Heavy

Live Report: Death SS @ Metalitalia Festival 2017

Di Stefano Ricetti - 15 Settembre 2017 - 7:02
Live Report: Death SS @ Metalitalia Festival 2017

Live Report

Death SS

Metalitalia Festival

Live Club Trezzo sull’Adda (MI)

Domenica 10 settembre 2017

 

Metalitalia Festival: una due giorni di sicuro interesse e dal bill altrettanto stuzzicante per palati metallici diversi, rassegna che si è svolta presso il Live Club di Trezzo sull’Adda gli scorsi 9 e 10 settembre 2017. La giornata di sabato, che non ci ha visto presenti, è all’insegna dell’HM e del Power Metal tanto da schierare, nell’ordine: Trick or Treat, Holy Martyr, White Skull, Secret Sphere, Labyrinth, Grand Magus, Rapsody of Fire ed Edguy.

La seconda tornata, viceversa, pone come ciliegina sulla torta l’esibizione dei Death SS, ovviamente in qualità di headliner indiscussi e un running order variegato, in grado di soddisfare in momenti diversi appassionati dai gusti differenti. Mentre fuori dalle mura del Live Club si scatena il diluvio universale, ad aprire la kermesse dei colleghi di Metalitalia ci pensano i capitolini Shores of Null, che inondano il festival con le note del loro black metal di stampo melodico. Buona la presenza di appassionati di fronte ai laziali, evidentemente poco intimoriti dal tempo inclemente che, nel frattempo creava non pochi grattacapi alla viabilità ma soprattutto agli addetti ai lavori del festival, alle prese con un principio di allagamento nell’area ove risiede il backline. Proprio la pioggia battente limita lo spazio d’azione del pubblico, rendendo pressoché inutilizzabile la vasta area estiva del Live Club che da sempre costituisce un ottimo polmone per qualsiasi tipo di esigenza e relax. Poco male, la platea metallica, oggi come decenni fa, dimostra di sapersi adattare a tutte le situazioni, senza menarla più di tanto. A seguire, sul palco, l’interessantissima accoppiata, in sequenza, costituita da Necromass e Mortuary Drape: un bagno salutare nelle sonorità nere storiche che l’Italia ha orgogliosamente partorito da illo tempore. Spettacolo frammisto a cattiveria e convinzione in entrambi i casi, in pratica quello che il pubblico vuole e si aspetta dai due gruppi, incisivi come pochi.

 

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Uno dei coup de theatre del bill della domenica, non a caso l’ultimo a coprire l’unica riga rimasta marcata TBA all’interno della locandina del festival, i Claudio Simonetti’s Goblin di Claudio Simonetti. Stupefacente, nonostante la proposta particolare non propriamente ascrivibile all’heavy metal in senso stretto, l’attenzione riversata dai presenti nei confronti di colui il quale ha dato vita alle colonne sonore di Suspiria e Profondo Rosso, solo per citare due dei capolavori cinematografici realizzati da Dario Argento. Magnetico lo show di Simonetti, accompagnato da Bruno Previtali alla chitarra e Titta Tani alla batteria, che raggiunge il proprio climax, non a caso, sul finale, fra le immagini della pellicola-capolavoro del 1975.

A seguire un’altra accoppiata terribile dalle tinte oscure, proveniente dalla Svizzera e dal Portogallo: Samael e Moonspell. Molti dei convenuti erano lì per loro ed infatti non è mancato il tipico calore tricolore nei confronti delle due band, che hanno visibilmente apprezzato, facendolo notare in più di un passaggio.

 

DSCF9522   Copia

Steve Sylvester

 

Come scritto a inizio live report, la vera chicca del Metalitalia Festival è però rappresentata dalla presenza dei Death SS a chiudere le due giornate della kermesse. E’ indiscutibile che la stragrande maggioranza delle persone sia in quel di Trezzo sull’Adda principalmente per godersi il Combo Maledetto e chi era al loro banco del merchandising, letteralmente preso d’assalto con soluzione di continuità durante tutta la giornata, non potrà che confermarlo.  

