Live report: Death SS + Wake Arkane a Trezzo sull’Adda
Secondo appuntamento dal vivo da parte dei Death SS sul suolo italico dopo l’uscita di Resurrection, album della ripresa di un lungo cammino iniziato nel lontano 1977 e che poteva terminare per sempre, a livello di uscite discografiche, al compimento del Settimo Sigillo, nel 2006, con l’album The 7th Seal.
Se il come-back ufficiale 2013 sulle assi di un palco da parte di Steve Sylvester e soci è avvenuto in quel di Noto, in provincia di Siracusa lo scorso 16 agosto, come headliner del Metal Camp Sicily, la “prima” nel continente era fissata da tempo a Trezzo sull’Adda, precisamente il 18 ottobre. Lecito quindi attendersi, in termini numerici, un pubblico degno di tale avvenimento, cosa peraltro pienamente avvenuta anche se per nulla scontata alla vigilia. In periodi di magra e di sovraffollamenti concertistici come questi, si tratta di un dato realmente significativo, nonché confortante, vista la massa di persone che il forte richiamo dei Death SS è riuscito a portare in quel del Live Club. Facce che non si vedevano a un concerto da decenni, tanto per fare un esempio nei riguardi di quanto fosse variegato il pubblico presente. Extrema ratio, vecchi caproni accanto a giovani virgulti, insomma, in nome di una passione antica, maledetta, che pare non subire alcun cedimento.
Ad aprire per lo storico combo da anni trasferitosi a Firenze i Wake Arkane, intorno alle 22, con la zona concerti già piena per ¾, quindi di fronte a un colpo d’occhio di assoluto rispetto. Nella mezzora a disposizione, i milanesi non hanno di certo lesinato le forze, vomitando sull’audience il Loro Death Metal melodico dalle tinte Progressive andando a pescare a piene mani dal disco uscito l’anno scorso, intitolato The Black Season. Prima di uscire di scena il cantante Helios Ingrassano ha incitato la gente a supportare il Metallo Italiano, sulla spinta degli applausi che la band è riuscita ad ottenere da un pit che quantomeno sulla carta non si poneva propriamente in linea con la Loro proposta musicale.
Il tempo di cambiare la scenografia sul palco e appena dopo le ore 23 è già tempo di Death SS: la possente Peace of Mind dà il “La” all’apertura della bara posta in posizione verticale contenente Sua Maestà Steve Sylvester da Pesaro, come di consueto a proprio agio fra le immancabili croci erette e degli inediti effetti-fuoco a sbuffo. La band spacca come e quanto deve. Accanto a SS il fido bassista Glenn Strange, sulla destra guardando il palco Al De Noble alla chitarra, più defilate le tastiere di Freddy Delirio e alla batteria l’unica, vera, new entry: Bozo Wolff, uno che pesta come ci si attende. La “botta” iniziale targata Death SS di certo non delude, poi segue una scaletta ben bilanciata che propone, nell’ordine: Horrible Eyes, The Crimson Shrine, Where Have You Gone?, Baron Samedi, The Darkest Night e Scarlet Woman. Nonostante il prezioso lavoro di Freddy Delirio, durante lo scorrere dei minuti della performance si evidenzia però palesemente quanto manchi all’onda d’urto dei Death SS la potenza di una seconda chitarra, nel momento in cui i brani più maleficamente HM vengono sparati sul pubblico. Poco male, però, Steve Sylvester si dimostra ancora una volta interprete di razza e i cori “Death SS-Death SS-Death SS” riecheggiano ancora adesso fra le pareti di cemento armato del Live Club.
Causa tagli a pyros e fuochi vari (quelli veri) da parte della direzione del locale, la mitica Terror soddisfa solo a metà e non basta l’inserimento di una nuova performer sul finire dalla canzone a mitigare la sensazione di occasione perduta. Il carisma di SS basta e avanza, sia chiaro, così come pur sempre la Loro porca figura la fanno sia l’odore di zolfo diffuso nell’aria che il calice di finto sangue gettato sulle prime file, ma vedere i Death SS senza alcun effetto pirotecnico è senza dubbio un peccato. Al di là di questo la sequenza di brani post-Terror è da cardiopalma: accanto alla nuova, e ben riuscita Dionysus, seguono classiconi quali Baphomet, Let the Sabbath Begin, Cursed Mama, Chains of Death, Hi-Tech Jesus e Vampire.
Minimo sindacale di pausa e gran finale ad appannaggio dell’accoppiata Panic/Heavy Demons, con quest’ultima, attesissima, accolta con i pugni al cielo da un pubblico in visibilio, quantomeno nelle prime file, anche per via della distribuzione gratuita di ostie non consacrate da parte di una sicurezza sul palco quale la storica performer Dhalila – sempre “in tiro” – affiancata dalla debuttante – in ambito Death SS – Martyna Smith, già calata nella parte e assolutamente all’altezza della situazione, disinibita come il ruolo pretende. Da segnalare, in positivo, per l’occasione, la svolta soft-core della stessa Dhalila, ormai da tempo facente parte della line-up ufficiale della band in sede live, a giudizio dello scriba ancor più ficcante e teatrale delle volte precedenti, nelle quali tracimava spesso nell’hard.
I Death SS sono tornati: lunga vita ai Death SS, band che può suonare ovunque portando in alto la bandiera del Metallo Italiano Tutto.
Purtroppo, e rimarco purtroppo, il live report non contiene fotografie legate all’evento in quanto non è stato possibile ricevere le autorizzazioni necessarie da parte delle persone preposte presso il locale dove si è tenuto il concerto, nonostante fossero state preventivamente richieste e per di più subitamente accordate, molto tempo prima della data dello show.
Stefano “Steven Rich” Ricetti