Live Report: Rock Camp Day 1 @ Prepotto (TS) – 05 Settembre 2025

A pochi chilometri da Trieste, nella frazione di Prepotto (da non confondere con l’omonima località nella vicina provincia di Udine), si svolge da qualche anno una rassegna musicale che sta diventando sempre più interessante. Nell’area feste della piccola località giuliana, l’associazione Rock Out X Project mette in scena il Rock Camp, una kermesse musicale che nelle passate edizioni ha già avuto l’occasione di ospitare artisti del calibro di Elvenking, Sinheresy, Dino Jelusick (Trans Siberian Orchestra, The Dead Daisies e Whitesnake). L’appuntamento per quest’anno è fissato per il 5, 6 e 7 settembre 2025, un evento di tre giorni che vedrà esibirsi vari artisti all’insegna della musica rock e metal. Noi di Truemetal.it abbiamo seguito per voi la prima giornata, quella di venerdì 5 settembre, in cui spicca il nome degli sleazer scandinavi The Cruel Intentions, band capitanata dall’ex voce dei Vains of Jenna, Lizzy DeVine. La compagine nordeuropea sta raccogliendo sempre maggiori consensi in campo internazionale e la loro presenza nella serata odierna rappresenta una ghiotta occasione per tutti gli appassionati del genere. Gli altri nomi in programma sono i Boomer Hangovers, Guilty of Joy, Broken Wings e Superhorror.
L’area del festival è situata nel verde dell’altopiano carsico, in una fascia di territorio schiacciata tra il mare e il confine con la Slovenia. L’interno dell’area che ospita la manifestazione, si presenta molto accogliente, con ampio spazio per i chioschi di ristoro e le bancarelle di merchandising.
All’interno del parco, inoltre, è presente una lapide in marmo in memoria di Ozzy Osbourne, con cui l’organizzazione del Rock Camp vuole commemorare il Mad Man, un’iniziativa che viene molto apprezzata dagli avventori del Rock Camp: infatti numerosi quelli che si avvicinano all’iconico cimelio per osservarlo e per fare una foto.
Boomer Hangovers
La giornata inizia con l’hard rock/grunge dei triestini Boomer Hangovers, che praticamente giocano in casa. La compagine giuliana, benché di recente formazione, è composta da musicisti già navigati, come si può notare dall’età media dei vari componenti. I Boomer Hangovers iniziano il loro spettacolo attorno alle 18:00 e, nonostante il grosso delle persone debba ancora affluire, il combo triestino può lo stesso contare su una sparuta presenza sotto il palco. La band, sebbene abbia appena un anno di attività, dispone già di un discreto repertorio di brani originali che vengono proposti durante la serata. La voce di Eddie Cat ha un’impostazione più vicina a un certo rock classico, rendendo la proposta musicale del quartetto fruibile anche a chi non ha molta familiarità con il Seattle-sound. Il tempo a loro disposizione scorre, e dopo aver presentato i musicisti che lo accompagnano, ovvero Gianfry (chitarra), Giulio (basso) e Appy (batteria), Eddie annuncia l’ultimo pezzo, “Worst Time Of My Life”, durante il quale qualche presente, che probabilmente già conosce la band, si avvicina al palco per cantare il coro finale. Il tempo a loro disposizione è terminato, ma i Boomer Hangovers hanno sfruttato bene l’opportunità del prestigioso palco a loro concesso, sfoggiando una buona prestazione e dimostrando di poter ambire a raccogliere altre soddisfazioni in futuro.
Guilty Of Joy
La vicinanza al confine della località carsica, permette agli organizzatori di contattare anche artisti underground dalla vicina Slovenia, come nel caso dei Guilty Of Joy, il secondo nome del programma odierno. La band gioca d’astuzia e, per attirare l’attenzione dei presenti, inizia il proprio set sfoderando un brano noto a tutti come il classico dei Black Sabbath, “War Pigs”, per poi intersecarlo con una loro composizione. I Guilty Of Joy non si dimostrano affatto timidi e cercano fin da subito di coinvolgere gli spettatori, che cominciano a diventare un po’ più numerosi, complice anche una presenza di fan giunti dalla vicina Slovenia. Il genere proposto è ancora un grunge, ma questa volta di fattura più tradizionale rispetto ai Boomer Hangovers. Arriva il turno del brano “High Tech Generation” con un finale che sfiora le sonorità nu metal. Il cantante si dimostra molto attivo durante l’esecuzione dei pezzi, saltando, muovendosi su e giù per il palco, arrivando persino ad arrampicarsi per qualche metro sulla struttura dello stesso. Anche il resto della band ha un atteggiamento molto energico, riuscendo ad animare i presenti tra le prime file, non ancora molto numerosi ma abbastanza coinvolti. Lo spettacolo procede con i brani “New Reality”, “Addicted You” e la cover dei Rage Against the Machine, “Killing In The Name”, la quale alza ulteriormente la temperatura della platea. La partecipazione dei presenti dà un’ulteriore carica alla band per i pezzi successivi, e il vocalist nota compiaciuto che il pubblico italiano apprezza in modo particolare i brani heavy come quelli appena suonati. Giusto il tempo di eseguire le ultime tracce della scaletta, ed arriva il momento dei saluti e la rituale foto con il pubblico.
