Hard Rock

Live Report: Deep Purple + Planethard @ Palalottomatica, Roma 22/06/2017

Di Francesco Sgrò - 25 Giugno 2017 - 14:39
Live Report: Deep Purple + Planethard @ Palalottomatica, Roma 22/06/2017

 

DEEP PURPLE – PLANETHARD

22/06/2017 @ Palalottomatica, Roma

 

9860699eeb

 

La buona musica, si sa, fa bene al cuore e mantiene giovani: questo è quello che hanno dimostrato i Deep Purple nei primi mesi del 2017 che, a quattro anni di distanza dal precedente “Now What?!”, hanno confezionato un nuovo entusiasmante capitolo della loro imponente carriera, intitolato fieramente “Infinite”, album affidato alle cure dello storico produttore Bob Ezrin (Alice Cooper, Kiss e Peter Gabriel fra gli altri) e pubblicato la “earMUSIC”.

Il ventesimo album sfornato dai pionieri del rock sancisce, di fatto, un momento estremamente prolifico per la band britannica: nel 2013, infatti,“Now What?!” aveva dissipato con grande energia le forti incertezze legate al percorso creativo dei nostri che, fino a quel momento, avevano “abbandonato” il mercato discografico, non pubblicando un nuovo album di inediti fin dal lontano 2005 (il disco in questione era “Rapture Of The Deep”).
Nonostante il passare degli anni, “Infinite”, ha presentato una band coesa ed ispirata in fase di songwriting, segnalandosi immediatamente come uno dei migliori album dell’anno e riscontrando ottimi consensi in tutto il mondo.
Sulla scia di questo grande successo, all’inizio di maggio, i Deep Purple hanno inaugurato quello che, secondo quanto dichiarato dal gruppo stesso, dovrebbe essere l’ultimo giro  di concerti prima del definitivo ritiro dalle scene. Tale Tour, programmaticamente intitolato “The Long Goodbye Tour” ed attualmente in corso, ha già fatto tappa in molti paesi europei come Romania, Austria, Polonia e Svizzera, ottenendo un ottimo seguito di pubblico.

Dopo una serie di spettacoli dunque, la band di Ian Gillan è finalmente sbarcata nel nostro paese, inaugurando il tour italiano con una infuocata performance, svoltasi il 22 giugno al PalaLottomatica di Roma. Come band di supporto per scaldare l’atmosfera prima del grande evento, sono intervenuti i nostrani PlanetHard i quali, con grande potenza, hanno orgogliosamente presentato i brani tratti dal loro ultimo album, “Now”, pubblicato sotto l’ala protettrice della Scarlet Records.
La band milanese ha infuocato la platea sempre più gremita del PalaLottomatica, presentando una setlist incisiva e suggellando dunque una performance granitica e coinvolgente, in attesa di assistere allo spettacolo che i Deep Purple avrebbero poi offerto al pubblico romano alcuni istanti più tardi.

 

purplelogo

 

Sono ormai circa le 21,00 di un caldo 22 giugno quando Ian Gillan, Steve Morse, Roger Glover, Don Airey e Ian Paice, fanno il loro ingresso sul suolo italiano, accompagnati dalle ovazioni di una folla pronta a rendere onore ai padri del Rock che, senza indugio, hanno aperto le danze con un’ottima esecuzione della potente “Time For Bedlam”, brano roccioso e magnetico tratto da “Infinite”: fin dai primi istanti di musica è tangibile la grande energia sprigionata dal gruppo inglese, intenzionato ad offrire uno spettacolo memorabile al pubblico italiano, inanellando subito dopo una tripletta devastante rappresentata dalle storiche “Fireball”, condotta in modo sublime da un Gillan pienamente in forma e supportato egregiamente da Roger Glover e Ian Paice, entrambi impegnati a tessere le trame di una sezione ritmica affilata e tagliente la quale, da sempre, è una delle caratteristiche principali della band britannica.

Senza un attimo di tregua, a “Fireball” segue la devastante “Bloodsucker” la quale è a sua volta seguita dall’intramontabile “Strange Kind Of Woman”, accolta con immensa gioia dalla platea che, con grande perizia, ne ha cantata ogni singola nota.
Dopo questa prima parentesi dedicata agli anni ’70, i nostri tornano al presente con la frizzante “Johnny’s Band”, la quale fa da preludio all’epica “Uncommon Man”, brano dominato dalla sei corde di uno Steve Morse impeccabile e sempre sorridente per il suo pubblico.
Con la successiva “The Surprising” i nostri restano saldamente ancorati alla creatività spensierata insita nel nuovo album, mentre una lunga e sublime esecuzione della divertentissima “Lazy” riporta le lancette del tempo alla pubblicazione dello storico “Machine Head” del 1972.

La seguente “Birds Of Prey” fa ancora riferimento all’ultima fatica in studio dei nostri che, fermandosi megli anni più recenti della loro produzione, incastonano un altro episodio tratto da “Now What?!”, ossia la robusta ed orecchiabile “Hell To Pay”, caratterizzata da un ritornello tanto semplice quanto efficace, portato al trionfo dall’inossidabile vocalist supportato, in questa occasione, anche dalle voci di Glover e Morse, a testimonianza di quanto sia spensierato il clima respirato sul palco dalla band che, subito dopo, cede il passo alla straordinaria classe tastieristica di Don Airey, il quale si lancia in un emozionante e variopinto assolo (caratterizzato anche da una gradita citazione di “Arrivederci Roma”, come omaggio alla Città Eterna), confluente poi nel celeberrimo e magnetico riff della strepitosa e classica “Perfect Strangers”, episodio immancabile nei concerti del combo inglese fin dal 1984.

Con “Perfect Strangers” viene inaugurata l’ultima parte della setlist interamente dedicata ai classici, come testimoniano la massiccia e dirompente “Space Truckin’”, seguita poi a ruota da una tanto gradita quanto sorprendentemente lenta “Smoke On The Water”, caratterizzata da un divertente intermezzo in cui Gillan si è divertito a duettare con la platea romana, coinvolgendo il pubblico con il grande carisma che, ormai da intere decadi, lo contraddistingue. 

Giunti ormai quasi al termine dello show, i nostri si preparano a salutare l’estasiata platea presente, non prima però di aver incastonato altre due gemme di valore inestimabile come “Hush” (celebre brano originariamente composto da Joe South) e la classica “Black Night”, preceduta da un breve solo di basso ad opera di un sorridente Roger Glover e completamente dominata poi sempre dalla classe chitarristica di Steve Morse, come perfetta conclusione di uno spettacolo contraddistinto dalla grande passione per la musica, portata avanti negli anni con coerenza e dedizione da una band che ancora oggi non smette di emozionare intere generazioni di ascoltatori, regalando emozioni “Infinite”.

Francesco Sgrò

Setlist

  1 Time For Bedlam
  2 Fireball
  3 Bloodsucker
  4 Strange Kind Of Woman
  5 Johnny’s Band
  6 Uncommon Man
  7 The Surprising
  8 Lazy
  9 Birds Of Pray
10 Hell To Pay
11 Keyboard Solo
12 Perfect Strangers
13 Space Truckin’
14 Smoke On The Water

Encore

15 Hush (Joe South Cover)
16 Black Night