Vario

Hammerfall + Visions Of Atantis @ Lignano Sabbiadoro, Arena Alpe Adria

Di Manuel Gregorin - 21 Settembre 2025 - 12:34
Hammerfall + Visions Of Atantis @ Lignano Sabbiadoro, Arena Alpe Adria

Da qualche anno a questa parte, Lignano Sabbiadoro, località balneare della provincia di Udine, è diventata una meta abbastanza frequente per gli amanti del metallo pesante, e non solo per passare giornate in spiaggia o prendere qualche aperitivo sul lungomare. Nel vasto e variegato programma dell’estate lignanese, fra gli artisti nazionali e internazionali di vario genere, viene lasciato buono spazio per le formazioni hard rock e heavy metal a noi tanto care. Fra i nomi avvicendatisi negli anni presso la località marina, si possono menzionare Airbourne, In Flames, Amon Amarth, Lacuna Coil, Abbath e molti altri artisti che hanno animato le serate estive di tutti noi amanti delle chitarre rumorose.
In occasione della giornata di domenica 14 settembre 2025, su Lignano Sabbiadoro si abbatterà il martello di Oscar Dronjak e dei suoi templari d’acciaio. Presso l’Arena Alpe Adria, situata nella località friulana, saranno di scena gli Hammerfall, supportati dai Visions of Atlantis, band con radici austriache, ma diventata più tinternazionale con l’arrivo degli attuali cantanti, ovvero la francese Clémentine Delauney e l’italiano Michele Guaitoli. Dopo un paio d’ore passate a gozzovigliare tra il parcheggio e i locali del circondario, decidiamo di avviarci alla volta dell’arena mignon. La location del concerto, infatti, non è molto grande ed è formata da una platea circondata da tribune di forma semicircolare. Una struttura che permette una buona visuale da tutte le posizioni, facendone un luogo ideale per eventi di questo tipo. Il pubblico all’interno non è ancora molto numeroso, ma non passa inosservata una certa presenza di fan dei Visions of Atlantis, segno che la compagine austriaca, grazie al successo degli ultimi album pubblicati, stia accrescendo la sua popolarità.

Visions Of Atlantis

Sul palco dei Visions Of Atlantis è stata allestita una scenografia che richiama un’ambiente marinaresco, in evidente riferimento agli argomenti trattati sull’ultimo album, “Pirates II: Armada”. Alle 20:30 le luci si abbassano e le note di “Master the Hurricane” accompagnano l’ingresso della band, che si presenta in scena con abiti a tema piratesco. Sfumata questa prima traccia, la cantante Clémentine Delauney saluta l’Arena Alpe Adria, dimostrando una discreta conoscenza della lingua italiana, prima di attaccare con la successiva “Monsters”. Anche per Michele Guaitoli arriva poi il momento di rivolgere il suo saluto ai presenti, rivelando quanto per lui sia un piacere esibirsi con i Visions Of Atlantis in Friuli Venezia Giulia, la sua regione d’origine, dove per anni è stato uno dei volti noti dell’underground locale con i goriziani Overtures. La serata procede con “Heroes of the Dawn” e “Clocks”: i suoni non sono dei migliori, ma i Visions Of Atlantis riescono a gestire al meglio la situazione. La sezione ritmica e la chitarra viaggiano in sintonia, mentre fra i due vocalist intercorre un’ottima intesa. Il pubblico è partecipe, e le prime file si dimostrano particolarmente attive, arrivando ad intonare un coro “Visions, Visions” quando Clémentine Delauney sfodera una bandiera con il logo della band. I pezzi eseguiti durante la serata vanno a premiare principalmente gli album “Pirates” e “Pirates II: Armada”, che costituiranno la quasi totalità della setlist proposta. Su “Tonight I’m Alive”, Clémentine e Michele si rendono protagonisti assoluti, prendendosi tutta la scena, mentre il numero delle persone all’interno dell’arena comincia ad aumentare. Ancora spazio per l’ultimo disco con “Collide” e l’energia di “Hellfire”, durante la quale i vari musicisti si muovono lungo il palco, creando qualche grattacapo alla ragazza con la videocamera, la quale deve effettuare le riprese cercando di evitare la collisione con qualche componente del gruppo. Particolarmente partecipata dai presenti è “Pirates Will Return”, durante la quale Michele Guaitoli fa sedere la gente a terra per simulare una ciurma che rema a bordo di un galeone.
Michele prende nuovamente il microfono per raccontare un episodio capitato durante il tour americano in compagnia dei Dragonforce. Durante l’esecuzione di “Melancholy Angel”, il chitarrista della band inglese, Herman Li, rimase particolarmente colpito dalla partecipazione dei fan, tanto da postare online un video del brano con il titolo di “Jump Jump Song”. Ovviamente i Visions Of Atlantis si aspettano dal pubblico di Lignano lo stesso coinvolgimento di quello statunitense, e l’Alpe Adria risponde con entusiasmo, saltando a ritmo durante le fasi del pezzo.
Il tempo a disposizione dei Visions è agli sgoccioli, e la band richiede ancora uno sforzo per il coro dell’ultimo brano della scaletta, “Armada”, che viene cantato all’unisono dalla maggior parte degli spettatori.
Arriva così il momento dei saluti e dei ringraziamenti, con la band riunita a centro palco per raccogliere l’abbraccio della folla. Ed anche il fondatore Thomas Caser, esce da dietro la batteria e raggiunge i compagni sfoggiando nuovamente la bandiera con il logo dei Visions Of Atantis, come fosse veramente il Jolly Roger di una nave pirata.

