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Virtual Mind (Francesco Fareri)

Di Massimo Ecchili - 27 Settembre 2011 - 1:00
Virtual Mind (Francesco Fareri)

In seguito all’uscita del primo full length “Shattered Silence“, abbiamo contattato il mastermind Francesco Fareri, che ci ha parlato del progetto in questione, del suo background e, non senza un po’ d’amarezza, dello stato in cui versa attualmente l’industria discografica, specialmente in Italia.

Buona lettura.

Intervista a cura di Massimo Ecchili

 

Ciao, mi chiamo Massimo ed è un piacere per me darti il benvenuto sulle pagine virtuali di TrueMetal.it. Partiamo subito svelando la genesi dei Virtual Mind. Dobbiamo intenderli come una vera e propria band o come un progetto parallelo?

Ciao, è un piacere anche per me essere presente sul vostro sito! I Virtual Mind sono nati principalmente dalla voglia che avevo di creare qualcosa di completamente diverso dai miei passati album solisti, e soprattutto di avere un gruppo proprio come quelli che ascolto tutti i giorni. Il gruppo è formato, oltre che da me alla chitarra, da Titta Tani alla voce, Emanuele Calvelli al basso e Dario Ciccioni alla batteria.

Quali sono i temi affrontati nel disco? Possiamo parlare di concept o ogni pezzo ha una vita a sè?

Ho scritto i testi insieme a Mauro Tonelli, un mio caro amico, e ci siamo accorti che alla fine tutti i brani sembrava girassero intorno al tema della vita. Per esempio il primo brano “Life” e l’ultimo “A Perfect Union” parlano delle mie esperienze negli ultimi anni e racchiudono le sette canzoni; ma non vuole essere per forza un concept. “The Black Box” parla di quanto ci facciamo influenzare dalla televisione e quanto siano evidenti le differenze tra classi sociali, soprattutto nella società di oggi dove il ricco si arricchisce sempre di più. “The Door” invece tratta il tema della morte, ma in maniera positiva: in conlusione del brano si dice proprio che, alla fine, dobbiamo essere contenti di aver conosciuto proprio quella persona, anche se poi ci è stata portata via. Forse il tema racchiuso nell’album è la positività della vita che ognuno dovrebbe vedere.

La vostra proposta parte da una solida base ritmica e si sviluppa su riff davvero convincenti. Direi che le composizioni sono nate attorno a questi, o mi sbaglio?

Ho scritto tantissimi riff, e quando ho registrato i brani mi sono accorto che ogni pezzo ne conteneva davvero tanti… avrei potuto fare altri 2 album con tutti i riff di questo! Comunque le canzoni sono nate prima dalla parte strumentale, mettendo insieme tutti i riff e cercando di creare sezioni diverse per ogni brano, cioè intro-strofa-bridge-ritornello che funzionassero legati tra loro già senza voce; in seguito, scrivendo i testi e le linee vocali, il lavoro è venuto in modo naturale su una base ritmica che già funzionava bene alle mie orecchie.

Possiamo inquadrare “Shattered Silence” come disco progressive metal, ma ci sono elementi che arrivano da diverse direzioni (direi che si può parlare tranquillamente anche di heavy metal e, in misura minore, di thrash). Premettendo che le classificazioni hanno in ogni caso un’importanza relativa, com’è da catalogare la musica dei Virtual Mind?

Certamente contiene molte influenze di artisti che ascolto: partendo da Dream Theater, Symphony X, Metallica, Pantera e Megadeth; con questi ascolti non poteva non uscire un disco a metà tra il prog e il thrash. Il fatto che non ci siano tastiere, che sono sempre un elemento importante per i gruppi progressive, credo ci caratterizzi; infatti sono la chitarra e il basso che, acquisendo più valore, portano avanti le linee progressive e, allo stesso tempo, rendono aggressive la parti in stile thrash.
 


Nell’ultimo periodo sembra che in Italia le cose si stiano muovendo, finalmente. Abbiamo buone ed ottime uscite più o meno in ogni genere. Per quanto riguarda il prog metal mi sento di sottolineare i Memento Waltz, ma i nomi sono molti. Come vedi il nostro panorama attuale?

