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Samael (Vorph)

Di Alberto Fittarelli - 27 Gennaio 2011 - 12:15
Samael (Vorph)

Ennesimo cambio di rotta per i Samael: la band svizzera ci ha abituati da un paio di decenni a non fidarci troppo del sound che immaginiamo ci tengano in serbo, e lo hanno ribadito fino all’ultimo con Above – un disco/progetto che sfoderava un black meta tanto tagliente e feroce da essere inedito persino per loro – dopo anni di sperimentazioni elettroniche. Oggi, soprattutto per volere di mamma Nuclear Blast, tornano sulle scene con un singolo apripista del nuovo album previsto per inizio anno e rimestano di nuovo nel passato, anche se da un solo inedito e’ difficile capire davvero qualcosa… Quello che e’ certo, e’ che Antigod suona come un Ceremony of Opposites 16 anni dopo.

 

Durante la chiacchierata telefonica con il frontman e mente lirica del gruppo, Vorph, lo stesso musicista e’ sorpreso di questo mio giudizio:

“Wow, sei il primo che mi fa un paragone del genere. Qualcuno ha detto che proseguiamo con la linea di Above, una persona addirittura che il nuovo pezzo suona come un misto tra Era One (il progetto puramente elettronico di Vorph e del fratello Xy, ndr) e Solar Soul, il che mi ha lasciato leggermente perplesso… Ma la tua interpretazione e’ originale. Non so, onestamente non ci poniamo mai degli obiettivi musicali da seguire prima di comporre un album, e quindi non abbiamo creato nulla a tavolino. Credo che la tua sensazione derivi dal ritmo cadenzato e dall’uso di determinati suoni per le tastiere, dove siamo tornati ad essere apocalittici come allora, ma vogliamo evolvere e portare avanti un discorso musicale, non fare passi indietro.”

Non che questo sia successo, ma in effetti i Samael per la prima volta ci danno modo di fare un collegamento diretto col passato, anche se conoscendoli sarà facile rimanere poi stupiti davanti all’album finito… Il collegamento col passato non sembra pero’ fermarsi al nuovo singolo, descritto del resto nella relativa recensione. La band ha voluto riregistrare – di nuovo – il classicone delle loro origini, Into The Pentagram, tuttora riproposta in ogni concerto… E’ la quarta volta, non stiamo esagerando un po’?

“Non vale – replica il cantante con il suo vocione – hai contato anche i demo!” E si lascia andare in una risata. Riprendendo il filo, Vorph argomenta: “Sicuramente l’abbiamo pubblicata diverse volte, ma e’ una cosa voluta: se guardi alla nostra discografia, siamo cambiati enormemente in ogni momento della storia della band, ed Into the Pentagram ha svolto un po’ da filo conduttore, da bussola. Per non dimenticare le nostre origini, la nostra anima musicale e non, la riproponiamo riveduta e corretta – ma solo nel suono – quando sentiamo che e’ il momento di farlo. Del resto tu stesso puoi sentire come la versione del 2010 suoni diversa da quella presente su ‘Worship Him’ e da quella sul mini ‘Rebellion’… Eppure e’ la stessa canzone, i nostri fan lo percepiscono al primo riff, se non all’intro, e noi affermiamo di nuovo chi siamo, a prescindere dalle sperimentazioni che abbiamo scelto di tentare. E’ il nostro passaporto, insomma, anche dopo tutti questi anni.”

Anni che passano, appunto, e ormai sono diventati tanti. Vorph dice testualmente “Ormai ho smesso di contarli!” e si sente più di una punta di orgoglio in questa frase. E davanti a un titolo come ‘Antigod’, viene spontaneo chiedersi chi sia lo scrittore di testi Vorph: se il mistico pacifista che cantava brani inaspettatamente positivi come ‘On Earth’ o ancor prima ‘Together’, o l’antireligioso, cinico politico di questo brano, piuttosto che di ‘Polygames’ o ‘Slavocracy’.
Vorph non pare sorpreso dalla mia domanda:

“Dico solo quello che ho in mente di dire in ogni determinato momento. Ogni album o canzone fotografa un momento della mia vita e la mia visione di quello che mi circonda, e quando ritengo di aver detto abbastanza in un modo passo semplicemente ad un altro. Per quanto riguarda il singolo, penso semplicemente qualcosa che ho sempre denunciato coi Samael: viviamo nella superstizione religiosa, di chi pensa che un dio scenderà’ dal cielo a salvarci tutti… e la cosa ridicola e’ che per questa superstizione – o per altre del tutto simili ma con un dio diverso, intendiamoci – vengono condizionate le nostre scelte civili e politiche. E non dovrei protestare? Rendiamoci conto che la maggior parte di chi crede in queste cose non sa nemmeno di basarsi su scritti costruiti nel corso dei secoli, manipolati, spesso inventati da zero. Se glielo fai presente si irritano, e a me piace irritarli. Quantomeno nella misura in cui la loro ignoranza irrita me e chiunque abbia un attimo di buonsenso.”

