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Live report: Anneke Van Giersbergen e ospiti – Zlín, 5 aprile

Di Tiziano Marasco - 14 Aprile 2014 - 15:12
Live report: Anneke Van Giersbergen e ospiti – Zlín, 5 aprile

1. Introduzione etnografica: all’altro capo dell’universo

“A ‘sti scarparoli  il metallo deve proprio piacere…” questo il mio pensiero mentre da Praga mi reco in quel di Zlín, cittadina industriale di 80000 abitanti ai margini orientali della Repubblica Ceca ma ben oltre i confini dell’universo colonizzato. È l’unico capoluogo del paese a non avere collegamenti diretti con la capitale, ed è una città che, per vita mondana, mi ricorda molto Udine (e dico tutto). Una enorme sequela di casette cubiche di mattoni rossi attorno a tre edifici da 20 piani l’uno. Disposti su file lunghissime. Dall’aereo Zlín sembra una maglia della Ternana, da terra non è il massimo per orientarsi.

In massima sintesi la fu Gottwaldov è praticamente una enorme fabbrica di scarpe – qui infatti è stata fondata la Ba?a, marca che magari è nota perfino a dei portatori d’anfibi incalliti. Da qui il mio affannoso ragionare sulla relazione tra scarpe e metallo: in questo luogo dimenticato da Dio, Odino, Svantevid e tutti gli altri ogni anno viene una miriade di gruppi metal. E non bastasse, alcune di queste band si permettono il lusso di snobbare la più mondana Praga. E non band piccole o marginali. Sonata Artica, Korpiklaani, Cradle of Filth, UFO, perfino i Manowar una volta han preferito fermarsi all’ormai leggendario club Masters of Rock senza degnar d’un guardo la capitale boema. E quest’oggi è la volta della divina Anneke Van Giersbergen. Ma andiamo, al solito, con ordine.

2. NIL – quando tira più un pelo…

Dunque il Masters of rock, anch’esso una curiosa struttura cubica funzionalista, si presenta subito bene in quanto è probabilmente l’unica sala concerti della Repubblica in cui non si può fumare. Vi giungo dopo aver chiesto a Federer via sms delucidazioni sull’indirizzo. Tyršovo Náb?eží poteva anche andarmi bene, ma un numero civico come 5947 può lasciare perplessi. Quando poi però si scopre che detto Náb?eží è lungo 6 kilometri e lo si unisce al fatto che i numeri civici cechi sono dati secondo un fantasioso metodo (il cosiddetto metodo alla cazzo) tutto acquista un senso.

Senza perdere il filo comunque, arrivo alle 8, allorquando attacano i NIL, gruppo tra i più interessanti della scena ceca. Coi Nile non c’entrano nulla, anzi sembrano piuttosto certi Antimatter con un violoncello, inserti jazz e soprattutto una cantante in più. Hanka Kosnovská infatti, oltre ad essere dotata di un ottima voce e di un bell’aspetto, tiene il palco come pochi. Si dimena come un ossessa, peggio del cantante dei Leprous al Brutal assault: urla, ringrazia e scherza col pubblico come se avesse ingurgitato una scatola di prozac frammista a cocaina. E ciò nonostante, durante tutta l’esibizione sta seduta. Rare volte ho visto una energia e una grinta simile, meglio di Angela Gossow, e senza bisogno del growl. Ottima prova, e sui NIL magari farò ritorno in queste pagine, un giorno o l’altro.

3. Anna Murphy – come fare elettrometal con la ghironda in mano

Giunge il momento di Anna Murphy, meglio nota come la cantante degli Eluveitie in uscita premio. La nostra infatti ha realizzato un disco solista a fine scorso anno, totalmente autoprodotto grazie alle donazioni dei fan (mica come gli Anathema che te la menano per 7 anni di non aver contratto).  Questo disco è disponibile solo online, o al gazebo del Masters of Rock per 300 corone ovvero 11 euri. Ed è soprattutto un disco che di Eluveitico non ha niente, ghironda a parte. Si tratta infatti di una sorta di miscuglio tra gothic, pop e indie elettronico e mi scopro a pensare che in quel guazzabuglio di modernità dev’essere stato un bel casino farci finire la ghironda con una simile naturalezza.

Decisamente poco metal, ma sicuramente true. E decisamente parecchio interessante nella sua obliquità stilistica. Il set dura 45 durante i quali l’elvetichina (che si attesta attorno al metro e mezzo invero) dà prova di gran voce e di indubbie qualiutà compositive. Perché se quello che ho sentito è farina del suo sacco, mi vien da augurarmi che molli i folkettari e continui per la sua strada. Le cantanti magari si rimpiazzano, le buone idee no. E la proposta di Anna ha poche speranze di trovar spazio nel gruppo madre.

4. Sei Anneke, puoi fare tutto!

Eh già, così è. Ad esempio puoi presentarti sul palco e dire: “Scusatemi tanto, ho problemi di gola, per cui oggi tocca partire piano, però alla fine avrete il vostro rock’n’roll. Ma prima, vi canto da sola un po’ di canzoni dei Gathering.” E già lì c’è delirio, sin dal primo accordo di My electricity. Il consueto parterre de vieux poi, arzilli metalloni cinquantenni che negli anni ottanta rischiavano il carcere per vedere i Motorhead a Vienna, il parterre de vieux, dicevo, si dimostra anche più partecipe del solito, e trascina col proprio entusiasmo anche i giovincelli moravi, tradizionalmente freddolosi. Sicché al terzo pezzo di chitarra la nostra se ne esce dicendo “I heard metalheads singing Cindy Lauper, this made my day!

Ed effettivamente, confrontando l’entusiasmo degli abitanti di Zlín con la glacialità praghese, non mi stupisce più tanto il fatto che la gente preferisca suonare qui.

I problemi di gola della nostra sono assai visibili, perché deve bere acqua costantemente e spesso preme la mano sul collo per scaldarlo, pure, l’infezione non incide minimamente sulla qualità vocale di Anneke, e vorrei anche vedere. Per il resto, la sua esibizione e i dialoghi col pubblico sono all’altezza delle aspettative, quindi l’atmosfera è quanto mai rilassata.

Nella seconda parte Anneke si fa accompagnare alla tastiera per regalarci Brocken glass e Leaves (irriconoscibile in questa veste acustica), prima di introdurre il resto del gruppo, coi quali apre subito, tanto per mantenere alto il morale, con Even the spirits are afraid e Saturnine. La scaletta ad ogni modo, oltre a lasciare molto spazio al periodo Gathering, spazia tra gli ultimi due album, ma a Drive non è lasciato il ruolo principale.  Propone solo 4 pezzi, Drive, We leave on e She sono accantonate, mentre da Everything is changing vengono estratte altre 4 song. Un segno evidente che le canzoni del nuovo album sono decisamente impegnative a livello vocale. E poi bhe, in chiusura, come un lampo dagli abissi dello spazio tempo, partono le Strange Machines. Da lì in poi si perde un po’ il contatto con la realtà, permarrá solo un dolore intenso il giorno dopo per i 9 minuti di headbanging e la sensazione che la tulipana sia ancora uno dei meglio live act in circolazione.

Au prochain mon amour!

Setlist
chitarra e voce
My electricity
Beautiful one
Time after time (Cindy Lauper cover)
Circles
Piano chitarra e voce
Brocken glass
Leaves
My mother said
Tutta la band
Even the spirits are afraid
Saturnine
My boy
1000 miles away from you
You want to be free
You will never change
Strange mashines
Bis
The best is yet to come