Live Report: Paul Gilbert (Treviso, 23/10)

Di Nicola Furlan - 29 Novembre 2008 - 12:41
Live Report: Paul Gilbert (Treviso, 23/10)

Paul Gilbert, Dolcetti
New Age (Treviso), 23/10/08
Report e foto a cura di Nicola Furlan

Venerdì 23 Ottobre il palco del New Age ha ospitato l’esibizione di un grande artista: Paul Gilbert. Il chitarrista statunitense, da annoverare con certezza nella cerchia dei più importanti guitar heroes conteporanei, ha offerto una prestazione d’alto livello, proponendo pezzi tratti dai dischi solisti, un paio di cover e altrettanti composti durante la sua permanenza nella metal band Racer X. In apertura di serata troviamo i Dolcetti, opener capitanata dal chitarrista Gianni Rojatti e accompagnati, per l’occasione, dal bassista Alberto Rigoni, già membro dell’apprezzata realtà nostrana, Twinspirits.

Dolcetti

Sembra valida la proposta dei Dolcetti di Gianni Rojatti, chitarrista dalle indubbie abilità tecniche, oltre che ideatore di brani le cui melodie appaiono sufficientemente capaci di calamitare le attenzioni dei presenti. Il tono ipotetico con cui si apre questo report è da ricordursi alla qualità dei suoni. L’esibizione del quartetto è stata letteralmente violentata da un’acustica tremenda, completamente insufficiente a far apprezzare anche una sola piccola parte dello show. Di carne al fuoco ce ne era parecchia, a partire dal contributo del bassista, quell’Alberto Rigoni già al lavoro con la progressive metal band veneta Twinspirits.

Un’analisi a senso unico, nello specifico in grado di mettere in evidenza quel poco di comprensibile che è emerso da un chaos di volumi altissimi e bilanciati con poca, pochissima cura. L’axeman ha certamente mezzi e idee per poter produrre qualcosa di molto valido e, per l’occasione, spicca nell’esecuzione delle parti soliste, ricche di gusto e melodia. Colpisce anche la presenza scenica, coinvolgente e ricca di mosse dimostranti il rapporto artistico che lo stesso ha con la propria sei corde. Un valido artista che, in futuro, mi auguro possa esprimersi supportato da una struttura fonica di ben altro livello.

Paul Gilbert
(sito ufficiale MySpace)

Passata la paura che l’acustica fin qui subita potesse condizionare anche l’esibizione di Paul Gilbert, ci si trova già immersi nella proposizione di Hurry Up, canzone contenuta nel full length del 2006 “Get Out of my Yard”. Ed è già spettacolo. I suoni ‘aggiustati’, le immancabili cuffie in testa, le sezioni ritmiche operate mediante la sinergia tra il bassista Craig Martini e il batterista Jeff Bowders, unitamente al delicato tocco esotico alle tastiere delle moglie Emi, inquadrano uno show che lascia intendere un finale di serata intenso e apprezzabile. Passano in rassegna brani vecchi e nuovi, tutti suonati in maniera eccellente, scanditi con perfezione al micro secondo, ricchi di stile. Progressive, shred, hard rock, metal, blues…chi più ne ha più ne mette. Tutto questo è stato Paul Gilbert.

L’artista richiama in setlist canzoni composte coi Racer X, nello specifico Viking Kong e Technical Dificulties, ma la maggior parte dei pezzi è estratta dagli album solisti. In particolare, colpiscono molto quelli pescati dall’ultimo full length “Silence Followed By A Deafening Roar” e non è da meno la presenza e lo stile che Gilbert espone on stage. Vengono suonate anche due cover, dai più apprezzate in quanto facente capo a nomi del calibro di Jimi Hendrix e The Who. Nulla dei Mr. Big, nemmeno quell’accattivante Green Tainted Sixties Mind che più di qualcuno ha, invano, atteso.
Assieme ai vari e arcinoti grandi nomi, Paul Gilbert rappresenta una risorsa inestimabile per la musica rock contemporanea. Che lo conosciate oppure no, investite senza remore sulla prossima data vicina a casa vostra. Non ne rimarrete delusi.

Setlist:
Hurry Up, The Curse Of Castle Dragon, Followed By A Deafening Roar, Eudaimonia Overture, Norwegian Cowbell, Scarified, Suite Modale, The Gargoyle, I Cannot Tell A Lie, JackHammer, Bronx 1971, Burning Organ, Technical Dificulties, Red House (Jimi Hendrix cover), Viking Kong, Down To Mexico, Long Live Rock (The Who cover)