Live Report: Wacken Open Air 2025

Live Report: Wacken Oper Air @Wacken, Germania, 31 luglio – 3 agosto 2025
a cura di Paolo Fagioli D’Antona
(foto gentilmente concesse da Max Rutigliano)
Giunti ormai al nostro undicesimo Wacken ci potremmo considerare degli esperti in materia, dei “wackeniani di livello pro”, eppure ogni anno questo festival riesce a stupirci in un modo o nell’altro. Quest’anno la calamità del festival tedesco situato a nord di Amburgo è stato proprio il meteo, con condizioni climatiche e del terreno quasi peggiori di quelle della fatidica edizione del 2015.
Ma partiamo dall’inizio: quest’anno il Wacken a livello organizzativo non ha subito troppi variamenti rispetto all’annata precedente, con la solita ottima organizzazione (per quanto possibile in determinate condizioni climatiche), tanti stand del cibo (dalla pizza, agli stand vegani, kebab, hot dog, piatti tipici tedeschi, cucina orientale e molto altro), poche code, tante attività diverse e la solita conferma del CIP dato assieme al solito braccialetto di modo da poterlo ricaricare in maniera digitale tramite l’app del Wacken o dei pannelli situati nel festival di modo da non utilizzare contanti (che difatti non venivano accettati nell’area del festival). Un modo questo per ridurre ulteriormente delle code già molto esigue. Ancora una volta acqua gratis e potabile in ogni angolo del festival e tanti, tanti palchi; si passa dai due mainstage l’Harder e il Faster che si alternano, il Louder Stage, fino ai più piccoli Headbangers Stage e W.E.T Stage (anch’essi l’uno affianco all’altro in alternanza tra loro), al suggestivo Wackinger Stage, immerso in una bellissima atmosfera dai contorni vichinghi, per non parlare del Wasteland.
Ogni anno il Wacken ha una sorta di “topic” o grande tematica dietro di esso, quest’anno, dopo l’edizione fantasy dell’anno scorso e di quella orrorifica dell’anno prima, il festival e le scenografie erano di contorno al concept del “futuro distopico”, con atmosfere molto sci-fi. Non per nulla molte band industrial (genere musicali che a livello di sonorità si addice molto a queste tematiche) erano presenti nel bill; andando a memoria Fear Factory, Dope, Graphic Nature, Static-X e molte altre.
Il bill di quest’anno ha subito diverse critiche, tanto che ad inizio festival erano presenti ancora tantissimi biglietti non venduti nel “wacken ticket exchange” dove la gente aveva l’opportunità di rivendersi il proprio biglietto. La nostra idea è che dopo la catastrofe del 2023 dove l’organizzazione fu costretta a rimandare indietro circa 25 000 persone per via della pioggia torrenziale che aveva afflitto l’area nelle due settimane precedenti (con conseguente rimborso del biglietto ed enorme perdita di denaro da parte degli organizzatori), questa è stata l’edizione in cui hanno dovuto andare un pochino a risparmio (dato che l’edizione del 2024 era stata già pianificata nel 2023), per un festival che oggettivamente a livello di bill ha lasciato una parte del pubblico scontenta, nonostante il super nome dei Guns N’ Roses.
