Folk - Viking

Live Report: Wardruna @Konserthuset, Göteborg, Svezia 29/04/2018

Di Davide Sciaky - 2 Maggio 2018 - 15:35
Live Report: Wardruna @Konserthuset, Göteborg, Svezia 29/04/2018

WARDRUNA

29/04/2018 @Konserthuset, Göteborg, Svezia

Live report e foto a cura di Davide Sciaky

Quello dei Wardruna è più di un concerto, è un rituale.
Nessun’altra parola è in grado di descrivere meglio quello a cui si assiste andando a vedere la band di Einar Selvik.

I Wardruna nascono ormai 15 anni fa, ma solo 9 anni fa esce il primo album e suonano il loro primo concerto; quel concerto, suonato nel museo vichingo di Oslo davanti ad uno degli unici tre drakkar sopravvissuti ai secoli, setta il tono dei concerti futuri: pochi, pochissimi, solo in luoghi attentamente selezionati per creare un’esperienza speciale.

Arriviamo quindi al concerto del 29 aprile a Göteborg, Svezia, dove 1300 spettatori (la capienza massima della Konserthuset, lo show è sold-out da settimane) si sono riuniti per assistere al ritorno dei Wardruna in Svezia dopo due anni.
Il suono della pioggia si diffonde nella sala mentre i musicisti salgono sul palco nel silenzio del pubblico: Einar Selvik e Eilif Gundersen imbracciano ognuno un Lur – un antico strumento a fiato scandinavo – e il rituale ha inizio.
Pioggia e Lur aprono l’ultimo album della band, “Runaljod – Ragnarok”, e, dopo aver iniziato proprio con la prima canzone di questo, “Tyr”, la band procederà nell’arco della serata a suonare più di metà dell’album.
Il resto della setlist comprende metà del primo album, “Runaljod – Gap Var Ginnunga”, e quasi altrettante canzoni dal secondo album, “Runaljod – Yggdrasil”.
Nell’un’ora e mezza circa di concerto i musicisti cambiano spesso strumenti passando da Tagelharpa a Kraviklyra, da percussioni a tamburelli fatti di ossa, strumenti che la band ha spesso dovuto costruire ed imparare a suonare senza istruzioni dato che non venivano suonati da secoli, come Einar ci raccontò nella nostra intervista alcuni anni fa.
Se da un lato i pezzi sono suonati con grande maestria risultando quasi identici a quanto si può ascoltare in studio, dall’altro il cantato si riesce a spingere anche oltre con urla ataviche incredibilmente sentite che non possono non far venire la pelle d’oca a tutti i presenti.
Il pubblico assiste in assoluto silenzio l’esecuzione dei brani, per scatenare applausi tra una canzone e l’altra sempre più fragorosi col procedere del concerto.

Arrivati verso la fine dello spettacolo Einar si rivolge per la prima volta al pubblico, il concerto è proceduto senza interruzioni finora, per ringraziarlo in inglese per farsi capire dai numerosi spettatori internazionali giunti qui per l’occasione: dopo aver ringraziato, il musicista norvegese spiega che i Warduna non sono una band che vuole inseguire un ideale romantico di un glorioso passato, ma vuole prendere l’insegnamento del passato per creare qualcosa di nuovo.
Quasi tutta la musica di allora non ci è arrivata, continua

“The old songs are gone, we need to make new ones because music is medicine”
(“le vecchie canzoni sono perse, abbiamo bisogno di crearne di nuove perché la musica è una medicina”

I norreni avevano canzoni per ogni occasione e, cercando di seguire il loro insegnamento, Einar dice di aver scritto una canzone per l’occasione della morte, una sorta di marcia funebre.
Con queste parole introduce l’ultima canzone, “Helvegen”, canzone tanto toccante quanto amata e che infatti viene accolta da uno scrosciante applauso.
Sulla fine della canzone i musicisti posano gli strumenti mentre Einar si avvicina al bordo del palco; da qui canta gli ultimi versi senza usare il microfono, la sua voce tanto chiara quanto potente, e senza l’accompagnamento di alcuna musica davanti ad un pubblico in reverente silenzio.
Brividi.

Il pubblico esplode in una standing ovation di parecchi minuti che continua mentre la band si inchina, continua dopo che la band ha lasciato il palco, continua fino a convincere Einar a tornare sullo stage.
Il musicista è da solo, in mano la Kraviklyra, e si lancia in un’esecuzione di ‘Völuspá’, pezzo che riprende i primi canti del poema omonimo tratto dell’Edda Poetica.
La canzone non è mai stata registrata per un album, è stata suonata dal musicista solo in rarissime occasioni live, e questa non può che essere la ciliegina sulla torta che rende un concerto già strepitoso ancora più speciale.

Fatevi un favore, se avete l’occasione correte a vedere i Wardruna.

 

Setlist:

  1. Tyr
  2. Wunjo
  3. Bjarkan
  4. Heimta Thurs
  5. Thurs
  6. Runaljod
  7. Raido
  8. Isa
  9. Jara
  10. Algir – Stien klarnar
  11. Dagr
  12. Rotlaust tre fell
  13. Fehu
  14. NaudiR
  15. Odal
  16. Helvegen
  17. Völuspá

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