Live Report: The 69 Eyes a Bologna
Report a cura di Angelo D’Acunto e Lorenzo Bacega
Foto a cura di Angelo D’Acunto
Serata dalle evidenti tinte oscure, quella che si è svolta giovedì 28 gennaio
al Sottotetto Sound Club di Bologna, e che ha segnato il ritorno dei 69 Eyes in
terra felsinea dopo la partecipazione all’edizione 2007 della Dark Fest. A
supporto i nostrani Mandragora Scream, sulle scene da una decina d’anni e forti
della release dell’ultimo Volturna. Se i primi, come era facilmente
pronosticabile, hanno messo in piedi uno spettacolo decisamente degno di nota e,
soprattutto, coinvolgente come non mai, grazie anche al ventennio di esperienza
che Jirky e soci si ritrovano alle spalle, i secondi invece, nonostante
l’effettiva volontà di dare il massimo, hanno offerto una prova non del tutto
convincente e con qualche sbavatura di troppo.
Angelo D’Acunto
Mandragora Scream
Temperature piuttosto gelide, quelle registrate inizialmente all’interno del
Sottotetto Sound Club, con tanto di panorama da circolo polare artico a
corredare i dintorni del locale. Con circa mezz’ora di ritardo sulla tabella di
marcia, salgono sul palco i nostrani Mandragora Scream, ai quali tocca l’arduo
compito di scaldare come si deve l’ambiente. I nostri, come già anticipato,
affrontano il palco con carisma ed una spiccata dose di professionalità, senza
comunque dare (purtroppo) alla luce un risultato eccellente. Da una parte i
suoni, settati piuttosto male, non aiutano la prova della band, mentre
dall’altra, a fare da classica goccia che fa traboccare il vaso, ci sono le
varie campionature di tastiere (e di cori) che il gruppo adotta per i live show,
atte sicuramente a dare man forte agli strumenti presenti sul palco, ma che per
l’occasione riescono solamente a creare troppa confusione, mettendo più volte in
secondo piano i suoni di chitarra e di basso (quest’ultimo addirittura
inesistente). Nonostante ciò, i presenti nel locale dimostrano di apprezzare
pienamente lo show in corso, con una reazione a dir poco calorosa evidenziata
anche da Morgan, la quale fra un pezzo e l’altro ammette di essersi trovata
raramente di fronte ad un pubblico così accogliente.
Angelo D’Acunto
The 69 Eyes
Ore 23:15: con notevole ritardo sulla tabella di marcia (anche a causa di un
soundcheck abbastanza lungo) si spengono le luci e salgono sul palco del
Sottotetto i The 69 Eyes. Accolta da continue ovazioni da parte del pubblico
(poco più di duecento persone accorse alla calata bolognese dei vampiri di
Helsinki, nonostante le condizioni climatiche non proprio favorevoli), la band
finlandese si dimostra da subito in forma smagliante, soprattutto per quanto
riguarda un Jyrki 69 decisamente in palla dal punto di vista vocale, ed autore
di una prova davvero convincente e priva di sbavature, ed un Jussi 69 sempre
estremamente preciso dietro le pelli. La scaletta proposta nel corso dello
spettacolo pesca a piene mani dagli ultimi lavori della band (da Blessed Be in
poi, con l’unica eccezione di Wasting the Dawn, estratta dall’omonimo platter),
con particolare predilezione verso l’ultimo nato Back in Blood (del quale sono
ben sette gli estratti), disco uscito lo scorso anno che mostrava un netto
riavvicinamento verso coordinate maggiormente legate all’hard rock ottantiano, a
scapito della componente più gothic oriented. Proprio alla title track
dell’ultimo album è affidata l’apertura del concerto, seguita a ruota da quattro
pezzi del calibro di Never Say Die, The Good, The Bad & The Undead, Dance
d’Amour e Lips of Blood: il pubblico risponde positivamente e dimostra di
apprezzare particolarmente l’esibizione dei cinque finlandesi, supportati in
questa occasione da dei suoni finalmente ottimali, ben bilanciati e perfetti
sotto ogni punto di vista. Lo spettacolo dei cinque vampiri continua in maniera
assai scorrevole senza grandi problemi di sorta, con una setlist abbastanza
bilanciata nella quale trovano posto sia i grandi classici del gruppo, tra i
quali possiamo sicuramente citare Gothic Girl (letteralmente acclamata dagli
spettatori), The Chair e Feel Berlin, che nuove creature, come ad esempio le
coinvolgenti Dead Girls are Easy (brano scelto come primo singolo dell’ultimo
disco), Kiss me Undead o Suspiria Snow White. Chiusura con il botto con
l’immancabile encore, affidato al solito tandem Brandon Lee e Lost Boys, che
pongono fine ad un concerto estremamente convincente su tutti i fronti. In
definitiva, i The 69 Eyes si confermano per l’ennesima volta un’assoluta
garanzia per quanto riguarda gli spettacoli live.
Lorenzo Bacega