Intervista Riot V (Mike Flyntz)
Intervista a Mike Flyntz dei Riot, alle prese con il nuovo album Unleash the Fire, il primo della loro gloriosa storia orfano di Mark Reale, chitarrista e fondatore della band, purtroppo scomparso il 25 gennaio 2012. Seppur con la declinazione “V” il combo yankee continua nella tradizione, volutamente evidenziata qua sopra con la mascotte Johnny, apparsa sulla copertina di Narita, del 1979.
Buona lettura.
Tarja Virmakari
Ciao Mike, sono Tarja, benvenuto su Truemetal.it. Come ci si sente ora, all’inizio di una nuova avventura targata Riot?
Ciao Tarja. Prima di tutto sono felice che moltissima gente abbia gradito questo nuovo disco. C’era molta pressione su di noi, per molti aspetti. Ci siamo chiesti se era possibile fare un disco senza Mark Reale (fisicamente ed emotivamente). Ci chiedevamo anche se potevamo fare un album con solo il 40% dei soldi che avevamo ricevuto dalle case discografiche rispetto a Immortal Soul, il nostro lavoro precedente, del 2011. Gli sforzi sembrano comunque ripagati: le recensioni finora sono state altamente positive.
Mike, sei entrato nei RIOT nel 1992. Ci puoi raccontare di quegli anni e di com’è avvenuto il vostro “get-together”?
In quel periodo andavo a scuola con il cugino di Mark, John Dunne. Vidi live i Riot nel 1984 e divenni sin da subito un grande loro fan. Figurati la gioia quando li conobbi di persona e ottenni i loro autografi! Nel 1989 ricevo una chiamata dallo stesso John che mi informa che i Riot si stanno per imbarcare per un tour in Giappone e hanno bisogno di un chitarrista. Faccio di tutto per candidarmi, incontro Mark a casa mia e supero l’audizione. Un paio di settimane più tardi ero in Giappone con loro. Nel 1990 è seguito un tour negli Usa e poi siamo ritornati in Giappone. Tony Moore e Don Van Stavern lasciarono la band poco dopo a causa di problemi di management e di denaro. Abbiamo poi registrato Nightbreaker. E’ stato molto carino da parte di Mark coinvolgermi nel songwriting del disco… Mark lasciava sempre brillare tutti intorno a lui!
Rimanendo sempre a quegli anni, quali erano gli album che hai amato di più, prima di entrare della band?
Fire Down Under e Born in America sono stati quelli che ho ascoltato di più.
Da dove sbuca un fior di cantante come Todd Michael Hall?
Don lo trovò tramite un produttore, Bart Gabriel. Todd ci inviò un suo demo ove si cimentava su “Still Your Man” e “Riot”. Il risultato è stato fantastico, per certi versi sconvoglente (in positivo), ovviamente, quindi abbiamo deciso di andare avanti con lui senza alcun indugio.
Ascoltando “Unleash the Fire” sembra che Todd sia nei Riot da anni… come ti spieghi questo fatto?
Beh, che siamo stati molto fortunati! Ah,ah,ah! Todd era già un fan dei Riot. Ha una gamma incredibile e non si stanca. E’ uno scherzo della natura. Egli è anche un grande essere umano.
RIOT V
Mike Flyntz, il primo da destra
Cosa mi puoi raccontare del processo di scrittura dei vari pezzi?
Don Van Stavern ha scritto otto canzoni e io quattro. Incidevamo i demo nei nostri studi casalinghi e li mandavamo agli altri della band. I cambiamenti e gli adattamenti sono stati fatti via e-mail e telefonate: un continuo avanti e indietro di file! Non è il modo migliore per scrivere, ma abbiamo fatto quello che potevamo con il budget a disposizione.
Come sono andate le sessioni in studio successive?
Lì abbiamo parlato di Mark costantemente. Nick e Todd hanno imparato molto su Mark durante la registrazione e le prove, penso che abbiamo costantemente referenziato le sue idee in riferimento alla musica. Mark in un frangente come questo era un tipo che rideva molto e amava raccontare storie del passato, talune la abbiamo rivangate e sono scappate anche molte lacrime…
Quali, secondo te, le differenze principali fra “Unleash the Fire” e Immortal Soul del 2011?
“Unleash the Fire” è molto più diretto, meno Progressive. Copre diversi stili e periodi dei Riot. Abbiamo deciso di onorare al nostro meglio l’intero catalogo facente capo a Mark Reale.
Unleash the Fire, il nuovo album dei RIOT
La copertina dell’album di certo non lascia indifferenti. Com’è nata l’idea?
Nasce da un’idea di Don: creare un personaggio figlio del mix fra il nostro classico simbolo (Mighty Tior o Johnny) e la figura riportata su Thundersteel. Ha poi aggiunto le indicazioni stradali Bloodstreets e Reale Way oltre a un edificio dedicato a Johnny. L’artista che ha realizzato il tutto secondo noi ha fatto un lavoro fantastico.
Qual è la canzone “più Mark Reale” all’interno di Unleash the Fire?
Ritengo “Until We Meet Again”, che ho scritto espressamente per lui, anche se penso che ogni canzone del disco contenga lo spirito di Mark.
Mike, a questo punto, un tuo ricordo di Mark… grazie!
Mark ed io eravamo amici. Non solo compagni di band. Abbiamo passato un sacco di tempo insieme. Spesso ascoltavamo lo stesso iPod con due cuffie. Ci facevamo delle grasse risate, insieme. Mi provocava e io stavo al gioco, talvolta capitava di stenderci sul pavimento dal tanto si rideva per le cazzate che sparavo! Sapeva instaurare un clima rilassato e amichevole all’interno della band. Amava gustarsi parecchi film ed era un appassionato di fotografia. Lo scatto riportato sull’album Inishmore è suo. Mi manca e ci manca tantissimo…
Che ricordi hai della vostra data di Brescia, al Circolo Colony, in febbraio?
Era il nostro test per vedere se potevamo continuare anche senza Mark. Le domande che ci facevamo erano: E’ giusto? Possiamo farlo? I metallari italiani ci hanno accolto e ci hanno incitato. Dopo quella data abbiamo raggiunto la consapevolezza che stavamo facendo la cosa giusta. E’ stato fondamentale, per noi.
Come siete messi a date live?
Stiamo progettando un po’ di spettacoli ma, per ora, nulla è ancora definitivo.
Chiudi a piacere, Mike, grazie.
Ringrazio di cuore tutti i nostri fan per il sostegno. Senza di voi non siamo nulla.
Shine on!
Tarja Virmakari