Live Report – Frontiers Rock festival a Trezzo Sull’Adda (MI) – Seconda Giornata

Di Stefano Burini - 10 Maggio 2014 - 17:30
Live Report – Frontiers Rock festival a Trezzo Sull’Adda (MI) – Seconda Giornata

FRONTIERS ROCK FESTIVAL – DAY II

02/05/2015 @Live Club, Trezzo sull’Adda (MI)
 

 

Dopo una prima giornata a dir poco fenomenale, spetta ai protagonisti di oggi cercare di eguagliare – se non fare meglio – dei loro colleghi. Oggi si punta decisamente su sonorità più spinte, vicine al metal classico, seppur con qualche band dedita al tipico rock melodico di casa Frontiers Records.
 

In apertura di giornata, i maschietti hanno modo di rifarsi gli occhi con l’avvenente Tave Wanning e i suoi Adrenaline Rush, nuova band in arrivo (guarda caso) dalla Svezia. Nella mezz’oretta a loro disposizione gli scandinavi ci presentano in anteprima alcuni dei brani presenti sul loro omonimo album di debutto, in uscita la prossima estate. Gli Adrenaline Rush si fanno notare per i ritmi incalzanti e l’impressionante impatto sonoro creato da chitarre e sezione ritmica; un vero pugno in piena faccia. “Change”, già nota se avete acquistato la Frontiers Rock Festival Compilation, è lo specchio di quanto descritto poc’anzi: energia e potenza a mille, per quanto l’appariscente Tave probabilmente, verrà con ogni probabilità ricordata più per le sue movenze da danzatrice del ventre che non per la sua voce. Il finale targato “Long Live Rock N’ Roll”, cavallo di battaglia dei Rainbow, serve a far riscaldare l’ugola al pubblico presente, in attesa dei momenti clou della giornata.

Setlist:
01. Black N Blue
02. Change
03. Mellansnack
04. No No No
05. Mellansnack
06. When We’re Gone
07. Want It All
08. Generation Left Behind
09. Oh Yeah!
10. Hit You Like A Rock
11. Long Live Rock ‘n’ Roll (Rainbow cover)
 

Anche quest’oggi si parte con dei suoni assolutamente all’altezza già dalle prime esibizioni, a dimostrazione che – se lo si vuole – si può offrire una qualità eccelsa a tutti gli artisti, headliner o no che siano. Di questo beneficiano anche i Moonland della poliedrica – e piuttosto attraente – Lenna Kuurmaa. Anche per loro, come nel caso degli Adrenaline Rush, l’album di debutto vedrà la luce tra qualche mese, sicché il Frontiers Rock Festival costituisce una prestigiosa vetrina per mostrare le proprie potenzialità. Con loro, si torna in pieno tra le lande del melodic rock più intimista, soprattutto per la caratteristica voce di Lenna che – fortunatamente – ammalia i presenti più per le sue qualità canore che per il look ( in realtà decisamente sobrio, con semplici pantaloni e maglia nera). Nonostante il progetto si dimostri validissimo – e c’è da scommettere sul suo successo tra gli estimatori – quella dei Moonland finisce per essere una proposta fin troppo pacata ed elaborata, in particolare nel contesto di un festival, con l’effetto collaterale di andare a sedare la carica degli spettatori.

 

Si cambia decisamente livello con gli L.R.S. di Tommy La Verdi (21 Guns), Josh Ramos (Hardline, The Storm) e Michael Shotton (Von Groove); accompagnati in questa prima assoluta da Alessandro Del Vecchio, già produttore del loro debut “Down To The Core”, alle tastiere. A fuoriuscire dagli amplificatori degli L.R.S., è il tipico hard rock melodico con venature AOR fatto di cori e melodie orecchiabili: una sublime proposta in grado di mandare in brodo di giuggiole il numeroso pubblico, presente in forze anche oggi. E che dire di La Verdi? Un intrattenitore a 360° dotato di una voce assolutamente spettacolare e di una timbrica che non ha avvertito nessun tipo di calo per tutta la durata del set, anche grazie – è giusto dirlo – al supporto dei cori di Shotton e Del Vecchio. Lo stesso singer ci tiene a ricordare, a più riprese, come questa sia una giornata che rimarrà nella storia, in primis per la nascita del festival targato Frontiers e – last but not least – per la prima esibizione live in assoluto degli L.R.S. Nei 40 minuti a disposizione, viene dato spazio – giustamente – all’album di debutto, ma la superband ci regala un finale scoppiettante con un medley targato 21 Guns, Von Groove e The Storm. Ora, possiamo ufficialmente dire che la seconda giornata del Frontiers Rock Festival è entrata nel vivo; per quanto concerne gli L.R.S., se questo è il risultato del loro primo concerto, non osiamo immaginare cosa possa succedere in futuro.

