Vario

The Ocean Collective (Robin Staps)

Di Tiziano Marasco - 19 Maggio 2013 - 16:39
The Ocean Collective (Robin Staps)

…ma sei proprio sicuro di voler fare l’intervista in tedesco? Non mi dà fastidio parlare in inglese…

Mah, guarda, vorrei provarci, basta che mi concedi la possibilità di registrare la conversazione!

Nessun problema.

The Ocean

 

Benissimo, allora potresti iniziare raccontandomi come ci si sente ad essere nella top 100 tedesca

Ahahah, beh, ti dirò, è  divertente, ma soprattutto è strano. Sono il primo ad essere sorpreso di questo risultato e non riesco tuttora a spiegarmelo. Non è che scrivi un concept album di Death metal per entrare in top 20.

Può essere dovuto al fatto che in Germania il metal è un genere relativamente popolare rispetto ad altri paesi, come ad esempio l’Italia.

Può essere, anche se in realtà non mi sono mai curato molto di queste cose. Però, dato che in Germania ci appoggiamo direttamente alla Pelagic records abbiamo avuto subito i dati e con essi la sorpresa di 24000 copie vendute. Per il resto d’Europa non sappiamo ancora niente perché ci distribuisce la Audioglobe, ma chissà che non ci siano altre sorprese.

Avete pensato anche ad un singolo e magari a girare un video? Secondo me Mesopelagic si presta bene.

Secondo te Mesopelagic potrebbe essere un buon singolo?

Insomma, ha un ottimo groove ed è il pezzo più leggero del disco.

Beh,  sicuramente il video potrebbe scapparci ma per Pelagial ed in particolare per Mesopelagic, il discorso è complicato. Ho scritto le prima canzoni come un tutt’uno. Per cui fino alla seconda canzone di Bathipelagic, The wish in dreams, io non sento interruzioni. La separazione dei vari pezzi è stata decisa per vari motivi al momento di mettere la musica su cd e su vinile. Quindi per me sarebbe difficile scegliere uno dei primi pezzi a scopo promozionale. Ad ogni modo, sicuramente un qualche video per Pelagial lo realizzeremo. (In realtà, Pelagial è pensato proprio per essere colonna sonora di un film attualmente in lavorazione e naturalmente supervisionato da Robin, ndr).

A questo punto, siccome mi dici che Pelagial ha una struttura da concept a livello musicale, spiegami un po’ la correlazione tra musica e testi.

Pelagial, musicalmente parlando, ha una struttura di concept album perché riflette il progressivo spingersi nelle profondità marine. Man mano che ci si allontana dalla luce solare, i toni si fanno più pesanti ed oscuri. La questione dei testi è relativamente più semplice. Ho una grande fascinazione per il cinema degli anni 20, 30 e 40. Ci sono molti sample di suoni acquatici nel disco che sono presi da film di quell’epoca. E anche l’idea dei testi mi è stata data da un film muto. Chiaramente, come tutti i film muti, questo film ha dei sottotitoli che sono stati tradotti in inglese e sono divenuti i testi di Pelagial. Chiaramente non ci sono tutti i sottotitoli nel disco, abbiamo tenuto alcune parti che si adattavano meglio. Provenendo da un film dunque, anche le parole hanno un significato e raccontano la storia dei tre protagonisti della pellicola che si trovano prigionieri di un sommergibile sul fondo dell’oceano. Sostanzialmente si tratta di un viaggio attraverso la mente e studia le emozioni, i sogni, i desideri ma anche l’ansia o la paura. È una sorta di esplorazione nelle profondità dell’animo umano.

Robin Staps sul palco

 

Come mai avete deciso di registrare il disco in Svezia?

Non è del tutto vero. In Svezia abbiamo fatto solo il missaggio. Data l’idea del collettivo, è assai difficile trovarsi tutti in studio, e  quindi Pelagial è stato registrato in vari luoghi, principalmente in Svizzera dove abbiamo cominciato dalla batteria. Il trasferimento in Svezia è dovuto alla scelta del produttore Jens Bogren.

Da quello che si vede negli ultimi anni però, gli Ocean sono sempre meno un collettivo e sempre più una band.

