Progressive

Live Report: Mastodon @ Münchenbryggeriet, Stoccolma, Svezia 04/02/2019

Di Davide Sciaky - 7 Febbraio 2019 - 17:48
Live Report: Mastodon @ Münchenbryggeriet, Stoccolma, Svezia 04/02/2019

MASTODON + KVELERTAK + MUTOID MAN

04/02/2019 @Münchenbryggeriet, Stoccolma, Svezia

Per iniziare bene il 2019 i Mastodon si sono lanciati in un tour dell’Europa lungo un mese, e con pochissimi giorni di pausa, in compagnia di Kvelertak e Mutoid Man.

Questa volta gli americani purtroppo non passano dall’Italia e nel mio caso mi sono trovato a vederli a Stoccolma.
Arrivando intorno alle 19.30 trovo il Münchenbryggeriet, un locale dalla capienza di circa mille persona, già abbastanza pieno e il pubblico continua a crescere durante l’esibizione della prima band riempiendo quasi completamente il locale.

Alle 20 in punto salgono sul palco i Mutoid Man, una band newyorkese nata nel 2012 e con già due album all’attivo.
La loro proposta è un interessante mix di generi che i tre miscelano abilmente ottenendo un risultato davvero piacevole: si spazia dall’Heavy classico (in cui personalmente sento anche sprazzi di NWOBHM), a degli intricati riff piuttosto tecnici e decisamente Prog, a delle sfuriate Hardcore.
Il tempo a disposizione del trio non è tanto, giusto mezz’ora, ma gli americani la sfruttano bene suonando nove canzoni; nel mezzo interagiscono abilmente col pubblico facendolo ridere, esaltare ed urlare.
Probabilmente molti, sicuramente almeno io, non conoscevano la band, ma l’esibizione convince decisamente e riscalda adeguatamente tutti i presenti.

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Tocca ora ai Kvelertak che salgono puntuali sul palco alle 20.45.
Lo show dei norvegesi è una delle mie grandi incognite della serata: riuscirà il nuovo cantante, Ivar Nikolaisen, a sostituire degnamente Erlend Hjelvik, il vocalist che l’anno scorso ha lasciato la band?
La risposta è…cazzo, sì!
Il concerto è un concentrato di adrenalina, la musica è potente, tutti i musicisti sono carichi e precisi, ma il vero protagonista è Ivar: arrivato sul palco con un cocktail in mano, se lo scola in un sorso tra due strofe prima ancora di aver raggiunto la metà della prima canzone.
Per i 45 minuti in cui i Kvelertak sono sul palco, il cantante non sta fermo un secondo: si muove su e giù per il palco, sbandiera l’asta del microfono, si sporge verso il pubblico dalle casse posizionate davanti al palco.
All’inizio della seconda canzone, ‘Bruane Brenn’, si arrampica sulla transenna, canta qualche parola e poi si lancia sul pubblico a fare crowdsurfing.
Tutto questo continuando a cantare impeccabilmente.
Perché, nonostante il suo agitarsi sul palco e sul pubblico, Ivar non perde una battuta e canta ottimamente.
Non bisogna dimenticare anche il resto della band, certo meno dinamici del cantante (ma con gli strumenti dei Mastodon alle spalle lo spazio a disposizione non è neanche tantissimo), ma comunque impeccabili nella loro particolare formazione a tre chitarre, tanto energici quanto precisi.
Insomma, 45 minuti volano e i Kvelertak si confermano una potenza dal vivo e, a mio parere, una delle band più interessanti e divertenti degli ultimi anni.
Ivar, che continua a lanciarsi sul pubblico ogni 3 minuti, dimostra di avere personalità, grande energia, e di essere capacissimo al microfono, un’ottima aggiunta alla band.
L’esibizione si conclude con il pezzo omonimo, ‘Kvelertak’, ormai l’inno della band, che viene cantato a gran voce dal pubblico.

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Dopo una pausa per il cambio palco si spengono le luci e parte ‘Singin’ in the Rain’, la celebre canzone che con ironia introduce i Mastodon sul palco.
I quattro attaccano subito una scatenata ‘Iron Tusk’ che apre un concerto dalla scaletta completamente rivoluzionata rispetto all’ultimo tour europeo.
Si continua con un’altra novità di questo tour, “March of the Fire Ants’, per poi tornare su un paio di pezzi sentiti due anni fa, ‘Mother Puncher’ e ‘Steambreather’.
A questo punto abbiamo già sentito canzoni da “Leviathan”, “Remission” e “Emperor of Sand”, ma non è finita: la setlist, infatti, è assemblata con maestria pescando da tutti gli album della band, ad esclusione di “The Hunter”.
Durante la serata sentiremo quindi, tra le altre, una stupenda ‘Ghost of Karelia’ da “Crack the Skye”, ‘Sleeping Giant’ da “Blood Mountain”, ‘Diamond in the Witch House’ da “Once More ‘Round the Sun”, e anche un’ottima ‘Toe to Toes’ tratta dall’ultimo EP, “Cold Dark Place”.
A concerto inoltrato Troy Sanders prende il microfono per introdurre sul palco Scott Kelly, il cantante dei Neurosis che spesso ha collaborato con la band.
Il cantante rimane sul palco per ben sei canzoni, da pezzi più recenti come ‘Scorpion Breath’ a classici come ‘Crack the Skye’, inizialmente solo cantando, poi sulle ultime due canzoni anche suonando la chitarra.
Dopo una potentissima ‘Blood and Thunder’, infine, i cinque musicisti ringraziano il pubblico e lasciano il palco.
Data la complicatezza dei brani, e la scelta di suoni, il missaggio è sempre un elemento cruciale per l’esito di un concerto dei Mastodon: fortunatamente questa volta è ottimo, permettendo a tutti i presenti di godersi appieno un’ora e mezza di show.
In questo modo possiamo riconoscere al meglio ancora una volta tutto il talento di una band che unisce una potentissima aggressione sonora ad una grande classe compositiva.
Perché ascoltando la loro musica i primi aggettivi che mi vengono in mente sono classe ed eleganza, ma allo stesso tempo dagli amplificatori dei Mastodon esce una gran cattiveria che spinge il pubblico ad un headbanging scatenato per tutta la serata.

In conclusione gli americani sono in grande forma e, con l’aggiunta dei due gruppi di supporto di questo tour, offrono una serata di grande, grande musica.
Peccato non passino dall’Italia.

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