Broken Wings
Il programma della serata comincia ad entrare nella fase dei nomi di un certo spessore con l’hard rock degli udinesi Broken Wings. Già in circolazione da qualche anno e con un album all’attivo, la compagine friulana vanta una ragguardevole esperienza live, durante la quale ha avuto anche l’opportunità di aprire le serate per nomi prestigiosi come Europe, Crashdïet, Gus G e Ronnie Romero. Ora, in attesa delle date assieme ai Pretty Boy Floyd nel loro imminente tour italiano, i Broken Wings accompagneranno, sempre sul territorio nazionale, gli svedesi The Cruel Intentions.
Sono circa le 20:00 quando i Broken Wings salgono on stage e, grazie alla complicità delle prime ombre della sera, possono contare anche sull’effetto scenico dell’impianto luci. Si inizia con “Metal Ghost”, una nuova composizione che riesce fin da subito a far presa sui presenti. In barba alla rivalità campanilistica tra Trieste e Udine, il quartetto friulano viene accolto in modo molto caloroso, riuscendo così a rapportarsi in modo familiare con i presenti. Nel frattempo, la presenza di spettatori in zona palco inizia a crescere e a prestare sempre più attenzione allo spettacolo. La cantante Sabry annuncia che durante la serata saranno presentati dei pezzi nuovi che andranno a comporre il nuovo album di prossima uscita. Alcuni problemi tecnici disturbano l’esibizione, ma non scoraggiano i quattro musicisti, che anzi la prendono con ironia. La scaletta scorre via con le nuove “Away”, “Crossroad” e “Rebels”, che si alternano a composizioni datate come “Devil Jane” ed “Hunter”. Lo show della formazione udinese viaggia a ritmo elevato, grazie alle capacità dei singoli musicisti, che possono contare sul carisma della vocalist Sabry. Dopo aver invitato i presenti a far sfogare la propria bestia interiore con “Rock N’Roll 23”, la band rende un suo personale tributo a Lemmy con “Back In Town”, traccia che sarà presente sul nuovo album. Il pezzo ha effettivamente un approccio molto motorhediano, con il suo punto di forza in una batteria reboante. Con “Trust” si chiude lo spazio a disposizione dei Broken Wings, i quali confermano la loro natura da palcoscenico e scaldano i motori per i prossimi importanti appuntamenti che li attendono.
The Cruel Intentions
Arriva il momento clou della serata con i The Cruel Intentions, il sodalizio post-Vains of Jenna di Lizzy DeVine. La maggior parte degli spettatori si è ormai riunita sotto il palco e, anche se non si tratta di una folla oceanica, dà comunque un buon colpo d’occhio. Sono passate le 21:00 quando i quattro rocker scandinavi prendono posizione sul palco, acclamati dai presenti. “City Of Lite” e “Chemical Vacation” danno il via all’esibizione della formazione nordeuropea, infiammando fin da subito l’audience riunitasi a Prepotto. La band si presenta quasi completamente abbigliata in abiti scuri, tranne il chitarrista Kristian Solhaug, che sfoggia una vistosa maglietta arancione che non passa inosservata. La trascinante “Kerosene” si abbatte sulla platea con le prime file a cantare il ritornello assieme a DeVine e soci. Il frontman saluta tutti i partecipanti, i quali si uniscono a lui in un brindisi collettivo, e poi via senza sosta con “Sunrise Over Sunset” e la graffiante “Reckoning”. Su “Genie’s Got a Problem”, ha un problema anche il batterista, che deve sostituire il rullante: un piccolo contrattempo durante il quale Lizzy DeVine ne approfitta per scambiare qualche parola con gli spettatori, cogliendo così l’occasione per annunciare il nuovo album in programma per l’anno prossimo. Sistemata la batteria, i Cruel Intentions ripartono come un treno, sfoderando “Venomous Anonymous”, “Reapercussion” e “Borderline Crazy”. I Cruel Intentions fanno riposare i motori con “Salt i Ditt Sår”, ballata in lingua svedese presente nell’ultimo album “Venomous Anonymous”. La folla apprezza il momento soft, ma come intuibile vuole ancora energia, ed ecco arrivare la carica punk di “Go Fuck Yourself”, dove le