Soltanto per restare in ambito domenicale, il sapore dell’avvenimento si respira sin dalle 13.40, orario nel quale si aprono le porte del Live Club. Alla fine dello show dei Moonspell, poco dopo le 22.00, viene tirato un tendone oscurante, sebbene di colore chiaro, affinché possa essere allestito il palco per i Death SS. A quel punto l’adrenalina inizia a crescere in maniera vertiginosa per poi raggiungere il proprio orgasmo nel momento in cui, sugli ultimi afflati dell’Intro d’ordinanza Ave Satani, le note di Let the Sabbath Begin permettono alla bara posta fra la batteria di Bozo Wolff e le tastiere di Freddy Delirio di dischiudersi e far uscire il Principe delle Tenebre per antonomasia: Steve Sylvester.

 

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Carismatico come da copione, il Líder Máximo dei Death SS conduce uno show impeccabile dall’inizio alla fine, pressoché senza sbavature di sorta. Peccato che i suoni durante l’esecuzione dei primi pezzi non siano all’altezza della classe dimostrata dai nostri sulle assi del Live Club ma, si sa, non solo di musica si alimenta la leggenda dei Death SS… Acciaio, tanto, ma anche teatralità secondo un rituale ormai consolidato nei suoi passaggi principali, scene che il pubblico pretende e che puntualmente Sylvester e soci forniscono in abbondanza insieme con le loro performer. Ad accompagnare lo show del quarantennale, con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultimo di sempre di una carriera iniziata nel 1977, qualche gustosa sorpresa: su tutte il video wall alle spalle della band, una “prima”  assoluta fra le mura del Live Club, poi il ritorno della performer Dhalila, da sempre a suo agio con il teatro horror messo in scena dalla band affiancata da un’altra ragguardevole presenza femminile, Francesca Racanelli, in veste di sua ancella. Non mancano quindi la suora che si fa possedere da Sylvester, i vari ammiccamenti sessuali con il crocefisso, la distribuzione di ostie non consacrate, una crocifissione e molti altri interventi ad hoc. Last but not least la presenza, sul finire, di una seconda chitarra ad affiancare quella killer di Al Denoble: nientepopodimeno che un altro “Al”: Alberto Prestini, in arte Al Priest, indimenticata ascia del periodo Heavy Demons, a inspessire le bordate dei Death SS fra il sublime godimento dei metallari più tradizionalisti.  

 

DEATH SS BAND TREZZO 2017

Death SS & friends @ Metalitalia Festival 2017 (da sinistra a destra): Bozo Wolff, Al Denoble, Dhalila, Al Priest, Steve Sylvester, Federica Serafini, Freddy Delirio, Glenn Strange

 

Per quanto afferente la scaletta si può tranquillamente scomodare l’adagio della serie quarant’anni di milizia e non sentirli: un classico via l’altro e mazzate HM apprezzatissime suonate con grinta e potenza fra le quali è impossibile non citare Chains of Death, Cursed Mama, Peace of Mind. Immancabili, poi, Terror, Vampire e Horrible Eyes. Fra le “nuove” da segnalare l’ottima Dionysus, a suo agio fra Baron Samedi e Scarlet Woman da una parte e Hi-Tech Jesus e Panic dall’altra. Autentico tripudio, poi, durante il batti e ribatti con il pubblico durante l’esecuzione di Where Have you Gone.     

Spettacolo garantito, quindi, anche in virtù di un Glenn Strange mai domo e alle due sensuali performer che hanno dato fondo a tutto l’armamentario di lingerie che si potesse utilizzare, procedendo a numerosi cambi di costumi di scena lungo tutta la durata dello show.  

Band compatta, quindi, ben rodata e assestata con Freddy Delirio alle tastiere, Al Denoble alla chitarra, Bozo Wolff alla batteria e il fido Glenn Strange al basso. Infine Steve Sylvester alla voce… cosa aggiungere ancora su di un personaggio peculiare a livello mondiale come lui: ottima presenza scenica, voce inossidabile e nessuna concessione gratuita al pubblico, come sempre, eccezion fatta per una velocissima e doverosa presentazione di Al Priest sul finire del concerto che chiude un festival partecipato anche in termini di presenze con un trittico da brivido: Inquisitor, Family Vault e l’obbligatoria Heavy Demons.      

Mentre i Death SS guadagnano la via per il backstage un improvviso flash sul megaschermo centrale dà in anteprima la copertina di Rock’n’Roll Armageddon, il nuovo inaspettato album del Combo Maledetto, già in fase avanzata di lavorazione, che vedrà la luce fra qualche mese. L’ultima, graditissima sopresa di una night of the living Death SS da incorniciare.  

Alla prossima, quindi, sempre che ci sia…  

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti