Shaman (Ricardo Confessori)
Con l’uscita del nuovo disco Origins, abbiamo colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con l’ormai ultimo superstite della lineup originale degli Shaman, Ricardo Confessori.
Buona lettura.
Intervista a cura di Stefano “Elrond” Vianello
Bentornati su Truemetal.it ragazzi. Tra i molti dischi usciti nel 2010, spicca Origins, il vostro nuovo studio album. Si può notare già dai primi brani come il sound sia duro rispetto al precedente lavoro. Volete raccontarci come è nato questo nuovo disco?
Com’è nato questo album? Bella domanda, sono comunque contento che ti sia piaciuto! A partire dall’ultimo disco abbiamo deciso di autoprodurci e registrare i brani nel nostro studio; questo CD è stato composto nel corso degli ultimi tre anni, in San Paulo e più precisamente nei Fusao Studio del nostro cantante Thiago Bianchi.
Abbiamo iniziato a incidere il primo brano intitolato “No Mind” con l’intenzione di utilizzarlo come una bonus track per la riedizione del nostro terzo album “Immortal”, ma alla fine la canzone non è stata utilizzata per questo fine, ragione per cui abbiamo deciso di incidere un EP con altre tre tracce, ovvero “Inferno Veil”, “Finally Home” e “Blind Messiah”.
Non abbiamo pubblicato nemmeno questo EP e abbiamo deciso di aggiungere altre cinque canzoni e fare un album intero. Non ci era mai capitato di scrivere un disco in questo modo e penso che questo sia il sistema migliore per farlo, perché abbiamo avuto tutto il tempo per ottenere un ottimo risultato.
Dal sound sembra che abbiate voluto sperimentare qualcosa di nuovo in questo album: si sentono, oltre al classico power metal, una forte influenza progressive ma anche riff thrash potenti e coinvolgenti. A cosa è dovuta questa sorta di aggressività?
Beh, in effetti ritengo che la band, dal punto di vista musicale, sia molto più solida oggi rispetto al passato, questo è principalmente dovuto al fatto che ci stiamo autoproducendo ora e non riflettiamo più la mentalità tedesca nel fare musica, che trovavamo nei vecchi membri del progetto Shaman; questo principalmente è dovuto dall’incognita di dover camminare sulle proprie gambe, una cosa nella quale ho sempre creduto.
Dal punto di vista musicale ora siamo così liberi che abbiamo esplorato lidi thrash, power, progressive, new metal, praticamente qualsiasi cosa ci sia venuta in mente. La voce di Thiago è potente e ci ha portato a usare linee di chitarra thrash, dato che è capace di cantare su linee ruvide o melodiche; la sua volce è molto malleabile e abbiamo composto quello che ci sentivamo di fare. Questo ha reso il risultato finale imprevedibile e molto creativo.
Anche Leo, il nostro chitarrista, proviene dalla scena hard rock brasiliana e questo fa una grossa differenza sulle linee di chitarra strumentali e soliste. Fernando, il bassista è abile nello scrivere le canzoni e ha contribuito ad alzare il livello qualitativo del materiale della band.
Da cosa deriva il titolo “Origins”? C’è una storia dietro questo nome?
Sicuramente non proviene dall’omonimo film con Leonardo di Caprio che, nonostante sia un ottimo film, il nostro disco ha preceduto (ride, n.d.r.). Abbiamo scelto questo nome in quanto rifletteva il vero significato della vita e dello spirito umano e del suo ruolo. Racconta anche la storia della nostra “mascotte”, il vecchio sciamano che era sempre presente sulle cover dei nostri dischi degli ultimi anni; il suo nome è Amagat e “Origins” è una storia di come è diventato uno sciamano quando era ancora un giovincello, affrontando dieci stadi di meditazione fino al raggiungimento della cosiddetta “illuminazione”. Dopo quel momento, infatti, ha fatto ritorno alla sua tribù come guida spirituale.
Mi ha molto colpito il brano in due parti Ego, con una prima parte leggera e melodica in cui appaiono richiami quasi folk, sognante e in netto contrasto con la seconda veloce e dai riff di chitarra al limite del thrash. Come è nata questa idea di separare le due tracce che sono chiaramente una legata all’altra?
