Whiplash (Tony Portaro)
Approfitto per dire a tutti i nostri fan che nel corso di quest’anno, durante tutti i nostri concerti, suoneremo dal vivo l’intero disco “Power and Pain”.
Tony Portaro
Sono passati venticinque anni e sono stati pubblicati sette dischi dalla loro prima release, quel “Power and Pain” che nel tempo s’attesterà come un vero e proprio masterpiece dell’intera storia del New Jersey, ed eccoli qui con noi. TrueMetal mi ha regalato un’altra occasione indimenticabile, quella di scambiare quattro chiacchere con Tony Portaro, storico fondatore degli Whiplash a cui ho chiesto fin da subito che ci raccontasse qualcosa di quel giorno in cui nacque la band…
Abbiamo iniziato nel 1984 quando io e Tony Scaglione, grazie a un DJ del locale college, ci siamo incontrati per la prima volta. Le primissime prove avvennero proprio a casa sua, al 74 di Jackson Street a Passaic nel New Jersey. Si trovava a pochi passi dal Teatro Capitol dove si sono esibiti tutti, dai Rolling Stones ai Mercyful Fate. Proprio quest’ultimo, in una occasione, ci ha invitato sul tour bus; ovviamente gli consegnammo il nostro primo demo tape.
C’erano altri compagni nel gruppo? Vi siete messi al lavoro fin da subito?
Nello stesso periodo, sì. Ribadisco che devo tutto a Gene Khoury, “The Metal Maniac,” quel DJ che lavorava presso il Montclair State College. La prima formazione era composta da due elementi. Tony suonava in una band chiamata Jackhammer e io suonavo nei Toxin. Ho notato immediatamente il talento di Tony e, dato che il mio obiettivo era di circondarmi di grandi musicisti, ho chiesto a lui per primo. Siamo così entrati in sala prove.
Non è quindi passato molto tempo da quel momento al successo. Quando avete capito che ce la potevate fare?
Purtroppo ho realizzato tardi quanto impatto avesse il movimento thrash metal sulla scena musicale. Nel periodo in cui uscì “Power and Pain” non me ne rendevo conto. Diciamo che ho colto il potenziale di quanto stavamo facendo perchè dalla Bay Area usciva thrash metal a fiumi. Infatti il nostro primo show l’abbiamo tenuto al Ruthie’s Inn di Berkeley, California. I Metallica (quelli con Cliff Burton) e gli Exodus suonavano là! Anche noi abbiamo avuto la nostra fortuna suonando a supporto di Possessed e Death Angel, forse questi sono stati gli attimi più significativi degli esordi.
Quanta magia sento dalle tue risposte! Senti, ricordo che quando pubblicaste il vostro secondo full-length, “Ticket to Mayhem”, la critica parlò di grande disco e vide per voi un futuro molto importante. Ci racconti qualcosa di quel 1987?
Ricordo che ricevemmo favorevoli recensioni da parte di Kerrang e Metal Forces. Continuo a credere, oggi come oggi, che quello da te citato e “Power and Pain” siano i due più apprezzati dischi degli Whiplash anche se il mio preferito, quello dal songwriting più ispirato, è solo quello caratterizzato dalla formazione “Tony, Tony, Tony”. È uno dei miei dischi preferiti in assoluto.
Quale è stato il momento più bello della vostra brillante carriera?
Mi piace pensare che questo momento debba ancora arrivare. Nel 2009 abbiamo suonato al Wacken per la prima volta. Avremmo dovuto suonare là anni fa, ma l’etichetta non volle sostenerci. Abbiamo detto loro che sarebbe stato assurdo andarci senza alcun supporto.
E come è andata a finire con questi personaggi?
Ci hanno ripensato comunicandoci un solo giorno prima che ci avrebbero aspettato in aeroporto. Assurdo! …non volevamo fare figure di merda in quanto non provavamo da oltre un mese e il mio passaporto era scaduto! Ma nel 2009 il sogno si è avverato; abbiamo avuto modo di suonare al Wacken con Trouble, Amon Amarth, Schmier, ecc…
Un evento importante. Quindi il 2009 te lo ricorderai…
Certo. E aggiungo. Sempre nel 2009 abbiamo suonato in Messico con Uli Roth e Doro (finalmente l’abbiamo incontrata!). Poi siamo andati in Colombia. Laggiù è stato incredibile. Solo in Italia abbiamo visto più donne sotto il palco! Là ho incontrato molti thrasher e molti validi musicisti che poi hanno collaborato con noi. Ad esempio, Ben Ward dell’Orange Goblin mi ha aiutato molto e Dan Foord suonerà la batteria negli show del 2011.
