Sabotage: report della reunion al Siddharta (Prato)

Di Stefano Ricetti - 27 Ottobre 2006 - 9:14
Sabotage: report della reunion al Siddharta (Prato)

Notte indimenticabile quella al Siddharta di Prato del 14 ottobre 2006. Una delle migliori formazioni partorite dalla New Wave of Italian Heavy Metal, per magia, si ricompone: sto scrivendo relativamente ai Sabotage nella line-up originale, quella killer degli ultimi anni, con due chitarre.

 

Nella foto: i cinque Sabotage con Steven Rich sul palco prima del concerto

 

L’attesa è febbrile, la consapevolezza di stare per assistere a un evento, nel vero senso della parola, si materializza a ogni minuto che passa. Per capire la portata di un appuntamento del genere vi basti sapere che i Sabotage non si esibiscono più dal vivo in questa forma dal 1989, anno del loro scioglimento. Dalla fine degli Eighties in poi (non considero volutamente il periodo “Demon Ariser”), il batterista e fondatore Dario Caroli passa ai Bud Tribe del cantante della Strana Officina Bud Ancillotti, così come il chitarrista Leo Milani; l’altra ascia Andy Fois intraprende una carriera di session man e poi solista, Morby si unisce, tra gli altri, a La Rox, Time Machine e Labyrinth per poi approdare in maniera definitiva ai Domine; il bassista Enrico Caroli, l’altro fondatore, dopo varie esperienze da session man, entra nell’Impero delle Ombre, insieme al fratello Dario, citato sopra. 

La scintilla che scatena il demone della reunion è una telefonata del sottoscritto a Dario Caroli, effettuata l’autunno scorso. In quel periodo, infatti, un noto personaggio d’antan mi chiede se gentilmente posso sondare il terreno fra alcune tra le migliori band HM degli anni ottanta italiani per organizzare un festival di heavy metal sulla falsariga del mitico Certaldo 1983 – iniziativa poi naufragata – Ebbene, qualche settimana dopo, Dario, ebbro di eccitazione, mi avvisa in anteprima che il miracolo è avvenuto: tutti gli ex componenti dei Sabotage (che, tra l’altro, non si frequentavano né sentivano più da anni) hanno aderito con entusiasmo all’idea e che, nei mesi successivi, avrebbero iniziato le prove nella vecchia cantina sulle colline di Firenze, a Marignolle, quella dove ogni centimetro quadrato emana muffa e gloriose storie di HM. La voce inizia a spargersi, viene rilasciata qualche intervista esclusiva e, dopo enne richieste, i Nostri decidono di suonare al Siddharta di Prato, probabilmente per l’ultimo concerto della loro storia.

Nella foto: Dario “The Hammer of Zeus” Caroli, bombardiere dei Sabotage 

Dopo questo doveroso incipit, tornando alla notte del 14 ottobre, ho avuto il piacere di condividere le ore pre-show insieme con la band e tutta la loro vecchia e fedele crew, segno che i Sabotage erano e sono rimasti davvero una grande famiglia, altra caratteristica che ha dell’eccezionale in questi tempi di rockstar dopo solo un demo. A farmi compagnia, e godere di questi momenti indimenticabili, l’autore delle foto di questo report, l’entusiasta Luca Bernasconi del magazine Metal Maniac. Dario, Leo, Morby, Enrico e Andrea sono prima di tutto degli inguaribili metallari, poi dei grandissimi amici che si stimano e si vogliono realmente bene, davvero come fratelli. Per l’occasione i cugini di Dario hanno pensato di confezionare delle magliette ufficiali con il logo Sabotage in rosso e la scritta “Reunion 2006” sul retro, articolo che hanno venduto veramente bene e che fra qualche anno diverrà sicuramente oggetto di avido collezionismo, una sorta di “io c’ero” della serata.

Poco prima delle 23 i cancelli del Siddharta aprono: una fiumana di vecchi rocker e metallari di un’altra epoca si materializzano nel pit di fronte al palco, mischiati a giovani kid bramosi di poter finalmente vedere all’opera una band leggendaria, che ha scritto pagine importanti nell’ideale sacra bibbia del metallo. In pochi minuti il locale è pressoché pieno in ogni ordine di posto, e la cosa mi fa enormemente piacere: ci sono dei fan che arrivano appositamente addirittura da Varsavia e tantissimi die hard provengono da regioni italiane molto lontane dalla Toscana. Per una volta le solite menate che tendono ad auto-giustificare l’assenza dai concerti vengono lasciate da parte in onore dei Sabotage, che se lo meritano ampiamente.

