Live Report: Heidenfest a Bologna

Di Daniele Peluso - 25 Ottobre 2011 - 0:00
Live Report: Heidenfest a Bologna

Quando tutto gira per il verso giusto, gli inconvenienti sono minimi (anche se fastidiosi in ogni caso), e l’organizzazione è professionale ed impeccabile, i risultati si vedono. Sempre. La grande festa folk dell’Heidenfest ha fatto tappa a Bologna per una data che, vista la buona affluenza ed i commenti più che positivi potuti catturare sul momento, ha centrato in pieno l’obiettivo. Ottima musica, pubblico coinvolto quanto basta. Insomma: buona lettura!

Foto e Report a cura di Peluso Daniele

 

Ad avere l’onore di aprire le danze tocca agli Skálmöld, ottima band folk islandese attiva dal 2009. Proprio dal debutto discografico “Baldur”, la band capitanata dal cantante Björgvin Sigurðsson pesca a piene mani offrendo al poco pubblico presente (molto attivo e subito in piena sintonia con il gruppo) una esibizione davvero pregevole. Un folk molto potente ed aggressivo, incorniciato metaforicamente da una parte corale ben sopra le righe. È proprio l’alternarsi dei diversi timbri vocali dei membri degli Skálmöld a rendere la proposta musicale così allettante e convincente.


Poco più di quaranta minuti sono stati più che sufficienti per poter apprezzare la musica offerta dagli islandesi. Su tutte, spicca la marzialità dell’intro di “Kvaðning” e il meraviglioso sviluppo solistico molto tendente al power. Il pubblico apprezza, gli Skálmöld si divertono e ringraziano.

Setlist:
Heima
Árás
Upprisa
Kvaðning
Hefnd
Valhöll

 

“C’è un’enorme bottiglia di Bud che naviga per il palco, sarà sicuramente Jostein con tutta la banda”.

Il palco dell’Heidenfest viene confusamente invaso dalla goliardica e rumorosa presenza dei TrollfesT, alfieri incontrastati (e avinazzati) del True Norwegian Balkan Metal.
Sorrisi sdentati e atteggiamenti ammicanti verso le giovani pulzelle delle prime file preparano il terreno ad una tiratissima “Die Verdammte Hungersnot”, apertura del nuovo “En Kvest for Den Hellige Gral”.

Tra vecchio e nuovo, anche se canzoni come “Villanden” e “Der Jegermeister” riescono a scaldare la platea molto più degli estratti dagli ultimi due full-lenght, i ragazzacci norvegesi portano avanti la loro discreta esibizione in attesa del gran finale. Tocca ad una trascinante “Helvetes Hunden GARM”, suonata con tutti i componenti degli Skálmöld sul palco, salutare le folla accorsa ad applaudire i norvegesi tra un circle-pitt e un wall of death buttati lì, tanto per tenersi un po’ in forma. Non mi resta che andare a prendere una boccata d’aria fresca, continuando imperterrito a canticchiare “Voff, voff, voff, er ist eine Helvetes Hund ja Voff, voff, voff, er sult hat keine stopp!”

Setlist:
Die Verdammte Hungersnot
Brakebein
Villanden
Der Jegermeister
Helvetes Hunden GARM

 

Calate le luci sull’esibizione dei simpatici norvegesi, tocca agli Arkona soddisfare i palati esigenti dell’Heidenfest. I russi non deludono le aspettative e ci regalano una esibizione maiuscola, forse la migliore di tutto il festival. Gli Arkona sono, volenti o nolenti, una perfetta macchina da guerra; Masha, instancabile, inarrestabile, irriducibile condottiera russa, porta l’esibizione al puro visibilio. Perfetti (anche se con un paio di fischi di ritorno dalle casse di troppo), gli Arkona propongono un repertorio tutto muscoli che tende a spazzare via ogni dubbio, ogni minima esitazione su chi, di fatto, fa da portabandiera al pagan metal russo.

Un misto tra folk e black nell’apertura tutta dedicata al nuovo album: l’intro “Az’”, con il miscuglio eterogeno tra oriente ed occidente, seguito a ruota dalla sciamanica “Arkaim”, presenta il gruppo moscovita a chi non ha ancora avuto modo di poterlo conoscere. Masha sembra quasi tarantolata, tanto si muove, corre e sbraita sul palco: un concentrato di pura energia contenuto in un corpo da scricciolo. Davvero impressionante.
Gran parte dell’esibizione è incentrata sulla promozione del nuovo “Slovo”, fatta eccezione per la suggestiva “Po Syroi Zemle” da ‘Zhizn Vo Slavu’, le fortunatissime “Yarilo” e “Goi, Rode, Goi” tratte dall’omonimo album uscito nel 2009 e la title-track dell’EP ‘Stenka Na Stenku’, uscito poco prima della pubblicazione del nuovo studio album. Un scaletta che non lascia insoddisfatto il numeroso pubblico; i tempi sembrano maturi per il gruppo russo, pronto a mio avviso al posto di Headliner in eventi di caratura internazionale. Chapeau.

Setlist:
Az’
Arkaim
Zaklyatye
Leshiy
Goi, Rode, Goi!
Slovo
Po Syroi Zemle
Stenka Na Stenku
Yarilo

 

Dopo cotanto impatto sonoro, il True Scottish Pirate Metal è quello che ci vuole per tirare un po’ il fiato in vista del clou del festival.
Ai pirati scozzesi Alestorm il compito di traghettare l’Heidenfest tra i flutti schiumosi e maleodoranti taverne pregne di whiskey e polvere da sparo. Freschi di pubblicazione del nuovo “Back Through Time”, i Nostri ci offrono una esibizione divertente e spensierata e di ottima qualità. L’inguardabile e tradizionale mise del simpatico frontman Christopher Bowes non ci distoglie dall’ottima prestazione canora offerta al pubblico.

