Live Report: Graveyard a Quero (BL)

Di Massimo Ecchili - 30 Aprile 2011 - 11:00
Live Report: Graveyard a Quero (BL)

Nel corso del tour di supporto al bellissimo Hisingen Blues, i Graveyard mettono a segno una toccata e fuga in Italia per esibirsi al Plettro Alternative Sound di Quero (BL). Truemetal era presente a quest’unica esibizione nel Belpaese.

Report e foto a cura di Massimo Ecchili

Muzzled

Il compito di iniziare a scaldare l’atmosfera tocca ai Muzzled, forti dell’uscita, nel corso del 2010, dell’album di debutto intitolato Reborn. Il quartetto trevigiano propone uno stoner rock con una smaccata componente psichedelica, con sonorità che abbracciano palesemente il rock più cupo degli anni settanta. Molto buono il settaggio dei suoni, la prestazione dei singoli e anche l’impatto globale è apprezzabile, grazie ad una buona confidenza col palco. In particolare va sottolineata la convincente prestazione del frontman Daniele, ben sorretto da una solida sezione ritmica.
Molto apprezzata soprattutto la cover finale di 21st Century Schizoid Man, leggendaria bandiera dei King Crimson di Robert Fripp, qui riproposta con personalità in chiave stoner.

 

 

Bleeding Eyes

Sono trevigiani anche i Bleeding Eyes, per la precisione di Montebelluna, band con un nome piuttosto conosciuto in zona. L’intensa attività live li ha già portati, in passato, a condividere il palco con band del calibro di Node e Behold… The Arctopus, destando interesse soprattutto tra gli appassionati di generi quali sludge e hardcore. Interesse successivamente confermato con l’uscita dell’EP One Less to My Last (2008, Shove Records).
Purtroppo i suoni piuttosto impastati e, soprattutto, lo scream del cantante Tez poco udibile, hanno compromesso la buona riuscita della comunque interessante esibizione. Da segnalare i riff cadenzati del bravo chitarrista Andrea Tocchetto, protagonista assoluto della scena.
Consigliati soprattutto ai fan dei primi Mastodon.

 

 

Graveyard

È già passata da parecchio tempo la mezzanotte quando gli headliner Graveyard salgono sul palco. Incuranti della scarsa affluenza di pubblico, immersi nella comunque calda atmosfera del locale, i quattro di Göteborg trovano immediatamente il giusto feeling, dimostrando di saper trasportare sul palco l’incredibile groove della loro musica. La scaletta spazia dall’omonimo disco d’esordio (2008) all’ultimo, bellissimo, Hisingen Blues, recentemente uscito sotto la sempre attenta Nuclear Blast. In tutto un’ora abbondante di hard rock venato di blues e psichedelia che sembra arrivare dritto dagli anni settanta. I suoni non sono affatto male, ma anche in questo caso non è tutto perfetto: la voce di Joakim Nilsson latita, coperta pressochè totalmente dagli strumenti. Poco male, visto che le ottime No Good, Mr. Holden e Hisingen Blues si fanno ugualmente apprezzare e confermano in pieno il fascino che hanno su disco. Al centro del palco il bassista Rikard Edlund (che per l’occasione sfoggia una t-shirt dei Pentagram) non si risparmia col suo Rickenbacker, mentre dietro di lui Axel Sjöberg si produce in un incessante headbanging ad accompagnare le innumerevoli rullate. Maiuscola la prestazione di Jonatan Ramm, preciso sia in veste di solista che in fase di accompagnamento. E’ proprio la pioggia di riff delle due chitarre la marcia in più dei Graveyard, ma non solo per la quantità, anche, se non soprattutto, per la capacità di riproporre sonorità vintage senza per questo assomigliare smaccatamente a qualche grande nome del passato. La personalità degli svedesi esce prepotentemente allo scoperto soprattutto in brani più cadenzati come Unconfortably Numb e la bluesy The Siren, meravigliosa in sede live quanto su disco. Gli estratti dall’album d’esordio sono fatalmente meno conosciuti, ma destano ugualmente interesse soprattutto nelle versioni dal vivo, in particolar modo Satan’s Finest e Thin Line. Peccato per la mancata esecuzione della southern Longing; pazienza, sarà per la prossima volta.
La serata, in definitiva, conferma tutto ciò che di buono si dice dei Graveyard, i quali, dimostrando personalità e attitudine, riescono magicamente a far tornare, mentre suonano, gli anni settanta. Partendo dagli strumenti per arrivare al suono e passando dal look, tutto ciò che riguarda i quattro svedesi sembra uscito dal decennio d’oro per eccellenza del rock, rendendo speciale la loro musica ed il fatto che, contro qualsiasi moda o tendenza, stiano riuscendo ad imporsi all’attenzione di pubblico e critica.
Lascia un po’ di amaro in bocca vedere un locale già di per sè non enorme quale il Plettro Alternative Sound, ma vuoi per la scomoda posizione geografica (fossero stati a Milano o Bologna, solo per fare un paio di esempi, difficilmente si sarebbe visto un vuoto simile) vuoi per la scarsa attenzione che in Italia si dà a chi non è troppo conosciuto, è andata così.
Come spesso accade, il mondo si sta accorgendo di una band favolosa (vedere Billboard per credere), noi no.

Massimo Ecchili

Setlist:
No Good, Mr. Holden
Hisingen Blues
Lost In Confusion
Uncomfortably Numb
Satan’s Finest
As the Years Pass by, the Hours Bend
Thin Line
Buying Truth (Tack & Förlåt)
The Siren
Encore:
Blue Soul
Granny & Davis