Report: Mayhem al Krossower di Scordia (CT)

Di Redazione - 21 Maggio 2006 - 21:22
Report: Mayhem al Krossower di Scordia (CT)

Mayhem – 20 maggio 2006 – Krossower, Scordia (CT)

La prima, storica, volta dei Mayhem in Sicilia, unita alla mancanza di concerti in ambito estremo da circa un anno a questa parte, facevano presagire una buona affluenza, ma non prevedevamo che si creasse una certa confusione di macchine su una strada di solito desolata. Niente incidenti, comunque, nonostante il pessimo stato delle infrastrutture siciliane che, malgrado le continue, demagogiche promesse dei soliti noti, restano insufficienti.
Oltre 600 persone partecipano alla serata, riempiendo il Krossower, come da un po’ di tempo non si vedeva; altri disertano, probabilmente perché per loro è uno spettacolo già visto, dato che i Mayhem avevano partecipato all’Agglutination Festival nel 2005. E’, comunque, evidente che, quando il gruppo chiamato è conosciuto, il locale si riempie: anche se da parte nostra sarebbe giusto partecipare anche quando suonano formazioni meno note, è normale che chi viene da Trapani, ad esempio, si faccia i conti in tasca due volte, tra costo della benzina e del biglietto, entrambi in crescita, valutando l’offerta proposta.

Alle 23 iniziano i deathster Spoilshroud da Catania, che iniziano con “The Hyperblasting Armageddon”, seguita da “Extinction of Human Race” e da “Awaken of Thy Father”: tre brani mediamente brevi, ma compatti ed incisivi, che appariranno sul prossimo album “A Portal to Cosmic Decay”. Poco spazio è lasciato all’immaginazione, dato che la band punta tutto sull’impatto: sarà stato il cambio di formazione, o i problemi audio, oppure la durata dell’esibizione, di soli quindici minuti, ma il gruppo appare un po’ statico sul palco ed è meno travolgente del solito. Nessun dubbio sull’attitudine, che non manca, ma è probabile che, alla prima esibizione con la nuova formazione, occorra ancora un po’ di amalgama.

Intorno alle 23.30 salgono sul palco i Traumagain da Reggio Calabria, artefici di un death molto tirato, in cui i passaggi tecnici non hanno molto spazio ma, quando occorrono, sono sfoderati discretamente. Anche per loro abbastanza problemi audio, dato che il suono rimbomba parecchio, molto di più che in altri concerti death/black del passato. Il gruppo tiene il palco con esperienza e il cantante riesce a trascinare il pubblico, impresa non facile, ed ottiene risposta in particolare durante la notevole versione di “Territory” dei Sepultura: inizia un furioso headbanging che ha termine solo alla fine del pezzo, quando i musicisti concludono l’esibizione, di circa venti minuti.

L’attesa dell’esibizione dei Mayhem è interminabile, accompagnata da un fastidioso dj set a base di alternative e nu metal, che nulla dovrebbero avere a che vedere con noi, almeno in teoria, mentre il caldo comincia a farsi sentire impietoso, dato che il locale è quasi pieno e in Sicilia la temperatura si è alzata all’improvviso negli ultimi due giorni.

Verso mezzanotte e mezza appaiono i Mayhem, leggende del black metal, seguiti da un misterioso incappucciato vestito con un saio rosso: è il cantante Attila, che urla nel microfono tutta la sua rabbia, con pessimi risultati, visto che il rimbombo audio è eccessivo, e le prime tre canzoni scorrono tutte uguali, devastanti ma monotone. L’audio migliora leggermente in seguito, restando comunque mediocre, e si riconosce la decennale “Life Eternal”; si passa poi alla storica “Deathcrush” ed è il tripudio, mentre Attila, che si muove molto ed ha imparato qualche bestemmia in italiano, per il visibilio degli irriducibili, appare visibilmente compiaciuto. Tra gli altri pezzi, ricordiamo poi “Ancient Skin”, durante la quale il cantante toglie il saio, probabilmente per il caldo, ma la sua tenuta scenica borchiata rimane intatta, anche se ogni tanto, forse, esagera con il divismo e l’autocompiacimento. La canzone migliore, a nostro parere, è certamente “Freezing Moon” che, pur rovinata dall’audio, lascia spazio alla tecnica con il buon assolo del chitarrista Blasphemer che, insieme al discreto bassista Necrobutcher, appare un po’ defilato sul palco, dominato da Attila; il cantante propone, nelle canzoni terminali, effetti vocali con il microfono, che putroppo producono solo gorgoglii incomprensibili, mentre il batterista Hellhammer tiene ritmi forsennati e trascinanti. La chiusura è affidata a “Pure ***** Armageddon”, con cui i norvegesi lasciano il palco dopo meno di un’ora e senza bis che, in fondo, avrebbero spezzato l’impatto e la devastazione sonora.

In conclusione, il pubblico ha risposto ammirevolmente alla chiamata metallica, ma è stato il metallo a mancare parzialmente all’appuntamento. Far suonare i due gruppi spalla per così poco tempo (supponiamo che ciò sia avvenuto per lasciare lo spazio ai divi) non limita le loro potenzialità? Un audio di tal genere, il peggiore a nostra memoria, è normale quando si parla di una band di livello internazionale? Lasciare il palco dopo neanche un’ora, in un contesto audio dove c’è stato più rumore che musica, è attitudine black metal o è solo approfittare della pazienza degli spettatori? Non siamo soliti lamentarci degli spettacoli, ma ci immedesiamo nella buona parte dei presenti che, essendo composto da studenti e lavoratori e non da ladri o parassiti mantenuti, avrebbe meritato qualcosa di più, visto che non tutti erano supporter dei Mayhem accecati dal fanatismo, pertanto disposti a perdonare qualsiasi cosa ai loro idoli.
Ringraziamo, comunque, gli organizzatori della Nihil Productions perché, nonostante tutto, la sempre dimenticata Sicilia ha vissuto un’altra serata di respiro europeo, e il Krossower, per la disponibilità del locale. Speriamo, come sempre, in altri concerti futuri, magari dando spazio ai settori heavy metal che in Sicilia, chissà perché, continuano ad essere discriminati (come il gothic, l’epic, il thrash o il doom). Se per una volta fossero i blackster ad aprire le menti, a “sopportare” qualcosa di minore impatto, ma di maggior qualità tecnica, ed a capire che l’heavy metal è unico ed indivisibile?

Giuliano Latina