 

Nonostante la temperatura all’esterno sia quasi invernale, all’interno il pubblico inizia a scaldarsi e ad accendere definitivamente la miccia ci pensano gli Eclipse. La doppietta iniziale “Wylde One”/”Ain’t Dead Yet” non fa prigionieri, e tanto basta per far scatenare i presenti, fomentati incessantemente da Erik Martensson, vero e proprio uragano di energia, per nulla affaticato dall’esibizione tenuta il giorno precedente con i W.E.T. Tra l’altro, esulando dall’argomento strettamente musicale, a lui e al resto della band va il merito di essere stati praticamente sempre tra il pubblico, disponibilissimi e sorridenti per foto, autografi e scambi di saluti: tanto di cappello ai ragazzi svedesi. Tornando on stage; il combo svedese sfrutta al massimo i 50 minuti a disposizione, buttando nella mischia tutti i loro must, tra cui “Battlegrounds”, “Bleed And Scream” e “S.O.S.”, in una scaletta suonata quasi ininterrottamente, come a voler sfruttare appieno ogni secondo a disposizione. Dopo il meritato break, gli Eclipse tornano alacremente per i saluti finali, sulle note della power ballad “About To Break” e di “Breaking My Heart Again”, regalandoci un’ ultima scarica d’adrenalina e la promessa di un ritorno in Italia.

Setlist:
01. Wylde One
02. Ain’t Dead Yet
03. Wake Me Up
04. Battlegrounds
05. A Bitter Taste
06. Bleed & Scream
07. Under the Gun
08. S.O.S.

Encore:
09. About to Break
10. Breaking My Heart Again

Prima apparizione sui palchi europei del Cartello del Dragone Rosso, ma soprattutto prima apparizione italiana di Jake E. Lee, anche se vado a memoria e perdonatemi se non sono accurato abbastanza, ma ho ancora i brividi: il concerto è appena finito. Ascoltare uno degli eroi della mia generazione aprire con “The Ultimate Sin” e chiudere con “Bark At The Moon” tappa la bocca ad ogni detrattore col ditino alzato, anche se devo ammettere che fra tante luci qualche zona d’ombra c’è stata. Il cantante, che ricordo alla batteria negli Harem Scarem, è uno stallone dotato di grande estensione, ma forse non un esempio di feeling, e francamente ‘High Wire’ dei Badlands ci ha fatto rimpiangere ancora una volta il grande e sfortunato Ray Gillen, mentre il repertorio originale della band non sembra destinato a trasformare l’album in un classico. Ciò premesso, ad un concerto chiedo da sempre che mi scuota dal punto di vista emotivo, e negli ultimi sessanta minuti le emozioni sono fioccate. Pace, bene, e adesso vado a vedermi i Pretty Maids.
 

Alle 20 e 25 è la volta dei Pretty Maids, capitanati dal cantante Ronnie Atkins e dal chitarrista Ken Hammer, che danno fuoco alle polveri del Frontiers Rock Festival sulle note di “Mother of All Lies”, fra il tripudio del pubblico. Molti dei presenti sono lì appositamente per Loro, gli autori degli incendiari “Red, Hot and Heavy” e di “Future World“, autentiche pietre miliari di un Hard Rock metallizzato in salsa danese fortemente caratterizzato dalla splendida voce di Paul Christensen, meglio conosciuto come Ronnie Atkins, oggi quarantanovenne, uno con un’intonazione che “po esse fero e po esse piuma”, come recitava il grande Mario Brega. E il buon Ronnie non ha deluso: proprio grazie a Lui i Pretty Maids possono considerarsi ancora credibilissimi nonché autori di un grandissimo show. A differenza di altri, presenti nella stessa giornata, infatti, i danesi posseggono l’imbarazzo della scelta nell’allestire la propria setlist, per via del gran numero di bei pezzi proposti in carriera. Delirio assoluto durante le performance di “Future World”, “Yellow Rain”, la tiratissima “Back to Back” e “Red, Hot and Heavy”. Commozione durante la nuova “My Soul To Take” e, come ovvio, per l’immensa cover “Please Don’t Leave Me”, seguita da una magnetica reprise di “Another Brick in The Wall” dei Pink Floyd, da brividi, come sempre da quando esiste. Ronnie Atkins, sul palco, più passa il tempo e più assomiglia (da lontano) a Biff Byford. Buon segno… buon segno… lunga vita ai Pretty Maids!

 

A chiudere la seconda serata arrivano i profeti del metal cristiano, gli Stryper, in uno stato di forma invidiabile, che li farà risultare compattissimi; in virtù di una line-up cementata nel tempo. Michael Sweet è istrionico quanto basta ma soprattutto riconoscente nei confronti degli organizzatori nonché delle band che si sono succedute prima di loro. Alternati dal lancio di bibbie appositamente griffate nei confronti del pit si susseguono i classiconi del combo yankee. E’ innegabile: essere in cima alla giornata di venerdì del Frontiers Rock Festival li inorgoglisce e questo senza dubbio aiuta la riuscita del Loro show. La Loro setlist è preparata in maniera chirurgica, proprio come i colpi di batteria inferti senza sosta dall’ altro Sweet in formazione: il biondo Martin, con il suo strumento sistemato nella classica posizione di profilo. Abbiamo occasione di ascoltare tutti i loro cavalli di battaglia, e quando lo show subisce un momento di stanca, a spazzar via tutto ci pensano due mazzate evergreen della portata di “Breaking the Law”/”Shout It Out Loud”, rispettivamente di Judas Priest e Kiss, autentici ‘riempipista’, come si diceva una volta, che riescono ad accontentare tutti. Finale da brivido, da parte degli americani, che non necessita di ulteriore commento: dapprima una versione piano e voce di “Honestly” con il solo Michael Sweet sul palco, per poi giungere alla doppietta “Soldiers Under Command” e “To Hell With the Devil“. Ultime bordate che hanno messo a dura prova il cemento armato del Live Club di Trezzo, che ringrazia. Alla prossima, gialloneri, e speriamo che non passino ancora decenni, eh?

Setlist:
01. Sing-Along Song
02. Loud ‘N’ Clear
03. Reach Out
04. Calling On You
05. Free
06. More Than a Man
07. Legacy
08. No More Hell To Pay
09. Marching Into Battle
10. Breaking the Law (Judas Priest cover)
11. Shout It Out Loud (KISS cover)
12. All for One
13. Honestly
14. The Way
15. Soldiers Under Command

Encore:
16. Abyss/To Hell With the Devil

 

RIFLESSIONI RELATIVE ALLA SECONDA GIORNATA, MA NON SOLO…

Il Frontiers Rock Festival, vista la partecipazione di numerosi appassionati provenienti da molte parti del mondo, “rischia” di divenire il Keep It True relativo all’Hard Rock e ai suoi diretti derivati, anche per via della teutonica ma essenziale organizzazione. La sana e positiva atmosfera di “scazzo alla tedesca” che si avvertiva sulla pelle fra le mura del Live Club è peculiarità che va preservata, assolutamente, con le stesse modalità che si adottano per le specie animali in via di estinzione. L’età media del pubblico superiore a quella riscontrata in altri happening più ordinari ha fatto il resto, conferendo all’appuntamento in quel di Trezzo le stimmate dell’avvenimento. C’è da sperare che il FRF 2014 sia solo la prima di una lunga serie di kermesse di questo tipo per gli anni a venire, cosicché magari anche qualche band italiana con la caratura e la storia necessaria sulle spalle possa cavarsi qualche meritata soddisfazione. Nomi quali Elektradrive, Danger Zone e Midway, tanto per elencarne solo tre. Sperèm…

Live Report a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti (Pretty Maids e Stryper), Alex Casiddu (Adrenaline Rush, Moonland, Eclipse, L.R.S.) e Giovanni Loria di Classix Metal, che ringraziamo (Red Dragon Cartel). Fotografie per gentile concessione di Mirko Barbato.