Report: Negura Bunget, Vesna (Lubiana, 13/10/08)

Di Redazione - 18 Ottobre 2008 - 11:00
Report: Negura Bunget, Vesna (Lubiana, 13/10/08)

Negura Bunget, VesnaLubiana (SLO), lunedì 13/10/2008
A cura di Pier Tomasinsig

Lunedì 13 ottobre, in quel di Lubiana (Slovenia), i pochi (una cinquantina scarsa di persone) che si trovavano all’Orto Bar hanno avuto una preziosa occasione per ammirare dal vivo una delle band più particolari ed interessanti all’interno dell’attuale scena black. Mi riferisco ai Negura Bunget, gruppo rumeno che con l’ultimo album OM (2006) aveva raccolto non pochi riscontri entusiastici sia dal pubblico che dalla critica. E giustamente, aggiungerei, perchè lavori di tale spessore artistico si vedono raramente. Serata per intenditori dunque, ma anche serata totalmente dedicata alla sempre più prolifica scena est-europea: ad affiancare gli headliner Negura Bunget abbiamo infatti i Vesna dalla Repubblica Ceca -e più precisamente dalla Moravia (dato che i nostri palesemente ci tengono, e parecchio, a ribadire le loro radici storico-culturali)- autori di un pagan/folk metal divertente e festaiolo.

Vesna
(foto a cura di Andra Moserini)

In leggero ritardo sulla tabella di marcia, tocca ai Vesna aprire le danze. I nostri si presentano sullo striminzito palco dell’Orto Bar -per l’occasione addobbato con suggestive sculture in legno, presumibilmente raffiguranti qualche divinità o personaggio del folklore moravo-, vestiti come menestrelli, con tanto di tuniche di fattura medioevaleggiante. Abbigliamento assolutamente consono al genere proposto, devo dire. In effetti, sebbene i Vesna nella loro precedente incarnazione (Adultery) suonassero black metal di vecchia scuola, di tale influenza nella loro musica è rimasto poco e niente. Piuttosto, la loro attuale proposta vira decisamente verso un folk connotato da venature epiche e atmosfere medievali.

Una musica fatta di riff scarni e molto classici, tanta melodia e l’onnipresente violino di Torgoth in primo piano, ad arricchire il tutto di massicce suggestioni folk. Da questo punto di vista I Vesna danno vita ad uno show certamente allegro e dinamico, improntato a toni festosi da taverna, che non stenta a farsi apprezzare da un  pubblico sparuto ma molto vivace, grazie anche alla costante assunzione di ottima birra a basso prezzo.

Se da un lato dunque non manca lo spirito giusto, dall’altro però l’esecuzione dei Vesna risulta penalizzata dall’assenza di un batterista, che costringe i moravi ad avvalersi della batteria campionata, a indubbio detrimento della spontaneità del tutto, nonchè da suoni per la verità tutt’altro che ottimali. Peraltro, la prestazione alla voce di Séitheach risulta poco convincente nelle parti in scream -per la verità piuttosto monocorde e gracchiante-, mentre i passaggi cantati in clean sembrano essere molto più consoni a quella che è l’attuale dimensione dei Vesna. Una dimensione in cui ciò che più conta è l’attitudine e la capacità di divertire (e divertirsi).

Niente più che un piacevole antipasto in attesa del vero piatto forte, insomma, anche se la performance goliardica e scanzonata dei Vesna, di certo non ha annoiato. Anzi, il pubblico presente sembra aver apprezzato molto lo spirito dei tre moravi, acclamando a gran voce il bis.

Setlist: “Bràni Vogastisburgu”, “Ohnĕm a Mečem”, “Ej, Guralè”, “Slub na Svù čest'”, “Mikrova”, “Slovanskà Sila”, “Hej Tam Hore”, “Bitva Cti”, “Navia”.

Negura Bunget
(foto a cura di Andrea Moserini)

Pochi minuti per un rapido cambio di palco, al quale provvedono i musicisti stessi, ed è finalmente tempo per apprezzare dal vivo i Negura Bunget e il loro particolarissimo black metal “etnico” e progressivo. Non nego che le mie aspettative per questo concerto fossero molto alte. In particolare, mi chiedevo se i Negura Bunget sarebbero stati in grado di ricreare, in sede live, quelle atmosfere sognanti e raffinate di cui l’ultimo loro album è permeato: sotto questo aspetto mi fa piacere poter dire che sono stati anche superiori alle mie aspettative. In particolare ho molto apprezzato la scelta di suonare dal vivo tutti gli strumenti folkloristici di cui OM è costellato anzichè avvalersi di basi campionate, come fanno in troppi oggigiorno.

Per questo i Negura Bunget devono ricorrere in sede live ad una formazione “allargata” rispetto ai tre membri ufficiali (ovvero il vocalist e chitarrista Edmond Karban -aka “Hupogrammos Disciple’s”-, il batterista Negru e il bassista/chitarrista Sol Faur Spurcatu). Così alla tastierista Inia è affidato il compito di riprodurre con fedeltà le atmosfere ambient e a tratti quasi psichedeliche che nell’ultimo album la fanno da padrone, mentre il bassista Arioch sostituisce più che degnamente Spurcatu, libero così di dedicarsi al suo ruolo di secondo chitarrista; aGer, infine, si divide tra lo xilofono, il flauto di Pan e le percussioni “tribali”.

Il risultato è un’esibizione incredibilmente genuina e coinvolgente, quasi magica nella sua capacità di ricreare le stesse atmosfere oniriche e senza tempo che è possibile assaporare su disco. Infatti, nonostante l’acustica tutt’altro che soddisfacente dell’angusto locale, il combo rumeno non mancherà di riscontrare grande apprezzamento da parte dei pochi (ma buoni) fan intervenuti.

Il concerto si apre sulle note di “II (Catra Sipotu da Piatra…)”, tratto dall’album n’Crugu Bradului, e già si possono apprezzare la precisione, la compattezza e la professionalità con cui i Negura bunget affrontano il palco, oltre al loro piglio serio e determinato. Il resto della scaletta è quasi totalmente incentrato su OM, dal quale vengono eseguite, nell’ordine, “Inarborat”, “Norilor”, “Hora soarelui”, “Cel Din Urmă Vis” e “Tesarul De Lumini”. Incredibilmente suggestivo il momento in cui, durante  “Inarborat”, Karban  si fa aiutare dal pubblico a sostenere il lunghissimo strumento a fiato che potete vedere nell’immagine sottostante.

Una prestazione, senza mezzi termini, strepitosa sia nella forma che nei contenuti, impregnata di un attitudine genuinamente progressiva che pure non ha pregiudicato minimamente la fredda ferocia dei passaggi black, in cui la notevole precisione esecutiva dei nostri è messa al servizio di un impatto sonoro impressionante. Il concerto si chiude sulle note di “IV (In Padure Urla Lupe…)”, seconda e ultima concessione all’album ‘n Crugu Bradului, e l’impressione finale è quella di trovarsi di fronte ad un gruppo tanto brillante quanto originale, dal vivo come su disco. Una realtà rara e preziosa, da supportare assolutamente.