Beh, sono proprio contento. Di sicuro ti passano per le mani molti più dischi che a me, e se la scena metal Italiana si sta muovendo vuol dire che sono caduti anche certi pregiudizi nei confronti dei gruppi provenienti dal nostro Paese. Conosco molte band in Italia che mi piacciono e che ascolto sempre volentieri. Forse la scena live è quella che necessiterebbe di una vera e propria svolta: a Roma molti locali sono completamente inadeguati per fare musica e ospitare un pubblico di persone che vuole godersi un concerto, e anche i gestori dei locali e gli organizzatori di concerti spesso non sono troppo disponibili, nei confronti di tutti i gruppi, ad offrire serate e condizioni di rimborso adeguato. Il discorso sarebbe molto lungo e credo che bene o male sappiamo tutti di cosa si tratta.

In campo internazionale, invece, la Svezia si sta distinguendo in tutti i generi, dall’hard rock al metal estremo. Da dove arriva, secondo te, questa ispirazione che sembra non avere fine?

Forse è una cultura diversa che porta i ragazzi ad appassionarsi alla musica invece che ad altro, onestamente non saprei… Io da piccolo praticavo sport, uscivo con gli amici come tutti quanti ma poi, quando ho imbracciato la prima volta la chitarra, ho cambiato stile di vita in funzione dello studio per lo strumento; attualmente non so quanti siano disposti a farlo e magari in Svezia, vedendo in giro molti più gruppi, è più naturale avere un interesse più costante per una certa passione, in questo caso la musica. Ovviamente è solo una mia ipotesi.

Parliamo un po’ di attualità. Dove ci sta portando questa crisi che ha colpito tutti? Quali ripercussioni avrà, in particolare, in un mercato discografico già (purtroppo) agonizzante?

Se vogliamo parlare di politica iniziamo a fare Zelig allora! Se vedi le proposte assurde dei politici che con i loro stipendi e benefici potrebbero salvare il Paese e, invece, continuano con una faccia tosta e vergognosa a fare solo i loro interessi, la crisi andrà avanti e come sempre colpirà le solite fasce di persone; loro continueranno a riempirsi il conto in banca e noi a svuotarcelo… “Politcs, Economy, Kings of Money, Kings of Mysery” è il ritornello di “The Black Box” e penso di essere stato abbastanza chiaro! Il mercato discografico ha bisogno di una svolta, a cominciare dalle persone che scaricano illegalmente, mentre per i pochi che vogliono ancora gli album su supporti fisici (cd/vinili) i prezzi devono essere più bassi senza tanti giri di parole e scarica barile tra etichette, distributori e negozianti. Tutti vogliono guadagnarci, è ovvio, ma così non lo fa nessuno di questa catena e meno che mai l’artista.

Qual è il ruolo della diffusione digitale della musica? Ultima possibilità di salvezza o colpo mortale al mercato?

Riprendendo la domanda di prima, il mercato si sta spostando sul digitale come normale evoluzione delle cose. Siamo passati dalle cassette al cd e ora al digitale; di sicuro è più semplice e immediato come forma di acquisto ma a mio parere perde tanto… poi io ti parlo da appassionato di cd che va a vedere tutti i booklet, testi, credits, artwork, confezioni e che ha passato anni nei negozi storici di Roma (che oramai non esistono più, come Revolver) a cercare e ricercare, o ad ascoltare musica nuova per le mie orecchie. Quindi, anche se accetto la normale evoluzione, sono di parte; non posso essere diversamente, avendo vissuto quell’epoca.

Torniamo a “Shattered Silence”: la durata media delle canzoni è piuttosto alta. È stata una decisione presa a tavolino o sono nate da un’idea e si sono sviluppate così in fase di songwriting?

Ho sempre scritto brani un po lunghi anche nei miei album strumentali, e questa volta ancora di più. Infatti alla fine mi sono reso conto del loro minutaggio e ho fatto alcuni tagli che rendessero i brani più dinamici e fluidi, quindi quello che senti è già il risultato di un taglio (ride NdR). In media non decido mai a tavolino se un brano deve essere lungo o corto, è il brano che “decide” durante la composizione; infatti, se si sviluppano idee interessanti allora proseguo naturalmente proponendo passaggi nuovi. Le canzoni del disco contengono tantissimi riff ,ma nessuno di questi viene mai ripetuto in abbondanza nello stesso brano proprio per non appesantirlo, e se ne nascono parti nuove che si legano bene è inevitabile che il brano diventi un po più lungo del normale.

La vera forza del disco, secondo me, consiste nell’invogliare l’ascoltatore ad ascoltarlo a ripetizione, dal momento che è piuttosto difficile cogliere l’enormità di particolari che ci sono finiti dentro. Secondo te, invece, per cosa si distingue?

