Live Report: Europe a Padova

Di Nicola Furlan - 2 Novembre 2012 - 16:20
Live Report: Europe a Padova

EUROPE, STONERIDER
27/X/2012
TEATRO TENDA GEOX, PADOVA

È sempre un gran piacere assistere ad un concerto degli Europe, storica rock band svedese autrice di quell’immortale riff che apre la title track di “The Final Countdown”, loro terzo studio album uscito nel 1986. Sul palco quella stessa formazione, quella con John Norum alle sei corde. Per chi non lo sapesse, infatti, il chitarrista fu quello che se ne andò (sostituito da Kee Marcello) per la sua strada in piena esplosione di popolarità e incassi, nel momento in cui capì che non si stava più parlando di musica, ma di soldi e immagine di successo. Un vero rocker che oltre a meritare rispetto, probabilmente, era anche colui che oggi garantisce al combo svedese quell’impatto e quello slancio che li rende ancora una super band del panorama rock mondiale. Ed ecco on-stage: Joey Tempest, John Norum, John Levén, Mic Michaeli, Ian Haugland!

 

 

Ad aprire lo show gli statunitensi Stonerider, rock band che porta a compimento uno show di grande impatto, conquistando il pubblico che man mano riempie lo splendido Teatro Tenda Geox

STONERIDER

Band di apertura molto interessante davvero! Questa è l’impressione avuta quando il trio Stonerider è salito sul palco della location padovana. Il loro mix di hard rock settantiano stile Led Zeppelin (debite proporzioni sottintese!), stoner, rock/doom in stile Black Sabbath (idem come prima!) e rock groovy a la The Cult ha convinto. Per sintetizzarla in poche parole, la loro proposta è un southern rock ‘sperimentale’, con qualche influenza settantiana ‘made in england’ e un tocco di groove che ‘non fa mai male’. 

Il gruppo è stato coinvolgente e non lo diciamo per dover riempire qualche riga. Il feedback è stato concreto in quanto, da poche decine di appassionati, nel giro di qualche brano, s’è avuta sotto il palco una bella massa di gente coinvolta che, non di rado, seguiva ritmicamente con battito di mani le varie proposte scandite dal martellante operato alla batteria per mano di un dinamico Jason Krutzky. Bravissimi anche il chitarrista e cantante Matt Tanner, di cui si ricorderà lo slanciato coinvolgimento e il ‘grillo’ bassista Champ Champagne, ingestibile nei movimenti e sintesi di tutta l’energia proposta sul palco dal trio. Meglio di così non si poteva inziare!

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EUROPE
 
Grande lo show proposto dalla sempre rediviva band che ha scritto una pagina del rock melodico! Di chi stiamo parlando? Domanda banale, considerato che almeno una volta nella vita, tutti, giovani e vecchi, amanti del pop o del grindcore, hanno sentito parlare di loro: gli Europe. La band sale on-stage in grandissima forma (come accaduto quando li vedemmo, sullo stesso palco, due anni fa) e non s’accontentano di compiacere i vecchi fan, quelli che hanno impresso a fuoco nella mente i dieci pezzi di “The Final Countdown”, con i classici della carriera, bensì guarda al futuro. E lo fa proponendo una setlist dove mancano le varie Ninja, Cherokee piuttosto che Prisoners in Paradise, a favose di un sacco di pezzi tratti dagli utlimi dischi, “Bag of Bones” su tutti. Un futuro che dimostra come il quintetto di Upplands Väsby non debba necessariamente (sempre) proporre un nostalgico revival che, sebbene immortale, rischia ancora oggi di ancorarli ad un passato che non li rappresenta per i musicisti maturi che ora sono.
 

 
Il bello è che questi, paradossalmente, sono i veri Europe, quelli che loro avrebbero voluto essere. Una band libera ormai dai vincoli commerciali imposti dall’etichetta del tempo, così come libera di esprimersi in quanto ormai lontana dalla schiavitù che la loro stessa creatura discografrica del 1986 aveva imposto loro. Indice dell’efficacia del tutto è l’entusiasmo proposto sul palco! La band s’è dimostrata sinceramente coinvolta; ha proposto qualche siparietto elegante e mai volgare, e ha suonato per due ore con un sorriso compiaciuto sul viso, dimostrazione dello stato di ottima forma ‘emotiva’ e ritrovata giovinezza che sta vivendo. Si comprende allora il perché di tanti brani dagli utlimi dischi in quanto arcigni, molto più martellanti e ‘hard rock’ di quelli di inizio carriera.
 
 
Ecco quindi la scaletta. Una scaletta improntata sui nuovi brani e su qualche chicca come Ready Or Not e Girl From Lebanon. Azzeccatissimo anche il set acustico proposto a metà scaletta (The World Keep on Turning, Drink and a Smile, Dreamer) e la scelta di irrinunciabili classici dal passato quali, in ordine di esecuzione, Superstitious, Carrie, Rock the Night e The Final Countdown. Ed è proprio la title track del capolavoro di metà anni Ottanta a sigillare il ricordo di una serata magica e di altissimo livello qualitativo (acustica della location compresa). Un bell’investimento che ci si augura di poter rifare quanto prima. E con i tempi che corrono è un augurio che è tutto un programma… !
 
Setlist:
Riches to Rags
Not Supposed to Sing the Blues
Firebox
Superstitious
Scream of Anger
No Stone Unturned
New Love in Town
Demon Head
The World Keep on Turning
Drink and a Smile
Dreamer
Bag of Bones
Girl From Lebanon
Carrie
The Beast
Ready Or Not
Doghouse
Rock the Night
Last Look at Eden
The Final Countdown
 
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