Non fa una grinza, del resto non ci aspettiamo certo che un gruppo di metal estremo si adegui al conformismo. Ma ci si sorprende piuttosto quando, dopo tanta abrasione lirica, ci si trova davanti testi come “Vivremo insieme – Questo secolo ha ancora così’ tanto da offrire” et similia. Cosa che sono convinto dimostri solo una volta di più’ l’intelligenza e maturità’ degli svizzeri…

“Intanto ti ringrazio– mi risponde il frontman –  e comunque ti devo ripetere che non abbiamo paura di sperimentare nulla. Nulla. Nemmeno a livello di temi trattati. Abbiamo parlato di religione, politica, filosofia, anche storia, e se riteniamo importante cantare di qualcosa in particolare lo facciamo senza porci domande o avere timori per la nostra immagine.”

Come detto, questa e’ stata una costante negli anni trascorsi dalla nascita del gruppo: basta prendere in mano la discografia dei Samael per capire come, esclusi forse i primi due album, la progressione non sia stata lenta e costante, ma piuttosto contraddistinta da scatti improvvisi, inversioni di marcia, zig zag disorientanti. Eppure la formazione e’ rimasta sostanzialmente la stessa, nel suo nucleo fondamentale: Vorph, Xy e l’amico di sempre Masmiseim. E ormai sono anche passati anni dall’ingresso del secondo chitarrista Makro, che pur non contribuendo al songwriting pare essere entrato a tutti gli effetti a far parte del nucleo Samael.

“Makro fa parte del gruppo esattamente come tutti noi ormai. La formazione dei Samael e’ stabile da anni nella sua parte fondamentale, ma abbiamo sempre dovuto affrontare problemi e cambiamenti in line-up a volte quando questi problemi si facevano insormontabili. Oggigiorno ci sentiamo tranquilli in questo senso, tutti sono coinvolti nel progetto Samael al 100% e non abbiamo distrazioni o divergenze di idee.”

E si vede quando suonano dal vivo: pur essendo un gruppo decisamente difficile da gestire live per la parte tecnica (basti pensare all’impressionante set di pad elettronici/tastiera di Xy), quando i suoni sono ben curati e definiti il loro impatto e’ decisamente forte. Ne sono passati di anni da quando, nel tour di “Passage”, dovevano lottare con bassi(sismi) budget per far fronte alle esigenze sonore on stage… come nell’ormai leggendario (o famigerato) concerto di Milano di spalla agli allora rampanti Moonspell.

“Ovviamente le condizioni sono completamente diverse da allora. Oggi abbiamo un budget che ci permette di stare relativamente tranquilli, anche se gli imprevisti sono in agguato e non abbiamo certo un set da rockstar. Ultimamente cerchiamo di suonare di fronte a un pubblico anche diverso dal nostro abituale, ammesso che ne esista uno abituale, per ampliare il raggio degli appassionati di musica che possano apprezzarci.”

E in effetti si sono visti solo qualche annetto fa di spalla agli Obituary, con un pubblico non certo pronto a sentire la melodia elettronica di Reign Of Light…

“Quella fu un’occasione particolare, perché’ stavamo terminando il nostro tour europeo e ci venne proposto di prolungarlo in Paesi che non avevamo ancora visitato di supporto agli Obituary. Perché’ no? Fu un’ottima esperienza, e di sicuro il pubblico old style death metal non si aspettava una proposta come la nostra, ma il responso ottenuto fu soddisfacente.”

Esperienza da ripetere quindi?

“Non necessariamente, ma mai dire mai. Stiamo ancora definendo le date e i dettagli del tour di supporto al nostro nuovo album e per ora non ho abbastanza certezze per poterti dare una risposta, purtroppo…”

Un nuovo album su cui e’ aleggiato come sempre il mistero per diverso tempo, ma che pare ormai definito: la Nuclear Blast ha annunciato il titolo, Lux Mundi, solo da poco, ma al momento dell’intervista Vorph, alla mia domanda, risponde:

“Preferirei non rivelare il titolo dell’album, che comunque sveleremo a breve. Il punto e’ che e’ successo in passato che lo annunciassimo e poi dovessimo fare una rettifica perché’ nel frattempo avevamo deciso di cambiarlo, con Solar Soul per esempio, e vogliamo evitare che si ripeta la confusione! (Ride, ndr) Posso dirti che il titolo sarà’ in accordo con le tematiche e il feeling che abbiamo deciso, o meglio ci e’ venuto spontaneo esprimere questa volta.”

Chiudiamo allora questo approfondimento scavando in qualche “rogna” avuta notoriamente in passato dalla band nei confronti della Century Media, loro label per anni: l’etichetta tedesca ha deciso oggi di pubblicare un cofanetto contenente tutti gli album dei Samael da essa pubblicati, e pare proprio che il gruppo abbia benedetto l’operazione, con tanto di commento di Vorph nel libretto contenuto nella confezione. Che gli svizzeri si siano riappacificati con la CM dopo le guerre dovute alla sempre ritardata pubblicazione di Era One/Lessons in Magic?

“Mah guarda, il fatto e’ che la Century Media avrebbe pubblicato quel cofanetto che noi lo volessimo o no, quindi tanto valeva dare la nostra approvazione! (Ride, ndr)Credo che rappresenti comunque qualcosa di importante soprattutto per chi ancora non ci conosce, visto anche il prezzo decisamente ristretto in proporzione al contenuto (9 CD e 2 DVD per 45 euro circa, se reperito online, Ndr) e che possa aiutarci a raggiungere persone potenzialmente interessate a noi, specie dopo che ci hanno visti in concerto. Quello che e’ sicuro e’ che in quella scatola non ci sono solo un tot di dischi, c’e’ gran parte della nostra esistenza come persone!”

 

Alberto Fittarelli