto agli originali. Le chiome tornano a roteare sulle note della micidiale At The Gallows End, ma è con la conclusiva Crystal Ball (assieme a Solitude uno dei brani più applauditi) che viene raggiunto l’apice dell’esibizione. Un sincero tuffo nel passato, che molti presenti ricorderanno con piacere a distanza di anni.
Setlist:
Well of Souls
Dark Are The Veils of Death
The Day and the Night
Mirror Mirror
Spealbreker
At the Gallows End
The Man Who Fell from the Sky
Samarithan
—
Solitude
Copernicus
—
Crystal Ball
Report a cura di:
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud