Live Report: Over The Rainbow a Bologna
Unica data italiana per i Rainbow… ops, Over The Rainbow, formazione da poco tornata a calcare i palchi in onore dei nostalgici. All’appello manca solo Ritchie Blackmore… c’è però suo figlio Jürgen, autore, come vedremo, di una prova comunque più che buona e in ottima sintonia con “vecchietti” del calibro di Joe Lynn Turner, Bobby Rondinelli, Greg Smith e Paul Morris. A supporto troviamo Ancient Bards e Markonee, i primi forse un po’ fuori tema rispetto ai restanti gruppi ma comunque più che bravi a tenere il palco, mentre più inclini alle sonorità dell’evento i secondi, e autori di un prova letteralmente devastante, nonostante i pochi minuti a disposizione.
Parole di Lorenzo Bacega e Angelo D’Acunto
Foto di Angelo D’Acunto
Ancient Bards
Ad aprire le danze ci pensano gli Ancient Bards, vera e propria mosca bianca nel cartellone, rispetto ad una serata votata a tutt’altre coordinate musicali. Il combo di Rimini, difatti, propone un power metal dalle forti tinte epiche che ben poco si distacca dagli stilemi proposti da tante altre band in circolazione. Nonostante ciò la band riesce comunque a mettere in atto uno show pressoché buono, grazie a suoni di ottima fattura e ad una esecuzione impeccabile da parte di tutti i membri del gruppo, sui quali spiccano in maggior modo le qualità vocali della cantante Sara Squadrani. Poco più di mezz’ora è il tempo a disposizione per i nostri, necessari per scaldare come si deve i presenti all’interno dell’Estragon con una prova che convince appieno, soprattutto i pochi affezionati raggruppati sotto il palco sempre pronti ad offrire il giusto supporto nei confronti del combo romagnolo.
Angelo D’Acunto
Markonee
Ad alzare ancor di più la temperatura all’interno del locale ci pensano i Markonee. Il combo felsineo, oltre a mettere a segno uno show energico e coinvolgente, ha dalla sua il vantaggio di giocare in casa, di fronte ad un pubblico che risponde con netto entusiasmo alla proposta musicale dei nostri. Pochi i colpi a vuoto e tanta, tantissima grinta, in poco più di mezz’ora a disposizione caratterizzata (come in precedenza) da suoni miracolosamente su alti livelli, dove a mettersi in primo piano sono le strabilianti doti vocali del singer Gabriele Gozzi, sorretto da una sezione ritmica in cui a dettare i tempi di marcia sono sempre i colpi precisi al millimetro del drummer Ivano Zanotti, più gli assoli funanbolici che fuoriescono dalla chitarra di Stefano Peresson. Prova esecutiva nettamente d’alti livelli quindi, da parte di una band che mette letteralmente a ferro e fuoco l’Estragon in una trentina di minuti, con una setlist ben equilibrata fra pezzi nuovi (estratti da See the Thunder, album di imminente pubblicazione) e vecchi, fra i quali spicca su tutti una Marconi cantata da tutti i presenti, grazie al suo ritornello semplice e che si fissa subito in mente.
Angelo D’Acunto
Over The Rainbow
Ore 22:40: davanti a un Estragon pieno neanche per metà si spengono le luci e scatta la tanto attesa ora degli headliner. Malgrado un’accoglienza non troppo calorosa da parte del pubblico (che andrà però decisamente scaldandosi con lo scorrere del concerto), la band si dimostra carica a mille, pronta a stupire tutti i presenti con uno spettacolo davvero solido e convincente. La setlist si apre nel migliore dei modi: Tarot Woman e Kill The King sono due veri e propri pezzi da novanta, magistralmente interpretati da un eterno Joe Lynn Turner che si presenta sul palco con giacca di pelle e occhiali da sole. Proprio dal cantante a stelle e strisce, autore di una performance davvero da brividi e senza alcuna sbavatura per tutta la durata dell’esibizione, giungono alcune delle note più liete della serata: il tempo sembra infatti essersi fermato per il frontman americano (la carta d’identità segna anno di nascita 1951, ma la voce sembra ancora quella di un trentenne) e non poteva esserci risposta migliore per zittire tutti i detrattori che ancora oggi lo criticano (spesso a sproposito). Sorretti da volumi finalmente all’altezza della situazione (malgrado nei pezzi più tirati i suoni risultino un po’ troppo impastati), tutta la band si esprime ai massimi livelli. E’ una scaletta piuttosto eterogenea quella proposta in questa occasione, ben bilanciata, e che pesca da tutta la produzione discografica del gruppo: brani del calibro di Long Live Rock’n’Roll, Stargazer, Man on the Silver Mountain, I Surrender, All Night Long, Can’t Let You Go, Death Alley Driver e Ariel si intrecciano nel corso della setlist per dare vita a uno spettacolo assolutamente solido dal punto di vista ritmico (impressionante come al solito il drumming di Bobby Rondinelli, autore tra l’altro di un convincente assolo di batteria) e davvero coinvolgente quanto a presenza scenica (vedere per credere il bassista Greg Smith, impegnato a interagire con le prime file e a correre per il palco per tutta la durata dello spettacolo). Un discorso a parte merita la prova di Jürgen “J.R.” Blackmore, che risulta ottima sotto ogni punto di vista (forse un po’ troppo sporco a volte in fase di esecuzione), e che di certo non fa eccessivamente rimpiangere il più blasonato padre. Chiusura col botto affidata ad una tirata Gates of Babylon, che raccoglie pienamente i favori del pubblico, seguita a ruota dal tandem Since You’ve Been Gone (cantata a squarciagola da tutti i presenti) e Can’t Happen Here. Cala il sipario, lo spettacolo è finito e i cinque musicisti raccolgono la meritata ovazione da parte del pubblico, prima di congedarsi definitivamente dietro le quinte.
Rimane l’amaro in bocca, al cospetto di una performance maiuscola come quella offerta dagli Over The Rainbow in questa occasione, constatare come, ancora una volta, l’affluenza al concerto sia stata sotto alcuni aspetti deludente e abbastanza al di sotto delle aspettative. Specialmente considerando che si trattava dell’unica data in suolo italiano da parte di un gruppo dalla notevole importanza storica, per di più in un locale facilmente raggiungibile (anche con i mezzi pubblici) e di sabato sera, era lecito aspettarsi una partecipazione maggiore di quella che effettivamente è stata. Dovremmo fermarci un attimo a riflettere e prendere seriamente coscienza di queste cose prima di lamentarci se alcuni gruppi (come effettivamente sta succedendo da qualche tempo) ci pensano due volte prima di fissare delle date nel nostro paese.
Lorenzo Bacega