Hard Rock

Live Report: Robert Plant and The Sensational Space Shifters a Roma

Di Francesco Maraglino - 20 Luglio 2014 - 8:00
Live Report: Robert Plant and The Sensational Space Shifters a Roma

ROBERT PLANT AND THE SENSATIONAL SPACE DRIFTERS + NORTH MISSISSIPPI ALLSTARS
Roma@Cavea-Auditorium Parco Della Musica – Sabato 12 Luglio 2014

 

 

Sabato 12 luglio il pubblico romano che ha affollato la Cavea del magnifico Auditorium Parco della Musica di Roma ha preso parte ad un appuntamento ineludibile con uno dei miti assoluti del rock: Robert Plant, cantante dei Led Zeppelin, ha, infatti, portato in Italia, ed anche nella capitale, il suo nuovo tour, prodromico all’uscita di un nuovo full-length, che arriverà dopo l’estate, dal titolo “Lullaby and … the Ceaseless Road”.

 

 

A riscaldare gli spettatori che riempiono gli ultimi scranni liberi della prestigiosa venue, però, provvedono i North Mississippi Allstars, trio statunitense che espone una vivace e fulminante miscela di southern-rock e blues, non particolarmente nuova ed originale, ma carica di feeling, passione e divertimento.
Vero e proprio motore della band appare il batterista Cody Dickinson, una specie di locomotiva del ritmo che possente tira la volata alle corde del fratello Luther Dickinson e del terzo socio della combriccola, il bassista Chris Chew, e si cimenta pure nel suonare un asse da lavare elettrico.
I North Mississippi Allstars portano a termine la propria performance, la quale vede scambi di strumenti ed incursioni tra le prime file della platea, tra i convinti applausi del pubblico, che però è già in trepida attesa di Robert Plant.

Line Up:

Luther Dickinson – chitarra e voce
Cody Dickinson – batteria, tastiere, electric washboard
Chris Chew – basso

 

 

 

Il tempo di un non velocissimo cambio di strumenti, ed ecco che i componenti della band che accompagna il vocalist zeppeliniano, The Sensational Space Shifters, arrivano sul palco. La star arriva da ultima, i capelli ancora lunghi e la barba a dargli un’aria da santone. La musica nell’aria è ipnotica e psichedelica, e non sembra dare suggerimenti sullo stile che il cantante prediligerà per il suo suono stasera (folk, blues, hard rock ?).
Le note assumono poi la connotazione della celeberrima No Quarter ed allora una cosa appare immediatamente chiara: non mancheranno gli estratti del repertorio del “dirigibile”, stasera, ad allietare la serata del pubblico romano.
No Quarter apre le danze di un’esibizione in cui elementi roots, world, blues ed hard rock si mescolano liberamente in un crogiuolo sonoro ad un tempo colto ed appassionante, nelle quali costituenti acustici ed elettrici, violino africano e sei-corde rock convivono felicemente in una mozione sonora giammai banale.
Robert Plant ed accoliti propongono canzoni dal loro nuovo album – ed il frontman scherza su data e orario (!) di uscita, fingendo di non ricordarli perfettamente – come la brillante Rainbow ed il vivace traditional Little Maggie, nonché brani del repertorio solista del singer (la vivace Down To the Sea e la magica e torrida The Enchanter).
Non mancano omaggi all’adorata “musica del diavolo” e, in particolare, alla indimenticabile stagione del british blues degli anni Sessanta del secolo scorso, con le rendition alquanto hard e groovy di Spoonful di Howlin’ Wolf e Fixin’ To Die di Bukka White.
Ma gli applausi più intensi sono, ovviamente, per i richiami al catalogo dei Led Zeppelin, rappresentati da una Black Dog in cui rock duro e violino africano si contaminano senza difficoltà, da un’acustica e incantata Going To California, e da una magnifica Baby, I’m Gonna Leave You, che contrappone segmenti acustici a bordate elettriche e “pesanti”.
I Sensational Space Shifters sono magistralmente a proprio agio in tutte le situazioni, e sugli scudi appaiono soprattutto i due chitarristi Justin Adams e Liam ‘Skin’ Tyson, nonché il polistrumentista Juldeh Camara (quest’ultimo alle prese, tra l’altro, con il sopra citato “ritti”, violino africano a una corda).
Ad un passo dalla fine, uno strano blues si protende verso la platea, ma nel giro di pochi secondi il riff immortale di Whole Lotta Love si abbatte poderoso sull’Auditorium, e la gioia e l’entusiasmo di ascoltare quella canzone cantata proprio da QUELLA voce sono incontenibili.
C’è appena il tempo di un encore, con una nuovissima e tosta Turn It Up e con l’immancabile Rock’n’Roll, e, mentre il pubblico all’unisono intona il verso “Been a long lonely, lonely, lonely, lonely, lonely time” la pioggia di un improvvido acquazzone estivo manda tutti a casa, pienamente soddisfatti.
Anche la luna che, l’altra sera, giganteggiava nel cielo romano, si sarà compiaciuta, ne siamo sicuri, di questo incontro ravvicinato con una leggenda vivente della musica.

Francesco Maraglino

Line Up:

Justin Adams – chitarra, bendir, voce;
John Baggott – tastiere;
Juldeh Camara – ritti (violino africano a una corda), kologo (banjo africano), tamburo parlante, voce;
Billy Fuller – basso, voce;
Dave Smith – batteria e percussioni;
Liam ‘Skin’ Tyson – chitarra, voce.

Tracklist:

01. No Quarter

02. Down To The Sea

03. Spoonful

04. Black Dog

05. Rainbow

06. Going To California

07. The Enchanter

08. Baby I’m Gonna Leave You

09. Little Maggie

10. Fixin’ To Die

11. Whole Lotta Love

Bis:

12. Turn It Up

13. Rock’n’Roll