Anche il 2011 proporrà altrettante ghiotte occasioni?
Certo. Quest’anno ci esibiremo all’Hellfest con Ozzy, Judas Priest, Scorpions, Black Label Society, ecc…, sta andando di bene in meglio! Comunque ci sono stati tanti momenti indimenticabili quest’anno passato come il tour coi Sodom, davvero fantastico anche se abbiamo suonato come matti ventotto date in trenta giorni. Non vedo l’ora di salire sul palco all’Hellfest dove in una sola notte avremo davanti più gente di quella avuta durante tutte le date del 2010 messe assieme!
…e l’avvenimento più negativo della vostra carriera?
Il decesso di Tony Bono è stato sicuramente molto difficile da gestire. Nessuno se l’aspettava ed è stato scioccante. Inoltre lo scorso anno il mio guitar tech è morto annegato. Kevin Imor era come un fratello per me. Ha girato il mondo con gli Whiplash e con la sua band, gli Arch Demon Coro.
Scusa se la domanda è stata indiscreta. Cambio discorso. Vi siete comunque dati fare coi concerti dal 1998 al 2009. Ma oltre a ciò, in questi anni in cui non avete pubblicato alcun disco, cosa avete fatto?
Siamo stati inattivi. Per ben undici anni! Ma un giorno stavo stavo registrando a casa mia, scrivendo musica con alcuni amici tra cui Mr. Jim dei The Misfits. Sento il telefono: Joe Cangelosi mi stava chiamando per dirmi che era ora di tornare in pista, di ritornare a suonar thrash metal. Era quello che stavo aspettando. Era il momento giusto!
Ed ecco quindi pubblicato nel 2009 “Unborn Again”. Siete soddisfatti del giudizio di critica e fan?
Per essere onesto, non ho seguito, né sono andato a cercare i responsi delle recensioni. Ti dirò, io non sono mai completamente soddisfatto di me stesso!
Siete di nuovo in pista. Avrete di certo incontrato in giro qualche collega di vecchia data. Chi hai rivisto con più piacere?
Gli Artillery. Erano con noi sulla compilation Hell Speed Metal del 1987. Quando ci ho pensato, sapendo che s’erano rimessi al lavoro anche loro, ho mandato una e-mail a Michael Stutzer, circa un mese prima di un concerto. Sono rimasto molto impressionato dalla loro ultima produzione “When Death Comes”. E finalmente ci siamo potuti rincontrare quando, nel 2009, abbiamo avuto la possibilità di suonare in Italia con loro.
Concordo con te, sono davvero una grande band! Torno però all’aspetto musicale. Dovessi consigliare un brano nuovo e uno datato per rappresenta per bene il sound degli Whiplash, quale sceglieresti?
Feeding Frenzy da “Unborn Again” è probabilmente quello più vicino al sound old school degli Whiplash. Dei primissimi nostri pezzi mi verrebbe da citare Power Thrashing Death, The Burning of Atlanta e Walk the Plank! Approfitto per dire a tutti i nostri fan che nel corso di quest’anno, durante tutti i nostri concerti, suoneremo dal vivo l’intero disco “Power and Pain”.
Avete del nuovo materiale in lavorazione? Ci date qualche anticipazione?
No, ma devo dire che sono molto curioso di vedere cosa salterà fuori in futuro da questa nuova formazione. Io e il bassista Dank DeLong stiamo pianificando i nostri live set. Inoltre a marzo, incontreremo a Londra Dan Foord (ex-Sikth). Lavoreremo con lui una settimana per provare i settaggi dei nostri primi quattro concerti. Per quanto riguarda un nuovo album, sto cercando di individuare il lasso di tempo in cui inizieremo a comporre anche perchè ho molta fiducia in Dank e Dan.
A breve sarete in tour? Avete delle date in Italia?
Certo! Ci saremo! Suoneremo al Carlito’s Way, il 16 aprile 2011. E, per chi non vi presenzierà, vi anticipo che la nostra agenzia di booking sta programmando una data in Grecia per la sera successiva.
Ti ringrazio per la chiaccherata… Lascio a te i saluti ai lettori di TrueMetal.it…
Grazie a te per la possibilità che mi hai dato di poter esprimere i miei pensieri. E grazie a tutti quelli che hanno supportato gli Whiplash nel corso degli anni. Siamo infine molto contenti di tornare in Italia. Lo spettacolo al ThunderRoad del 2009 è stato super, ben oltre le nostre aspettative. Speriamo di vedere alcuni di voi anche quest’anno.
Nicola Furlan