Vario

Live Report: Brutal Assault 23 08-11/08/2018

Di Davide Sciaky - 26 Settembre 2018 - 13:00
Live Report: Brutal Assault 23 08-11/08/2018

Insanity Alert

Gli Insanity Alert, come facilmente intuibile dal nome, sono un gruppo di folli.
Dediti ad un Thrash veloce ed ignorante, accompagnano la musica con un insieme di gag assolutamente demenziali e divertenti; il cantante si presenta sul palco con un costume gonfiabile da persona sovrappeso, mentre dietro ai musicisti un cartello dice “Why the fuck is this thing here?”.
La musica è veloce, caciarona e coinvolge subito il pubblico in uno scatenato ed entusiasta mosh; questo viene fomentato dal vocalist quando tira fuori un cartello che recita “Fuck this shit let’s circle pit”, cartello poi lanciato nel pit e probabilmente distrutto dal pubblico.
Divertentissima anche la cover finale di ‘Run to the Hills’ degli Iron Maiden, per l’occasione rinominata in ‘Run to the Pit’ ed il cui nuovo testo continua con “Mosh for your life”.

 

Harakiri for the Sky

Dopo sette anni sulle scene e già quattro dischi all’attivo gli Harakiri for the Sky si sono ritagliati uno spazio importante nella scena Black Metal e nel cuore di molti fan.
Sebbene per la loro musica sarebbe più idoneo suonare di notte, dati gli altri nomi in scaletta è inevitabile per gli austriaci ritrovarsi a suonare nel primo pomeriggio; i musicisti però sembrano badarci poco e suonano con la stessa depressione di sempre.
J.J. in particolare riesce a ricreare con maestria il cantato sofferente delle canzoni in studio, ma non si può dire niente a nessuno, tutti i musicisti sul palco fanno un ottimo lavoro.
Essendo uscito da pochi mesi il nuovo album, “Arson”, è questo quello che viene rappresentato di più nella setlist: ‘Heroin Waltz’, ‘Tomb Omnia’ e ‘Stillborn’ si alternano a ‘Funeral Dreams’ e ‘Jhator’ degli album precedenti.
Cinque canzoni che sembrano poche sulla carta, ma data la loro lunghezza ammontano comunque ad un concerto di una durata dignitosa; peccato che il tempo voli comunque e non ci sarebbe dispiaciuto sentire qualche canzone in più.

 

Pestilence

Bellissimo concerto quello dei Pestilence, leggenda del Death Metal tecnico, che si presenta sul palco del Brutal Assault con una lineup molto giovane (ad esclusione di Patrick Mameli, il musicista da più tempo nella band è arrivato nel 2016) ma non per questo poco affiatata.
Il concerto si apre con ‘Non Physical Existent’ canzone tratta dall’ultimo album degli olandesi, per poi fare un tuffo nel passato andando a suonare solo pezzi dai leggendari primi tre album.
La tecnica si spreca mentre gli abilissimi musicisti macinano riff su riff con grande gusto; non si tratta però di tecnica fine a sé stessa e non una nota è di troppo, e non mancano neanche momenti di più semplice brutalità.
A fine concerto l’unico pensiero che ci viene e che avremmo voluto che continuasse molto più a lungo.

 

At the Gates

Tocca ora alle leggende del Death Metal melodico At the Gates, uno dei gruppi cardine della scena di Gothenburg che dopo la reunion di qualche anno fa ha recentemente sfornato un nuovo interessante album, “To Drink from the Night Itself”.
Gli svedesi quest’estate hanno suonato anche in Italia al Rock the Castle e la scaletta suonata al Brutal Assault è la stessa sentita a Verona: si inizia con un trio di title-track,  la nuova ‘To Drink from the Night Itself’, poi seguita da ‘Slaughter of the Soul’ e ‘At War with Reality’.
Questi tre sono gli unici album che saranno rappresentati nella setlist, 3 pezzi dal nuovo disco e 6 da ognuno degli altri due.
Avendo già sentito la stessa identica scaletta poco più di un mese prima l’entusiasmo viene un po’ meno, ma i cinque svedesi sono abili e riescono a coinvolgere lo stesso; il ringhio di Tompa è irresistibile mentre le chitarre sfornano riff potentissimi.
Dopo un’ora spaccata il concerto finisce e ci possiamo dire soddisfatti, nonostante sia la seconda volta che abbiamo sentito lo stesso identico show in poco tempo gli At The Gates ci hanno preso ugualmente.

 

Behemoth

Arriva finalmente il turno degli headliner della serata, i Behemoth.
I polacchi sono una forza inarrestabile, forti di una coreografia assolutamente spettacolare che accompagna la loro ottima musica.
Nergal dirige il pubblico (numerosissimo, forse la folla più grande del festival) a suo piacimento, tra un “applaudite” ed un “urlate”.
La scaletta è abbastanza variegata, con “The Satanist” e “Demigod” come album più rappresentanti, ma anche un numero di canzoni di altri album, comprese due dal nuovo disco in uscita prossimamente “I Loved You at Your Darkest”.
Queste due, ‘God = Dog’ e ‘Wolves of Siberia’, conquistano subito il pubblico con il loro stile così tipicamente “Behemoth” e si confermano immediatamente come ottimi pezzi da portare live.
Insieme alla musica troviamo esplosioni, fuochi, cambi di backdrop che coinvolgono moltissimo i presenti; forse qualcuno riterrà eccessivo tutto ciò, ma per noi è la ciliegina sulla torta di un ottimo show.
Il concerto si conclude con ‘O Father O Satan O Sun!’ come encore, canzone ormai diventata un classico, che vede la band tornare sul palco sporca di sangue (finto) e sul finale sparire senza neanche un saluto in una nuvola di fumo che copre interamente il palco.
Spettacolari.