Detto questo il nostro festival è partito di mercoledì con gli Enemy Inside sul Louder, band tedesca metalcore/alt metal di stampo moderno con una ottima vocalist ed è proseguita con gli Hannabi, direttamente dal Giappone. Band costituita da quattro ragazze giovani che effettivamente sia a livello di sonorità che a livello estetico richiamavano molto le Babymetal con una punta di metalcore in più. Il Wacken permetteva anche di fare dei Meet & Greet gratuiti e quindi ne abbiamo approfittato facendo quello con i Beyond The Black, con tanto di foto con la band e cartolina autografata. Sul mainstage intanto si esibiscono i nostrani Wind Rose, ormai diventati una delle band italiane metal più apprezzate all’estero, con il loro power /folk molto divertente e scanzonato, ma, per quanto ci riguarda, eravamo in grande attesa per il concerto di Marco Hietala e Tarja Turunen al Louder. I due ex- Nightwish hanno riproposto diverse hit della loro band madre come Wishmaster, Wish I Had An Angel e la cover di Phantom Of The Opera. Nonostante questo per nostro grande rammarico il concerto è stato più che altro una esibizione solista di Tarja con tanto del suo classico repertorio (con le varie Ritual e I Walk Alone per esempio), con un Marco un pochino appesantito e invecchiato che è entrato sul finale. Ma poco importa perché la band più attesa della serata per quanto ci riguarda erano i tedeschi Beyond The Black capitanati dalla bellissima e bravissima Jennifer Haben, per uno show infuocato dove la band ha dato il meglio sia dal punto di vista scenografico che di prestazione, con tanti brani estratti dal loro primo e acclamato full-length, con classici del symphonic metal come Halleluja, In the Shadows, Running To The Edge, When Angels Fall e la title-track Songs Of Love And Death. Non mancavano i nuovi singoli dall’album in uscita ad inizio 2026 come Rising High e Break The Silence, per una band davvero degna di quella posizione nel bill e per uno show carico e di fuochi, fiamme, delicatezza ed intensità. Chiudono la serata i Saltiato Mortis di cui facciamo a meno.
Il secondo giorno lo abbiamo saltato direttamente. Era una giornata praticamente incentrata sul grande nome del festival, i Guns N’ Roses, che avevano bloccato l’intero palco principale dove suonavano (show di tre ore e mezza per altro) con pochissime altre band interessanti in giornata fatta eccezione per gli Static-X. Viste le recenti prestazioni al limite dello scandaloso di Axl Rose (l’ultima quella del 2023 a Roma), abbiamo pensato bene di riposare per affrontare al meglio gli ultimi due giorni.
Il terzo giorno a livello di meteo è stato finalmente buono, con zero pioggia ma un terreno che nel frattempo era diventato una vera e propria palude nonostante gli sforzi dell’organizzazione di cercare di tamponare le cose. La giornata inizia con i Brothers Of Metal su uno dei due mainstage, con il loro sound epico e grandioso e prosegue con una delle nostre band più attese del festival, i francesi LANDMVRKS che con il loro metalcore moderno stanno conquistando le lodi di critica e pubblico suonando ormai nei più grandi festival al mondo. Il vocalist rappa in francese con un flow invidiabile, e il loro album di quest’anno The Darkest Place I’ve Ever Been è senz’altro uno dei dischi top del genere. A seguito sull’Headbangers Stage assistiamo allo show degli Wednesday 13 dell’ex Murderdolls, con il loro “Shock Rock”, dove non mancavano le hit della loro vecchia band come Summertime Suicide (i Murderdolls appunto, che vedeva nelle sue fila anche il compianto Joey Jordison). Suonano appena dopo gli Angel Witch, pionieri della NWOBHM, ma la nostra attenzione è ormai rivolta verso la serata, iniziando con i Fear Factory che eseguono con il nuovo vocalist che sostituisce lo storico Burton C. Bell, l’intero capolavoro Demaufacture, uscito trent’anni fa. La band con il loro industrial molto pesante è davvero in palla, il pubblico in estasi (con circle pit in ogni canzone), un sound pulito, potente e perfetto, per una band che chiude con Linchpin come unico estratto dal resto della loro discografia e per un pubblico in delirio. Show pazzesco con il nuovo vocalist veramente in forma!
