Rhapsody (Alcatraz- Milano, 2 Aprile 2002)
Rhapsody – Angel Dust – At Vance (Alcatraz- Milano, 2 Aprile 2002)
A cura di Simo
Dopo le buone impressioni destate dall’ultimo lavoro in studio e dopo le non esaltanti esibizioni effettuate al fianco degli Stratovarius (colpa anche di una resa sonora pessima) arriva per i Rhapsody l’ora della verità. Il momento in cui dimostrare (con un tour da headliner) di essere anche una band live e non solo un ottimo “studio-project“.
L’affluenza al locale è buona anche se , date le dimensioni generose del locale, il colpo d’occhio non da la stessa sensazione.
Lo show inizia con l’esibizione degli At Vance. Mi appresto a seguirli incuriosito dalle buone voci sul loro conto, ma subito capisco che forse non è la loro serata migliore. Dato per scontato il suono pessimo “imposto” alle band di apertura, i ragazzi sul palco ci mettono l’anima per scaldare il pubblico (ed in parte ci riescono) ma si scontrano con alcune evidenti lacune. La prima è la qualità delle canzoni: non disprezzabili, ma abbastanza anonime ad un primo ascolto. A questo vanno aggiunte la prestazione del cantante, spesso fuori luogo e un po’ strozzato, della batteria un po’ monotona e delle chitarre non sempre pulitissime negli assolo. Fortunatamente per loro qualche episodio è all’altezza della situazione e chiudono la loro parte con un brano molto orecchiabile e ben fatto. ( Mi scuso per non essere in grado di citare i brani proposti, ma è stata la prima volta in cui ho ascoltato la band).
Nota: nei giorni successivi al concerto ho avuto modo di ascoltare gli At Vance su Cd e devo riconoscere che le prestazioni dei singoli (soprattutto voce e chitarre) sono decisamente migliori di quanto ho potuto ascoltare in sede live.
Dopo la consueta pausa è il turno dei più famosi Angel Dust. Purtroppo anche in questo caso le cose non vanno molto meglio. Il suono è rimasto impastato, con la batteria a coprire un po’ tutto (tastiere comprese). I ragazzi ci mettono passione, ma personalmente non ho apprezzato la svolta intrapresa, sopratutto l’ultimo “Human Boundage” e, il nuovo chitarrista fa un po’ rimpiangere quello vecchio. Così mi sono ritrovato coinvolto solo negli episodi più vecchi e melodici presi da “Border of Reality“, “Bleed” o “Enlighteen the Darkness“. A loro favore però c’è da sottolineare come gran parte del pubblico fosse molto coinvolto dalla prestazione e di fatto gli Angel Dust salutano la folla tra applausi e cori in loro onore.
Si arriva così al piatto forte della serata, ovvero l’esibizione dei Rhapsody.
Un po’ d’atmosfera e si parte con l’intro dell’ultimo album “In Tenebris“a cui fa seguito la dirompente ed epica “Knightrider of Doom” : subito si capisce che il suono è nettamente migliorato, che i Rhapsody sono in serata e che il pubblico è lì per cantare a squarciagola ogni singola parola delle canzoni che verranno proposte!
(Persino nel finale quando vengono recitate le tanto discusse parti parlate).
Senza strafare e con il giusto bilanciamento tra le parti “live” e quelle campionate (cori ed orchestrazioni) , Turilli & Co. sono riusciti a tirar fuori un concerto coinvolgente e ben suonato ( a parte un paio di passaggi….), mandando in visibilio il caloroso pubblico.
Ottima la scaletta della serata che pur essendo incentrata in particolare sull’ultimo lavoro, ha ripescato dal passato addirittura “Legendary Tales” (una delle mie song preferite dal primo album) e dal mini “The Wizard’s Last Rhyme“. Uniche pecche la mancata esecuzione di “Warrior of Ice” e “Eternal Glory“.
I momenti più coinvolgenti si sono avuti durante l’esecuzione di “The March of the Swordmaster” (con il pubblico calato nel ruolo “dell’esercito del bene”) dell’ormai famosa “Lamento Eroico” e dei cavalli di battaglia “Land of Immortal” e “Emerald Sword” . Il “bis” finale è stato dedicato invece al medlay “Power of the Dragonflame/And the Legend Ends“.
Parlando della prestazione dei singoli si è potuto assistere ad un Turilli più “tranquillo” del solito ma anche più preciso e ad un Lione in buona forma , che ha tenuto bene per tutta la durata del concerto, regalando anche qualche passaggio più aggressivo del solito (senza comunque raggiungere i livelli dell’ultimo lavoro in studio). Volendo fare i pignoli si può dire che ha mancato un po’ nel coinvolgere il pubblico (che per altro era già molto coinvolto per conto suo). Altre prestazioni degne di nota sono state quelle dei tre “ospiti”, in particolare del bassista che ha regalato un bell’assolo fatto di slap , tapping e armonici dal buonissimo impatto. Buoni anche i “misurati” effetti di fuoco , un po’ meno le apparizioni di Aresius
(avete presente il “mago di gomma” che fa capolino nei video e nei booklet?).
In conclusione, per quel che mi riguarda, i Rhapsody sono riusciti a riscattarsi e a dimostrare di poter essere anche una band live, sebbene le orchestrazioni impediscano eventuali improvvisazioni del momento. Peccato solo che per motivi economici le date siano state giustamente centellinate……