Report: W.A.S.P. – Milano – 13/12/07
A un anno dall’ultima data italiana degli W.A.S.P., e, dopo l’uscita del controverso “Dominator”, il quartetto americano si accinge a calcare di nuovo il suolo del nostro paese per uno show energico e senza compromessi.
Sono le 20 quando giungo al Rainbow, giusto in tempo per avere la conferma del fatto che gli W.A.S.P. non avranno nessun gruppo di supporto diversamente da quanto pubblicato sul web e scritto sul biglietto.
In un’atmosfera bollente, aiutata anche da un grande afflusso di pubblico che fa salire fin da subito la temperatura nel locale, noto con piacere la presenza di glamster della vecchia guardia assieme ad altri decisamente giovani in un mare di spandex e capelli cotonati.
Scoccano le 21 e, preceduti da un boato, salgono sul palco Blackie Lawless e soci pronti a devastare i nostri padiglioni auricolari. Il sempre carismatico frontman riesce subito a carpire l’attenzione di tutti i presenti, nonostante una “Doctor rockter” non eseguita nei migliori dei modi.
È però con “Chainsaw Charlie (murders in the new morgue)” che il pubblico va in visibilio grazie anche all’interpretazione energica e magistrale da parte del quartetto americano.
“Arena of pleasure” e una struggente “Hold on to my heart” scivolano via senza particolari pecche per passare al miglior brano della prima parte del concerto, ossia “The idol” eseguita in maniera perfetta e particolarmente energica grazie ad un Blackie Lawless che riesce a dare il meglio di sé con il risultato di far andare in delirio tutto il pubblico.
Vengono recepiti in maniera più fredda invece i brani più nuovi che non riescono a scaldare a dovere l’audience che rimane così non troppo entusiasta della loro esecuzione. Dopo una quarantina di minuti finisce così la prima parte dello show per dare spazio ad una pausa di riposo all’attempato frontman.
Dopo poco tempo i nostri risalgono sul palco con rinnovata vitalità pronti a far divertire tutti coloro che, come me, sono in trepidante attesa dei grandi classici. Il delirio inizia fin dalle prime note di “L.O.V.E. machine” che vede cantare ogni singola persona presente nel locale, grazie anche ad un’esecuzione più che impeccabile. Passiamo così attraverso un’abbastanza sterile “Wild child” per giungere all’apoteosi con “Blind in Texas” che farebbe resuscitare anche un morto; c’è però una sensazione di attesa tra i presenti, attesa però distrutta dalle luci che si riaccendono dopo un breve e freddo saluto da parte della band.
Che altro dire…gli W.A.S.P. hanno suonato in maniera impeccabile, riuscendo a convincere sotto tutti gli aspetti; Blackie Lawless è sempre incredibilmente carismatico riuscendo a tenere in pugno centinaia di persone solo con uno sguardo, ma, tornando verso casa, sento come un senso di incompiuto, di non finito… sono infatti state estromesse dallo show, che tra l’altro è durato circa un’ora (25€ per un’ora di concerto mi sembra davvero esagerato!!!), pietre miliari nella storia della band. Brani come “I wanna be somebody”, “Animal, fuck like a beast”, “Sleeping in the fire” e “The real me” sono mancati all’appello lasciando così quell’amaro in bocca che ci fa tornare a casa non completamente soddisfatti.
Claudio “Fallen Angel” Casero