Giunge l’ora dei Papa Roach e dopo gli Slipknot e Korn nelle edizioni passate, finalmente anche il Wacken inizia a inserire negli slot da headliner i grandi gruppi Nu Metal di fine anni novanta/inizio duemila e i Papa Roach onorano la loro posizione con uno show esplosivo e le loro hit Last Resort, Getting Away With Murder e Scars, presentando anche in anteprima il videoclip del loro nuovo singolo. L’altro grande nome che chiude questa giornata del festival sono i Dimmu Borgir di Shagrath e Silenoz che da poco hanno inserito nelle loro fila un nuovo chitarrista ufficiale. Lo show è stato fantastico in quanto la band ha davvero spaziato per intero nella loro discografia passando da Stormblast (con la title-track), al capolavoro Insight And The Catharsis (da Spiritual Black Dimensions), ripescando a sorpresa In Death’s Embrace, e poi Cataclysm Children, Progenies Of The Great Apocalypse, Gateways ,The Serpentine Offering, Puritania, Mourining Palace e le più recenti Council Of The Wolves And Snakes e Interdimensional Summit. Peccato che abbiano chiuso dieci minuti prima dell’ora e mezza messagli a disposizione e peccato anche che le parti di Vortex in clean siano state trasformate e riadattate in studio per essere poi ovviamente eseguite in playback, rendendo la voce originale irriconoscibile. Corriamo verso il WET per gustarci lo show dei Katatonia ma a poche canzoni dall’inizio, succede l’impensabile… ci cade il cellulare in mezzo metro di fango, distruggendosi. Ed è con questo triste finale che abbandoniamo lo show e ci avviamo fuori.
Nella giornata finale ci perdiamo purtroppo lo show di Floor Jansen sul mainstage in quanto alle prese con l’acquisto del cellulare nuovo. In ogni caso la valchiria olandese ha riproposto un bel set elettrico con pezzi degli After Forever, Nightwish e molto altro. Ci gustiamo lo show dei Seven Spires di Adrienne Cowan (attuale vocalist degli Avantasia) sul Wackinger Stage, con il loro sound tra power metal, symphonic metal e melodic black con una vocalist dotata veramente di una grandissima voce in scream (ci ricorda molto una Shagrath in versione femminile), ma anche di un gran bel cantato in pulito! Le nubi iniziano ad arrivare ed una pioggia battente con ci lascerà quasi mai da qui in poi.
Per fortuna abbiamo un grande show da vedere, quello dei Within Temptation di Sharon Den Adel che incantano completamente i presenti sul mainstage, per uno spettacolo dinamico, atmosferico, con una grande produzione dietro, per uno dei migliori concerti che abbiamo mai visto della band olandese (e ne abbiamo visti tanti!). Non mancano in scaletta Angels, Stand My Ground, Faster, In The Middle Of The Night, Shot In The Dark, Supernova, Paradise, Ice Queen , Mother Earth, Our Solem Hour, Lost, The Reckoning e persino Shed My Skin che li vede duettare col il vocalist degli Annisokay, proprio come accadeva nel loro ultimo platter. A seguito come veri headliner della serata i Gojira, il concerto che attendevamo di più, per la band che abbiamo amato di più in questo festival grazie alla loro produzione super psichedelica, con dei giochi di luce ed una scenografia pazzesca, per una band che ahimè, è colpevole solamente di aver lasciato fuori un disco clamoroso come The Way Of All Flesh. Per il resto, Stranded e Silvera sono delle hit irrinunciabili, Flying Whales e Backbone sono dei veri spaccaossa, L’Enfant Sauvage e The Gift Of Guilt una garanzia per una band che ripesca anche il brano che hanno portato all’apertura delle Olimpiadi con tanto di voce femminile sul palco. Durante Flying Whales delle balene di gomma saltavano qua e là tra il pubblico che sembra aver apprezzato anche i momenti più evocativi dell’ultimo disco. C’è anche spazio per un piccolo tributo ai Black Sabbath con Under The Sun/Every Day Comes And Goes. A seguito i soliti ringraziamenti e gli annunci per l’edizione del 2026 (Running Wild , Europe, Savatage, Nevermore, The Gathering, In Flames e molti altri) e ci gustiamo il concerto dei Machine Head sul mainstage mentre in contemporanea sul Louder suona King Diamond. La band di Robb Flynn è in palla e il frontman cerca in tutti i modi di far esaltare un pubblico ormai stremato. Lo siamo anche noi e così con queste note ci accingiamo a lasciare l’area del festival, provati da giorni di pioggia e fango. Peccato per altre band che avremmo voluto vedere come i Dark Funeral, i Fit For A King, gli Static-X ,i Graphic Nature, ma quest’anno la fatica e le condizioni meteo si sono fatte sentire. In ogni caso appunto all’anno prossimo…. Rain or Shine!