Hammerfall

Viene velocemente smontata la scenografia dei Visions Of Atlantis per lasciare spazio a quella degli Hammerfall. Il palco del combo svedese raffigura un imponente muro di pietra con due torri ai lati, in mezzo alle quali troneggia una batteria ornata con catenacci e una maschera da hockey. Sullo sfondo capeggia un enorme telo raffigurante il guerriero/mascotte della band circondato da demoni, mostri e amenità varie.
Mentre sfumano le note di “2 Minutes to Midnight” degli Iron Maiden, si spengono le luci e il batterista David Wallin prende posizione dietro le pelli. Le sagome di Oscar Dronjak, Fredrik Larsson e Pontus Norgren fanno la loro comparsa in scena, mentre il possente coro “AVENGE! AVENGE! AVENGE THE FALLEN” annuncia l’inizio dello show. L’ultimo ad entrare è il vocalist Joacim Cans, che sbuca fuori da una delle due torri cantando le strofe del primo brano. Intanto il pubblico è tutto entrato, e anche se non proprio numerosissimo, almeno offre un colpo d’occhio più incoraggiante. I suoni ora sono migliorati, dando ancora più spessore all’esibizione della formazione svedese. La seconda traccia è la travolgente “Heeding the Call”, l’inno da battaglia in aperura del secondo album che viene accolta dal boato di tutti. Dopo “Any Means Necessary”, Joacim Cans dà il benvenuto ai presenti con il classico “Good evening, Templars of Italy!”. La scaletta procede con “Hammer of Dawn”, durante la quale Dronjak sfodera la sua chitarra a forma di martello e Joacim scende vicino alle transenne per un contatto più diretto con gli spettatori.

Forse gli ultimi album pubblicati non avranno lo smalto dei primi lavori, ma dal vivo gli Hammerfall sono una garanzia. Tutti i musicisti sono belli attivi, muovendosi lungo il perimetro del palco. Nonostante l’utilizzo di basi registrate, Dronjak e Norgren si cimentano comunque nei cori, mentre il frontman Cans si conferma un grande intrattenitore di folle. La sua voce non sarà sempre all’altezza della situazione, ma la sua capacità di interagire con gli spettatori è uno dei suoi punti di forza. La scaletta proposta è molto eterogenea, pescando un po’ da tutti i lavori con particolare attenzione all’ultimo album, dal quale vengono proposti “Avenge the Fallen”, “Freedom”, “Hail to the King” e “The End Justifies”.
Joacim Cans invita tutti i presenti ad alzare una mano in aria e chiuderla a pugno, spiegando che quello dovrà essere il piccolo martello personale di ognuno, il quale servirà ad accompagnare le fasi della successiva traccia, “Hammer High”. Il pubblico è completamente in balia dei cinque templari svedesi, pronto a seguire i propri beniamini con cori e battimani. Intanto si alternano le varie “Last Man Standing”, “Fury of the Wild” e “Renegade”, durante la quale un gruppetto di persone inizia anche a pogare.
Il frontman si rivolge ancora ai presenti, chiedendo loro di urlare il nome della band per prepararsi al ritornello di “Let the Hammer Fall”. Dopo qualche esitazione iniziale, il messaggio viene recepito con grande soddisfazione da parte di Cans e compagni.

Si torna adesso agli albori della carriera degli Hammerfall con “Glory to the Brave”, la title track del primo disco, che viene cantata con grande enfasi dalla totalità del pubblico dell’arena. La serata volge al termine, e dopo aver presentato i musicisti al suo fianco, Joacim annuncia l’ultimo pezzo, “(We Make) Sweden Rock”. Una breve pausa con l’immancabile coro tutto italiano “Se non fate l’ultima, noi non ce ne andiamo” e gli Hammerfall sono nuovamente on stage per il bis con “Hail to the King” e l’anthem “Hearts on Fire”. Durante l’esecuzione di quest’ultimo pezzo, Joacim Cans si avvicina nuovamente alle prime file e sale sulla transenna per spronare i fan a cantare il ritornello. Anche questo brano si esaurisce, ed arriva l’ora dei saluti finali, lancio di plettri e bacchette prima che gli Hammerfall si congedino dal loro pubblico. Le luci si accendono e lo staff tecnico inizia a smontare la strumentazione; nel frattempo la gente si appresta a defluire. Qualcuno si aggira sotto il palco nella speranza di trovare ancora qualche cimelio, qualcun altro fa il giro di saluti agli amici, e qualche irriducibile resiste ai chioschi per l’ultima birra della serata. Gli Hammerfall, dal canto loro, hanno dato conferma del loro spessore, che in sede live si esprime nella sua forma migliore.
Si conclude così questa liturgia metallica di tarda estate, che probabilmente coinciderà con la fine degli eventi open air per la stagione 2025. Adesso ci avviamo verso il periodo del vino novello, delle castagne e delle serate live nei locali al chiuso. Nel frattempo non resta che attendere fiduciosi, sperando di vedere anche per i prossimi anni, qualche altro nome importante da queste parti.