Hai ragione, alla fine stiamo iniziando ad avere una formazione stabile di sei elementi. Naturalmente mi fa molto piacere se uno dei membri decide di starmi a fianco per più tempo ed entrare a far parte del mio progetto in pianta stabile per un po’. Però l’idea del collettivo c’è ancora. Se qualcuno vuole andarsene è libero di farlo, tutti abbiamo una vita ed all’interno di essa ci prefiggiamo degli obbiettivi, per cui non è infrequente che qualcuno decida di lasciare a tempo determinato o anche in via definitiva. Ad esempio Luis Jucker ha appena deciso di prendere una pausa di due anni per finire i suoi studi. Però abbiamo già un sostituto che suonerà il basso nei prossimi live quest’anno, Chris Breuer.

Quindi, alla fin fine, il progetto ruota principalmente attorno a te.

È innegabile. Sebbene ciascuna delle persone che ha fatto parte del gruppo abbia dato il suo contributo anche in fase di creazione, non posso negare che The Ocean is my baby. Le musiche sono mie, i concetti che fanno da sfondo ai dischi riflettono la mia persona e i miei interessi, non bastasse questo seguo anche il management. Con ciò non voglio dire che guido il gruppo in maniera autoritaria.

Infatti alcune canzoni su Anthropocentric sono state scritte da Loïc, mi pare.

Sì, è vero, anche se non si tratta di Loïc. A scrivere le canzoni è stato Jona, che peraltro ha delle ottime capacità di songwriter. Il risultato su Anthropocentric era stato molto buono, dato che il disco aveva un carattere molto eterogeneo e alla fine in molti hanno detto di preferirlo ad Heliocentric. Infatti ad un certo punto ho iniziato a chiedermi se non abbia fatto un errore a scrivere Heliocentric tutto da solo, perché anche quello è un disco piuttosto eterogeneo e magari, se fosse stato scritto da più persone, l’effetto sarebbe stato migliore. O comunque magari i due dischi non avrebbero avuto un contrasto così marcato. Sicuramente nelle prossime uscite, tornerò a lasciar spazio anche agli altri. o almeno, non escludo la possibilità a priori.

Tutto il collective assieme ai Cult of Luna

Mi ricordo che nella vostra ultima tournée del 2010 avete lanciato molti interessanti appelli via facebook.

Ah beh, ho degli ottimi ricordi di quella tournée. Abbiamo fatto un mucchio di concerti come spalla ai Dillinger Escape Plan che sono una band che adoro e che mette in scena dei concerti folli. Però ammetto che ci sono stati bei momenti anche con gli Anathema che, al contrario, pur essendo un gruppo importante, a me non hanno mai comunicato nulla di particolare. È stato molto interessante andare in tour con loro. Poi effettivamente c’era questo problema di dove dormire la notte, e probabilmente a questo ti riferisci con la tua domanda. Sostanzialmente eravamo soliti postare status su facebook nei quali comunicavamo il luogo in cui avremmo suonato quella sera e nello stesso tempo chiedevamo se non ci fosse qualcuno nei paraggi disposto ad ospitarci per la notte. In Europa ha funzionato molto bene, in America invece la gente non è ci per nulla abituata. Abbiamo dovuto pagare 10 dollari a testa ogni notte per dormire in qualche motel.

Neanche in Italia si fa.

Ah no? Non ci è andata male da voi comunque.

Eh no, non si fa. Comunque, già che ci siamo, volevo sapere, se pensate di passare di nuovo dall’italia, e già che vivo a Praga, se passate dalla Rep. Ceca.

Al momento non ti so dire, il nostro tour vero e proprio si farà in autunno dopo i festival estivi, quindi stiamo ancora contattando i vari luoghi in cui potremmo suonare. Comunque ti anticipo che naturalmente l’Italia è inclusa e se tutto va come prevedo, faremo tre show. La Repubblica Ceca non so, comunque dovremmo riuscire a programmare una data, e se non è Praga, naturalmente ci esibiremo a Bratislava.

Meglio Vienna!

Eh sì Vienna è un bel posto.