Come per il trolleschi norvegesi, anche i pirati scozzesi si esibiscono in una granuola di ammiccamenti, linguacce e sorrisi vari. Il pubblico risponde colpo su colpo cantando a squarciagola gli inni etilici della band, raggiungendo l’apice con la famosa “Captain Morgan’s Revenge”. Tinte decisamente più oscure e tetre nella “Death Throes of the Terrorsquid”, canzone che vede sul palco, come ospite d’onore, “Vreth” dei Finntroll a urlare nel microfono dei corsari dell’atlantico settentrionale.
Ottima esibizione davvero, un misto tra tecnica e goliardia di sicuro interesse. Promossi a pieni voti.

Setlist:
Back Through Time
Shipwrecked
Wenches & Mead
Captain Morgan’s Revenge
The Sunk’n Norwegian
Wolves of the Sea
Death Throes of the Terrorsquid
Keelhauled
Rumpelkombo

 

Dopo un ennesimo cambio palco da record, al calare delle luci l’intro di “The March of the Varangian Guard” rompe il silenzio in un boato da parte del pubblico (per diventare femminea isteria alla comparsa di Warlord Nygård). I Turisas prendono possesso del palco dell’Heidenfest tra il tripudio generale, segno che la band finlandese è oramai entrata di diritto nell’olimpo del metal europeo. Tutta la pomposa teatralità del nuovo “Stand Up and Fight”, a dire il vero, si perde un po’ in sede live. Quello che i Turisas perdono in termini di suoni, però, lo riacquistano immediatamente son una presenza scenica davvero invidiabile.

Varia la scaletta che pesca più che volentieri nei classici come la lenta “One More” o la più energica “To Holmgard and Beyond”. Una esibizione ben studiata insomma, perché al momento di stanca vissuto durante l’esecuzione di “Hunting Pirates”, il gruppo è bravo a riprendere il centro del ring sciorinando una “Rasputin” eccellente. Da segnalare il piccolo divertente siparietto che si è venuto a creare davanti alla zona di vendita dei dischi: mentre i finlandesi catechizzavano il pubblico con la maestosa “Stand Up and Fight”, un gruppo di buontemponi capitanati dal finntrollico “Skrymer” si sono esibiti in un balletto classico, frammisto ad una mimica tragicomica nei momenti salienti del brano.
Tutti a saltare per l’ovvia conclusione di “Battle Metal” che chiude una esibizione più che positiva. Stucchevole, per non usare termini meno adatti, la cover in finlandese de “l’italiano” di Toto Cutugno uscita dalla casse mentre la band è schierata sul palco intenta a ricevere i meritati applausi dal pubblico.
In ultimissima analisi, dal punto di vista di chi scrive i Turisas si stanno prendendo un po’ troppo sul serio. Ma, per dirla tutta, il pubblico sventola la bandiera finlandese, salta, urla a squarciagola, si abbraccia, balla e li acclama.
Che piaccia oppure no, quindi, hanno regione loro: i Turisas da Hämeenlinna.

Setlist:
The March of the Varangian Guard
One More
The Great Escape
Stand Up and Fight
To Holmgard and Beyond
Sahti-Waari
Hunting Pirates
Rasputin
Battle Metal

 


Dulcis in fundo. La mia ultima esperienza targata Estragon con i Finntroll non fù propriamente un successo. E, con tutto il rammarico possibile, posso dire che, tralasciando la prova di Ruotsalainen questa volta del tutto all’altezza della situazione, gli stessi problemi del 2009 si sono impietosamente ripresentati per la band finlandese. Un suono non solo completamente inadatto per una band di tale spessore, ma addirittura fastidioso nella sua totale, castrante pastosità. Un mix di suoni poco distinguibili in cui la voce di un istrionico Mathias sembra quasi fuori posto.

Virta lo si sente a sprazzi (sparisce completamente, ad esempio, nella cruciale parte iniziale di “Solsagan”) e questo di certo non aiuta. Ad onor del vero il suono migliora leggermente (restando comunque insufficiente) vicino alle prime file, ma questo non basta. Quasi inutile parlare quindi della prova dei Finntroll che, è giusto segnalare, danno comunque il massimo on stage dimostrando grande rispetto verso il pubblico pagante. Duetto finale con Masha degli Arkona, forse la parte migliore dell’esibizione finlandese. Peccato davvero.

Setlist:
Avgrunden öppnas
Manniskopesten
Kitteldags
Nattfödd
Nedgång
Solsagan
Slaget vid blodsälv
Midnattens widunder
Under bergets rot
Insects
The God That Failed
Trollhammaren
Rivfader
Jaktens tid

Note a parte:
Quello che mi sento in dovere di sottolineare sono essenzialmente due cose che reputo molto importanti. La prima: l’organizzazione dell’Heidenfest è stata davvero impeccabile. Rispetto degli orari, minimi tempi di attesa e suoni (a parte quelli dell’esibizione dei Finntroll come ho già riportato in sede di commento) adatti ad un evento come questo. La seconda, e forse quella più importante di tutte, è stata la grandissima disponibilità di quasi tutti gli artisti con il pubblico. Fin da subito Skálmöld, Alestorm, TrollfesT e Finntroll si sono mescolati con la gente, hanno fatto foto e firmato autografi lasciando da parte atteggiamenti da superstar e interagendo con chi, in definitiva, li ha reso star internazionali. Il mondo del metal è piccolo, se paragonato ad altri generi musicali, ma qualche volta certi artisti dimenticano le proprie radici e chi li ha reso grandi. Non all’Heidenfest però. Qui è stata una festa, lontana da isterismi e protagonismi tanto cari ai nostri sciagurati tempi moderni.