Grazie di nuovo! Questi due brani descrivono alcuni dei momenti più oscuri della storia di Amagat: parlano dell’eterna battaglia tra l’ego e il nostro inseguire il vero senso della vita. Come si può immaginare in questa parte si respira una bella atmosfera ma, quello che accade alla fine è il vero e proprio incontro di Amagat con il suo ego. Lui si trova perso in esso finché non apre i suoi occhi e comprende quello che dovrebbe fare: combatterlo.
Quindi entra in scena la seconda parte, quella in cui si può davvero percepire la battaglia di Amagat contro la sua stessa mente, contro le sue paure e, finalmente, contro il suo stesso ego. Ritengo sia importante per la gente sapere che combattere battaglie interiori non è solo normale, ma anche molto importante per l’essere umano: non bisogna esserne spaventati, ma lo si è.
Arriva quindi il punto in cui si occorre combattere ed è bello! Il risultato è stata une bella canzone dal minutaggio imponente che abbiamo deciso di dividere in due parti, completamente diverse tra loro.
Dopo il teschio dello sciamano nella copertina di Immortal, ricompare sull’artwork lo sciamano in carne e ossa, ma il fuoco che lo circondava ora è diventato ghiaccio. Come nasce questa copertina? Anche questo è legato al titolo, Origins?
Questa è la storia di un giovane ragazzo di nome Amagat, proveniente da una tribù della lontana Siberia, casa madre dei primi sciamani di cui la storia ha memoria. La sua storia inizia nel momento in cui egli raggiunge l’età del guerriero, quella cioè in cui la tribù ritiene abbia raggiunto l’età della trasformazione da bambino ad adulto, diventando un guerriero.
Amagat a questo punto scappa via credendo di non appartenere alle tradizioni e, durante il suo viaggio verso lo sconosciuto, attraversa dieci stadi, dieci canzoni, che lo guidano verso l’illuminazione e finalmente lo riportano alla sua tribù, dove viene nuovamente accolto come un leader spirituale.
L’artwork è rappresenta un simbolo di questa storia con i suoi scenari di ghiaccio e gli animali che lo seguono personificando le sue paure, il volto del padre nella parte alta della copertina…
La nuova formazione è ormai consolidata, come è avvenuto il songwriting e quanto hanno contribuito i vari membri nella stesura dei brani che compongono Origins?
Ognuno di noi ha contribuito a scrivere la musica di “Origins”: Leo, Fernando e io abbiamo scritto i riff delle chitarre, le linee delle sei corde acustiche e tutte le canzoni e tutte le basi. Thiago ha composto la maggior parte delle melodie che si adagiano su questa infrastruttura e i testi. Il nostro ospite Fabrizio Di Sarno si è occupato di tutte le linee di tastiere e degli arrangiamenti degli effetti e Guga Machado, il nostro ospite, si è occupato delle percussioni e degli effetti di post produzione.
Gli arrangiamenti in generale sono qualcosa di diverso: ognuno di noi si è occupato di una sezione precisa degli arrangiamenti: io ho curato le strutture delle canzoni e delle batterie; Fernando, il bassista, scrive un sacco di partiture e io stesso mi occupo di selezionare con la band il materiale migliore da utilizzare. Le orchestrazioni e le tastiere sono curate dall’ospite Fabrizio Di Sarno come ho già detto e Thiago si fa carico di tutta la post produzione, incluso il mixaggio finale. Leo scrive la musica e la maggior parte delle linee di chitarra.
Parliamo di Thiago: ha una voce davvero potente e per certi versi ricorda quella del suo predecessore André Matos mentre altre Edu Falaschi. Viene istintivo fare paragoni tra i vari cantanti carioca, in ogni caso trovo la sua voce ideale per questa nuova strada intrapresa dagli Shaman. Quale è stata la reazione dei fan al suo ingresso in lineup nel 2006 e qual è ora il riscontro del pubblico?
