Heavy

Live report: Fire and Steel – 7 maggio 2016 – Colony BS

Di Stefano Ricetti - 10 Maggio 2016 - 9:58
Live report: Fire and Steel – 7 maggio 2016 – Colony BS

Fire and Steel Festival – 7 maggio 2016

Circolo Colony Brescia

 

FIRE AND STEEL

 

LA CELEBRAZIONE DELL’ACCIAIO

 

Onore e gloria imperitura alla Eagle Booking Live Promotion e al Circolo Colony di Brescia per aver allestito uno dei bill più defender della storia concertistica italiana. Una maratona metallica lunga circa sette ore che ha visto iniziare le danze, poco dopo le 17, con le mazzate elargite senza economia dai nostrani Angel Martyr per finire con gli idoli Manilla Road, già protagonisti del “Nostro” Truemetal Festival di due anni fa.

Appuntamento irrinunciabile per tutti gli amanti delle sonorità epiche e lontane dal mainstream (anche metallaro), il Fire and Steel Festival si è popolato, man mano, dello zoccolo duro dei die hard fan italiani, assestandosi sui “soliti” numeri per questo genere di kermesse. Presenza graditissima in sala, per tutti, Giuliano Mazzardi con il suo stand di vinili e Cd, a rafforzare ulteriormente il tonnellaggio defender dell’evento. Chapeau a colui che strenuamente, per anni, con il Play it Loud ha portato avanti un certo tipo di discorso controcorrente.

Un festival all’insegna dell’integrità, della coerenza, della fede nell’Acciaio fatto musica che ha visto gli Angel Martyr di Piombino in veste di anfitrioni, forti della presenza del singer Tiziano “Hammerhead” Sbaragli, già cantante degli Etrusgrave di Fulberto Serena. Acclamati a gran voce dal pubblico, già presente in un discreto numero, i toscani hanno fornito una prova solida, capace di andare oltre qualche inconveniente tecnico e di suoni, situazione che spesso si palesa a chi fa da apripista. Misteriosamente tiepida l’accoglienza della gente nei confronti dei comaschi Cromo, anch’essi alle prese con qualche intoppo tecnico, che però non ha minimamente minato la carica agonistica di Clod&Co che, sul finale, ha sfoderato vette vocali in ossequio a sua maestà Mr. Halford.

Diversa la situazione per gli Axevyper, che hanno potuto godere di suoni all’altezza e hanno potuto fornire la solita, dissacrante prova, a base di HM epico con i controcolleoni. Ad affiancare il cantante Luca “Fils” Cicero i fedelissimi di sempre Andrea Tognetti e Guido Tiberi, anima e core del combo viareggino, fresco dell’uscita dell’ultimo album Into the Serpent’s Den. Heavy metal a pieni polmoni da parte dei nostri che hanno beneficiato, lungo il loro set, dell’ospitata di un defender d’eccezione quale Tann degli Ironsword, con tanto di occhiali da vista per leggere il testo, a dividere il microfono con “Fils” su Roadster. Chiusura affidata a Non è Finita Qui, brano tratto dal demo del 2011 nonché uno dei manifesti degli stessi Axevyper.

Altra “piena” di Metallo quella garantita dai Battle Ram, combo capitanato da un’istituzione di nome Gianluca Silvi, che come da copione sa fornire una prestazione solida, quadratissima e in piena linea con lo spirito della kermesse bresciana.      

Attesissimi, i Rosae Crucis hanno calcato le assi del Colony tessendo le lodi,  giustamente, del locale e della professionalità che lo circonda. Di certe cose ci si rende conto per bene solo quando non esistono più… si tende a dare tutto per scontato quando di scontato non c’è un bel niente. Per chiudere il concetto: lunga vita al locale di Brescia, una delle ultime avanguardie di un certo modo di vedere e di vivere la musica. Tornando ai capitolini, agghindati di tutto punto e immersi in nuvole di ghiaccio secco dalla colorazione rosso sangue, schierano Alfredo Gargaro alla seconda chitarra, al posto dell’infortunato Tiziano Marcozzi, ad affiancare l’ascia di Andrea “Kiraya” Magini. Magica l’atmosfera sprigionata dai cinque metaller di Roma, come sempre convintissimi nel mettere a terra tutti i cavalli della propria proposta in your face in lingua madre. Climax durante Sancta Sanctorum e Crociata, poi il regalo di brano in più in chiusura di set, inaspettato anche per la band e suggerito dall’organizzazione  visto l’anticipo orario generale sulla tabella di marcia.

Assurti allo status di defender con la “D” maiuscola nelle lande italiche sin dalla loro prima calata del 2007 in quel di Orzinuovi (BS) per la prima edizione del Play it Loud Festival ma soprattutto grazie a dischi di ottimo livello, i portoghesi Ironsword non hanno deluso la – tanta – gente che attendeva il loro show. I lusitani, al solito implacabili, hanno infiammato il Colony con bordate della portata di Cimmeria, Forging the Sword, Overlords of Chaos, Road Warriors e, per la prima volta eseguita dal vivo in terra italica, Fear the Night. Scaletta incentrata per lo più sugli ottimi, ultimi loro album: Overlords of Chaos e None but the Brave per un concerto intenso, anche se di tono leggermente inferiore a quello, devastante, del Play it Loud dell’anno scorso. Per la prossima volta si spera che Tann impari qualche cosa di italiano al di fuori della più classica delle bestemmie, che ha dimostrato di conoscere a menadito…      

Headliner della serata i Manilla Road, sempre più di casa dalle nostre parti e con un Mark Shelton in ottimo spolvero, ben coadiuvato da Bryan Patrick alla voce e Josh Castillo al basso. Il clou del Fire&Steel si è materializzato anche in termini numerici di fronte al palco, con poca, pochissima gente sui divani o a cazzeggiare per il Colony. Una performance da rimembrare, quella degli americani, senza dubbio, che ha inanellato brani killer tratti dai primi album, in particolare da Crystal Logic dell’83 e da Mystification del 1987 bypassando la discografia medio-recente a eccezione, ovviamente, dell’ultimo The Blessed Curse, omaggiato con tre tracce. La Celebrazione dell’Acciaio da parte degli uomini del Kansas – unica eccezione il drummer Andreas Neuderth – ha visto anche la consegna, idealmente, della meritatissima Laurea Honoris Metal a Gianluca Silvi dei Battle Ram, invitato da Shelton e soci sul loro stesso palco per l’esecuzione di un paio di brani. Chiusura affidata a Up From The Crypt.

Manilla Road: un’ora e mezza scarsa di Epic Metal primordiale da tenersi negli occhi e nella memoria per sempre!            

 

CONCLUSIONE

Fire and Steel: Luca Cicero, durante l’esibizione degli Axevyper, ha tuonato “Questa notte stiamo scrivendo la storia”. Affermazione sacrosanta, dell’happening siderurgico consumato fra le pareti del Colony non ci si dimenticherà per tutta la vita…

 

UP THE HAMMERS AND A BIG HAIL,

Stefano “Steven Rich” Ricetti             

 

Qui di seguito la galleria fotografica del Fire and Steel… 

 

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