 

Nella Foto: “Throat from Hell” Morby

 

Fra il pubblico, in trepidante attesa, c’è Olaf Thorsen dei Vision Divine insieme con Cristiano Bertocchi, tutti i Domine, Bud Ancillotti e Dario Cappanera della Strana Officina, Bid Ancillotti dei Bud Tribe, Alberto Simonini dei Crying Steel, il chitarrista degli Shabby Trick Max Bronx, Ross Lukather, Boris Hunter dei Death S.S. periodo Heavy Demons, Fils degli Assedium, Davide e Paolo dei Main Pain e Stefano Giusti dei Twilight Zone. Mancava, purtroppo, Steve Sylvester dei Death S.S., che ci teneva tantissimo a esserci ma quello stesso giorno era impegnato nei preparativi pre-partenza per un concerto sold out ad Atene. Fra gli addetti ai lavori erano presenti il collega Bodom di TrueMetal, Marcello Dubla di Verorock.it e Francesco “Running Wild” Campatelli di Metalinside.it oltre sicuramente ad altri che non conosco. Immancabile, tra i metalhead “storici”, l’Emilio di Modena, irriducibile fan dalla fede incrollabile.

Intorno alle 23 e 30 le luci del Siddharta si spengono, il largo telone nero si apre e il mitico monicker “Sabotage” ritorna a campeggiare dietro la batteria di Dario Caroli: è un attimo, un brivido, le note di Hot Zone riportano a profumi antichi, come se il tempo si fosse magicamente fermato per una notte a vent’anni fa. E’ delirio, inutile dirlo, anche se controllato: la gente vuole godersi ogni minuto di questo spettacolo e non si distrae, è consapevole che può essere l’ultima volta che vedrà i Sabotage da pochi metri… I Nostri pestano senza redenzione come una volta, scorrono War Machine e Heroes of the Grave: i cinque Sabotage a questo punto hanno superato l’emozione e detronizzato la giusta tensione che un poco li ha leggermente condizionati e snocciolano Hoka Hey (special guest Ian Caroli ai cori, come in altri brani successivi) seguita da una struggente versione di I Believe, con un solo di Andy Fois ipnotico e inaspettato che qualche lacrimuccia ha ispirato sulle gentili gote delle numerose fanciulle ed ex fanciulle presenti.

E’ proprio vero che la grande musica non ha confini temporali: il sound dei fiorentini è fottutamente moderno, grazie a una sezione ritmica da brividi come quella dei due Caroli e una voce d’acciaio come quella di Morby che sembra immune allo scorrere degli anni. Non c’è niente da fare: le canzoni dei Sabotage sono quelle che il virtuoso singer sente più “sue”, come se fossero dei suoi figli, e la gente lo percepisce ogni momento… non me ne vogliano le band dove ha cantato successivamente.

Nella foto: “Glenn” Leo, “Ian” Henry e “K.K.” Andy… Sabotage in posa Priest!

 

Il fatto poi di beneficiare delle due chitarre (Fois e Milani) rende devastante l’impatto del muro di watt vomitato dai vecchi Marshall marchiati “Sabotage”. Morby non si perde in presentazioni o stacchi nostalgici, si comporta come se non si fossero mai sciolti, e i pezzi, autentiche bordate, si riversano senza redenzione sull’audience: Anguish, Mother, Riding Through the Dark, Join’n’Sorrow, It’s Time, fino a Promised Land, maestosa, malinconica e tremendamente coinvolgente. Welcome chiude alla grande la prima parte dello show e, ahimè, tutto il concerto: pare che alcuni vigili del fuoco abbiano fatto un controllo all’interno del locale notando che il drum kit di Dario fosse stato montato proprio di fronte a un’uscita d’emergenza. Inutile dire che hanno ordinato l’immediata interruzione dello show.

Non mi è dato di sapere se i reali motivi dell’interruzione fossero di altra natura, come mormoravano molti vecchi frequentatori del Siddharta, sdegnati della fine anticipata dello spettacolo. Un peccato mortale, davvero: i cinque Sabotage avevano preparato minuziosamente le ultime due canzoni (Victim of the World e Nightkiller) oltre a un mini discorso e ringraziamenti vari, che avremmo tutti volentieri sentito. In questo caso non so se dire la classica frase: va beh… sarà per la prossima volta!, in quanto solo lo scorrere del tempo e le sensazioni ricavate dalla band decideranno se ci saranno altri concerti in futuro.

Ultima boccata di ossigeno misto a muffa per il sottoscritto intorno alle 4 e 30 del mattino a Marignolle, appena sopra Firenze, nella tana dei Sabotage insieme con Dario, Enrico e Leo più i fedelissimi roadie Guglielmo e Stefano. Ultime battute e scambio di impressioni post concerto, ancora carichi di adrenalina e consapevoli di aver vissuto una notte indimenticabile. Da libro Cuore gli arrivederci…

Chiudo con questa riflessione: uno dei cavalli di battaglia dei Sabotage dal vivo è il brano Warmachine… essi costituiscono veramente una “macchina da guerra” sulle assi di un palco e, se i Sabotage fanno i “Sabotage”, non ce n’è più per nessuno (o quasi).

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti    

                                                      

Ringrazio Luca Bernasconi (www.lucabernasconi.com) per il servizio fotografico