Sfortunatamente la prima formazione degli Shaman non ha funzionato tanto a lungo; sono sicuro che il merito del successo della band fosse di tutti, non di qualcuno in particolare. Penso che questo sia stato favorito dalla commistione di due fattori: il primo era che in quel tempo il music business funzionava meglio di ora, anche perché internet e la pratica del download illegale non era ancora così diffusa, ragione per cui i CD avevano ancora un buon mercato e le case discografiche importanti come la Universal e la JVC investivano ancora sulla promozione dei gruppi, sfruttando il fatto che noi tre eravamo parte degli Angra (io, Andre e Luis). Il secondo motivo è che c’era un feeling tra di noi che era difficile trovare con altre persone, ma alla fine l’abbiamo trovato ancora una volta con “Origins”; terzo, gli Shaman han comunque fatto bene senza Andre: a quanto pare c’era un cospicuo numero di fans a cui non piaceva questo tipo di voce con questa musica.
Come sappiamo, gli Angra ti hanno dato il bentornato e pubblicato un nuovo album. Questo potrebbe essere un problema nel momento in cui le due band andassero in tour nello stesso periodo. Quali dei due progetti avrebbe la precedenza per te al momento?
Sono tornato con la mia prima band, gli Angra, perché mi era stato offerto di riunirmi a loro nel momento in cui cercavano un nuovo batterista per il progetto. Penso che ci sia ancora un grande feeling tra noi e questa è una buona cosa. Andreoli, il bassista degli Angra, suona in un’altra band chiamata Karma con Thiago, il frontman degli Shaman; la morale di tutto questo è che siamo semplicemente un gruppo di amici che tentano di arricchire la scena metal meglio che possono, rendendola più ricca sia per noi, sia per le band che arriveranno in futuro.
Oggi abbiamo capito che per rendere più forte la scena brasiliana e anche mondiale, dobbiamo restare uniti e lo stesso discorso può essere esteso anche per i gruppi italiani, inglesi… chiunque. Beh, questo dipenderà anche da quanto spesso gli Angra o gli Shaman suoneranno in giro; al momento questo non sembra un problema ma in futuro dovrò lavorare molto sulla programmazione delle cose, in modo che tutti siano a conoscenza delle date di tutti gli altri. Non sono il solo che ha più di una band: in verità tutti i membri di Shaman e Angra hanno almeno uno o più progetti ed è una cosa buona. Affrontiamo le nostre priorità una alla volta e lavoriamo per trovare sempre una soluzione ottimale.
Andare in tour è sempre un problema per gli Shaman: abbiamo una vita davvero incasinata e la maggior parte di noi lavora come produttori, in università o scuole musicali, quindi è difficile trovare una soluzione ottimale per tutti. Le cose erano più semplici quando eravamo più giovani e con meno impegni.
Passerete quindi in Italia con un ipotetico tour di Origins?
Certamente, spero di farlo entro quest’anno, forse a maggio andiamo in Europa e facciamo tappa su Milano… adoro questa città!
Nell’era di internet e in questo periodo di crisi è diventato sempre più difficile per gli artisti vendere la propria musica senza essere danneggiati dalla pirateria. Ritenete che questa sia il problema principale per le band? Che ne pensate del download illegale?
Credo che in futuro i CD saranno utilizzati solo per spostare i contenuti digitali da un posto all’altro e che i negozi di CD e i CD stessi diverranno roba solo per collezionisti. Io stesso ho l’appartamento pieno di dischi e ho la necessità di convertire la musica in mp3 e mettere tutti i CD in scatoloni per far spazio… il futuro sarà così. Ritengo che in futuro la musica sarà solo in mp3 e questo da un certo punto di vista sarà una cosa buona dato che presenta l’opportunità di contrattare la distribuzione della tua musica con grandi compagnie su vari supporti come telefoni, computer ecc. Magari potremmo ancora riuscire a farci pagare per la nostra musica o forse sono solamente troppo ottimista.
Questa era l’ultima domanda, grazie per la tua disponibilità, puoi concludere l’intervista come meglio credi.
Faccio una lista dei cinque album che ascolto di più in questo periodo:
Aerosmith greatest hits, Bon Jovi gratest hits, Angra Temple of Shadow, Alice Cooper Hey stupid e ZZ top Mescalero.
Grazie a tutti del supporto, ci vediamo in tour!