dita medie alzate al cielo durante il ritornello sono quasi d’ordinanza. La band si dimostra in ottima forma: le due chitarre fanno scintille, mentre la sezione ritmica si dimostra efficace e implacabile. Il quartetto viaggia in perfetta sintonia con Mats Wernerson e Kristian Solhaug, che oltre a macinare note con i rispettivi strumenti, danno man forte a Lizzy DeVine cantando i cori. Dal canto suo, DeVine mantiene ancora la carica e l’attitudine di una volta, tanto da far sembrare che il tempo, per lui, sia rimasto fermo a quindici anni fa, in particolare quando rende un tributo al suo passato nei Vains of Jenna con l’esecuzione di “Enemy in Me”. Si giunge così alle battute conclusive con l’energica “Sick Adrenaline”, e poco importa se la voce parte un po’ steccata: infatti bastano pochi secondi per tornare in carreggiata e completare il rush finale. Sul finale del pezzo poi, la band viene raggiunta sul palco da un fan, al quale DeVine cede volentieri il microfono per cantare le ultime strofe. Dopo questo piccolo momento di gloria, l’invasore solitario si dimostra collaborativo con gli addetti alla sicurezza, che lo invitano a scendere. Dopo circa un’ora e un quarto di concerto, arriva il momento dei saluti e ringraziamenti con in sottofondo la canzone “Cannelloni Macaroni” dell’artista svedese Lasse Holm, un omaggio al pubblico italiano che ha una vena di scherzosa burla. Altro che Tommy Cash con il suo “Espresso Macchiato”.
Superhorror
Come usanza in molti festival europei, anche al Rock Camp la giornata non si esaurisce con l’artista principale, ma con una band di chiusura posta in seconda serata subito dopo l’headliner. Per quest’occasione, l’incarico viene affidato ai veronesi Superhorror, formazione attiva da vent’anni con già più di un album pubblicato e un’intensa attività live. Il combo scaligero è autore di un hard rock/punk abbinato a un’ironica immagine da morti viventi, andando a creare un divertente connubio tra New York Dolls, Wednesday 13 e Misfits. Sono le 22:40 circa quando il quintetto, rigorosamente truccato con il loro tipico corpse paint, apre le danze con “The Superhorrorshow”, seguita da “Six Feet Above The Ground”. Fra un brano e l’altro, la band si intrattiene in numerosi dialoghi con il pubblico, caratterizzati dal loro tipico black humor. Una sorta di ricorrente ironia macabra molto ricorrente anche dai titoli delle loro opere, come “Hit Mania Death”, “Italians Die Better”, “Haitian Rhapsody” o “The Woman Of My Death”. Nel frattempo, il pubblico sotto il palco, dopo essersi un po’ diradato, torna a farsi più cospicuo, attratto dall’esibizione frizzante della formazione scaligera. Tra battute e siparietti, la band continua a sciorinare pezzi tratti dalla loro discografia. Si succedono così “Mr Rigor Mortis”, “Dead Girls Are Good” e “Son Of The Witch”. Il cantante Edward J. Freak sprona i presenti a una maggior partecipazione in modo da conservare un buon ricordo del pubblico tricolore prima dell’imminente tour all’estero. Dopo uno spazio per la lingua italiana con “Pensiero Violento”, arriva il turno di “Church of I.D.G.A.F.”, registrata originariamente assieme a Jack dei Speed Stroke come ospite. La serata volge verso la conclusione con le note “Graveyard Dolce Vita” e “Voodoo Holiday”, con i The Cruel Intentions che fanno la loro comparsa fra il pubblico delle prime file, che si dimostra molto compiaciuto di tale presenza. Prima di chiudere, J. Freak tira fuori una fantomatica Coppa del Rock, trofeo che consegna ai Broken Wings, che vengono decretati dai Superhorror come il gruppo più rock della giornata appena trascorsa.
Si conclude così la prima giornata del Rock Camp 2025, una rassegna dove artisti emergenti e underground possono calcare il palco assieme a nomi noti del circuito internazionale, il tutto in una location molto suggestiva e accogliente immersa nella natura circostante. Non resta che attendere le prossime edizioni, sperando di vedere il festival crescere ulteriormente.