Ti ringrazio per averlo notato; di certo ci sono moltissimi passaggi “nascosti” ai primi ascolti ed è necessario fare più ascolti per coglierli tutti. Forse una cosa che ci distingue è questa via di mezzo tra il progressive e il thrash senza tastiere, che rende le canzoni compatte e forti e allo stesso tempo dinamiche, a mio parere (ride NdR).

C’è un pezzo che preferisci agli altri? Ti confesso che, personalmente, ho un debole per “Life” e “The End Of Illusion”.

Adoro ogni pezzo ed ogni parte è diversa e ha una sua caratteristica, ma in particolare preferisco l’ultimo pezzo “A Perfect Union”, poichè a livello di testo parla della nascita di mio figlio e di come si siano evolute le cose nel tempo, e a livello musicale è quello più progressive, con i riff più intricati (con la 8 corde) che mi siano mai venuti, e più completa di parti; infatti, al centro contiene una parte pulita e melodica con un testo che parla da tre punti di vista e che, poi, va ad iniziare la sezione strumentale del brano. I testi sono comunque visualizzabili sul sito del gruppo.

Per quale motivo Dario Ciccioni ha programmato la batteria anzichè suonarla? Voglio dire: è una decisione presa sin dall’inizio o ci sono state cause di forza maggiore?

Dario è un ottimo batterista, ma anche un ragazzo attento alla tecnologia attuale e sempre molto aggiornato. Il fatto di programmarla è avvenuto per facilità di registrare sia a livello di budget che a livello pratico di tempo, e anche per poter cambiare facilmente le parti anche in seguito. Infatti è raro che registri un pezzo e che rimanga tale fino alla fine, perchè nei mesi di produzione cambio sempre qualcosa, e così è stato molto semplice cambiare delle piccole parti e aggiungerne altre.

Parliamo del tuo background: quali sono i musicisti che ti hanno influenzato maggiormente e quelli che ti hanno spinto a diventare musicista?

Inizialmente tutti quelli della Shrapnel Rec., in particolare Jason Becker; sono loro che mi hanno spinto a suonare strumentale (infatti questo è il primo cd uscito con un cantate). Attualmente, a livello musicale mi piacciono molto i Dream Theater e stranamente quelli più cupi alla “Train of Thought”, mentre strumentalmente Rusty Cooley ha portato la tecnica chitarristica a livelli altissimi e ogni volta che vedo un suo video su Youtube ricomincio a fare esercizi per arrivare alla sua tecnica… magari però!

 

      
 
 

 


Facciamo un gioco: dimmi quali sono, per te, il miglior disco e il migliore musicista del passato e del presente.

Ok! Del passato (se si può definire passato), come disco, l’album nero dei Metallica  e come musicista Jason Becker; del presente ti posso dire che non ho un disco che ritengo migliore o che mi ha fatto saltare dalla sedia ascoltandolo come è stato per l’album nero… ti posso dire le ultime cose dei Dream Theater (sono un fan anomalo forse, mi piacciono più le cose recenti che quelle del passato) e come musicista Kiko Loureiro, che riesce ad unire tecnica e melodia a livelli altissimi.

Ci sono altre passioni, ovviamente oltre alla musica, nella tua vita?

Si certo: stare con mia moglie, il mio bambino e il mio cane che sono la mia famiglia! Mi piace molto anche lavorare con la grafica e nel tempo libero mi diverto a fare siti per amici; da piccolo disegnavo tanto e bene ma poi è arrivata la chitarra!

Hai già in cantiere qualche progetto futuro o è ancora tempo di valutare i feedback di “Shatterd Silence”?

Tutte e due le cose: mentre aspetto feedback di vendita, recensioni e commenti vari, sto preparando nuovo materiale che non so ancora a cosa sarà destinato, ma ne ho davvero tanto. Di certo farò uscire anche un mio nuovo cd solista, ma vorrei dare priorità ai Virtual Mind poichè ho scoperto che mi piace moltissimo scrivere riff per canzoni cantate!

Questa era la mia ultima domanda, ti faccio i complimenti per il vostro interessante debutto e ti ringrazio per la disponibilità. Vuoi salutare i nostri lettori e, eventualmente, aggiungere qualcosa?

Ti ringrazio ancora per la disponibilità e vorrei soltanto promuovere l’album che è disponibile in formato digitale tramite la Lion Music www.lionmusic.com e in formato cd tiratura limitata tramite la Last Debate Records www.lastdebaterecords.com, e precisare che trovate tutte le informazioni  sul sito ufficiale: www.virtuamindband.com. Ciao e a presto! Francesco.

 

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