Live Report: Arcturus + Riul Doamnei + No More Fear + Artaius a Gualtieri (RE)

Di Emanuele Calderone - 12 Novembre 2013 - 9:00
Live Report: Arcturus + Riul Doamnei + No More Fear + Artaius a Gualtieri (RE)

La band norvegese, tra le fondatrici del concetto di ‘avantgarde metal’, è tornata a suonare in Italia dopo una lunghissima assenza. La serata, che si è tenuta al Tempo Rock, ha visto impegnati, oltre ai nordeuropei, anche tre giovani realtà italiane: Artaius, No More Fear e Riul Doamnei.

 

I primi a salire sul palco sono gli Artaius. I ragazzi, provenienti da Sassuolo, hanno l’onore di dare il via alle danze. I nostri propongono un folk metal dalle vaghe velleità progressive e gothic, che comincia a scaldare i (pochi invero) presenti. Nella mezzora disponibile il combo esegue i propri brani con precisione, dimostrando una discreta padronanza dei propri mezzi. A rendere piacevole la proposta del combo ci pensa Mia Spattini con il suo flauto, che riesce a catturare l’attenzione degli astanti.

 

Alle 21:30 fanno la loro entrata in scena i No More Fear. Il pubblico comincia a diventare più numeroso e pare ben recepire la proposta del combo. Gli abruzzesi propongono un death metal di stampo melodico, che si rifà chiaramente alla scuola svedese. L’impatto sui presenti è discreto, sebbene non manchino alcuni problemi. Il concerto scorre in maniera sufficientemente piacevole, ma talvolta si ha l’impressione che i nostri non prestino la dovuta attenzione all’esecuzione dei brani, in particolar modo il batterista Gianluca Orsini, autore di una prova tutt’altro che memorabile. I quaranta minuti a loro disposizione sono comunque sufficienti per riscaldare gli animi, prima che compaiano sul palco i Riul Doamnei.

 

Sono le 22.10 quando il combo di Montorio Veronese sale sul palco. I Riul Doamnei, band di grande esperienza live, ha a disposizione ben cinquanta minuti per poter far colpo sulla folla e, a quanto pare, ben ci riesce. Il pubblico, che accoglie bene la proposta dei Nostri (un black metal melodico piuttosto canonico), non manca di far sentire il proprio calore ai musicisti.
Al di là di qualche piccola imprecisione del batterista Luca Ligabo, i ragazzi offrono una prestazione più che discreta, macinando riff che è un piacere. Davvero convincente anche la voce del cantante e chitarrista Federico, in grado di sfoderare uno scream lacerante, degno del frontman più navigato.
A rendere l’esibizione dei Riul ancor più curiosa, ci pensa un vestiario quanto mai desueto: i cinque si sono infatti presentati sul palco con abiti talari, che riportano alla mente certi Dimmu Borgir.

 

Ore 23.00. Il pubblico presente ha ormai quasi riempito il Tempo Rock ed ecco che fanno la loro entrata in scena gli Arcturus. Sullo sfondo, invece del classico logo, scorrono immagini dal sapore ‘spaziale’, quasi a sottolineare l’immaginario che da sempre accompagna la musica di Hellhammer & co.
Lo show dei ragazzi viene aperto da “Evacuation Code Decipher”, estratta dall’ultimo nato in casa Arcturus, “Sideshow Symphonies”, alla quale seguono due dei pezzi più amati dai fan della band, ossia “Ad Absurdum” e “Nightmare Heaven”. I Nostri, fin dai primi brani, dimostrano di non aver perso minimamente lo smalto di un tempo, sfoderando una prestazione davvero notevole. Vortex si muove sul palco come un forsennato, i musicisti si dimostrano precisi come non mai e a condire il tutto ci pensano dei suoni quasi sempre all’altezza delle aspettative.
I cinque continuano a sciorinare successi senza fermarsi un momento: si passa da “Deception Genesis” ad “Alone”, fino a toccare l’apice della serata con la spettacolare “The Chaos Path”, che in sede live affascina ancor più della versione in studio. A chiudere quella che dovrebbe essere la prima parte del concerto, ci pensano “Daemonpainter”, estratta da “Sideshow Symphonies”, e “Painting my Horror”, pescata direttamente dal capolavoro “La Masquerade Infernale”.
Nonostante sia prevista una breve pausa, Vortex decide di continuare il concerto, proponendo un quartetto finale davvero gustoso, formato da “Master of Disguise”, “Hibernation Sickness Complete”, “Shipwrecked Frontier Pioneer” e, in ultimo, “Raudt of Svart”. Durante quest’ultima, il cantante sfodera uno scream da antologia ed Hellhammer picchia sulla sua batteria che è una meraviglia, richiamando alla mente un passato selvaggio, lontano dallo sperimentalismo che permea la musica degli Arcturus di oggi.
Tra gli applausi assordanti della folla antistante, gli Arcturus si congedano, probabilmente consci di aver regalato a tutti una serata davvero indimenticabile. Eccezionali.

 

Report a cura di Emanuele Calderone