Report Rage + Freedom Call (Treviso)

Di Redazione - 2 Maggio 2006 - 16:02
Report Rage + Freedom Call (Treviso)

I Rage sono tornati sul suolo italico per tre devastanti concerti e, naturalmente, Truemetal non poteva mancare all’appello. Ringrazio pertanto il nostro Paolo “FIVIC” Beretta che ha potuto seguire per noi lo show del New Age Club di Roncade (TV) dell’ undici aprile scorso. Senza perdere ulteriore tempo, cedo a lui la parola: buona lettura.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Arrivo a Roncade in provincia di Treviso con poco più di un’ora di anticipo per un concerto che si presenta essere estremamente interessante grazie alla scelta del gruppo spalla che affiancherà i Rage per il tour di supporto di Speak Of The Dead (l’ennesimo capitolo della loro eterna carriera); scelta che ricade sui zuccherosissimi Freedom Call. Lo show diventa quindi una testimonianza di quanto sia vasto il genere power. Happy Metal per la band capitanata dal drummer dei Gamma Ray Dan Zimmermann e power metal vecchia scuola e molto aggressivo per Peavy & Co. I presupposti per una serata di ottima musica c’erano dunque tutti! Si inizia male dovendo pagare 8 euro extra che si aggiungono ai 23 già versati perché l’esibizione è all’interno di un Club (il New Age) e la tessera è obbligatoria (questo poteva essere specificato all’acquisto del biglietto). Un locale piuttosto piccolo, dotato di una buona acustica, che tuttavia alla fine non verrà riempito neanche per metà con 200 persone circa e questo è un vero e proprio peccato perché un po’ più di gente queste due formazioni se le meritavano di sicuro. Proprio per la platea ridotta all’inizio l’atmosfera è freddina ed i Freedom Call necessitano di un paio di canzoni prima di riuscire a rompere il fatidico ghiaccio.

FREEDOM CALL: La loro esibizione è sicuramente più che sufficiente ma come avevo constatato nel live album la loro musica dal vivo perde un po’ di mordente con le tastiere in secondo piano rispetto alle versioni studio. Il sound diventa così facendo meno festaiolo e più aggressivo confondendo leggermente le melodie; ciò non toglie la bontà delle canzoni nei cori estremamente accattivanti che hanno coinvolto molto la platea. Si aprono le danze con un pezzo da novanta tratto dall’ottimo Eternity: la trascinante Warriors. Si prosegue con We Are One che mette un po’ in crisi Chris nel coro impegnativo. Dopo l’ottimo uno due tratto dall’ultimo Circle Of Life con l’orientaleggiante Hero Nations dotato di un ottimo arpeggio e l’hit Haunting And Low che vede una partecipazione forte e sentita del pubblico arriva un pezzo immancabile e storico nei live dei teutonici. Tears Of Taragon tratta dall’esordio Stairway To Heaven mostra il lato più heavy e cadenzato della band per un ottimo metal che si presta particolarmente alla sede live con bei riff. Il pezzo meno riuscito dell’intero show è stato Warriors Of Light che perde gran parte del suo fascino maestoso dello studio album nonostante l’intermezzo piacevole ma troppo fugace di We Will Rock You dei Queen. Sul finire dello show grazie all’ottima sequenza Mother Earth, Metal Invasion, Land Of Light e Freedom Call la platea si anima, salta canta e dimostra tutto il suo apprezzamento per l’esibizione positiva della formazione. A chiudere la prestazione ci pensa la stupenda marcia Hymn To The Brave con le sue melodie pompose e barocche perfetto per far calare il sipario. Entrando nello specifico Dan Zimmermann ha dimostrato ancora una volta la sua bravura nel dettare con perfezione chirurgica i tempi. Ero curioso di sentire all’opera il nuovo chitarrista e bassista e devo dire che hanno dimostrato di avere raggiunto buoni automatismi nonostante siano entrati nella band da soli 4 mesi. Chris Bay ha cercato di riscaldare il pubblico, incitandolo e dando l’impressione di riuscire a divertirsi al contempo. Abbastanza teatrale nel cercare di mimare i testi ha steccato in un paio di occasioni ma la sua prova come quella della band è stata più che positiva anche se si è sentita la mancanza delle tastiere (spesso soverchiate dalle chitarre) e di un pubblico più numeroso. Dei 200 presenti nel locale, un centinaio sono rimasti nelle retrovie e molti non conoscevano i testi.

Tracklist: Warriors, We Are One, Hero Nations, Haunting High And Low, Tears Of Taragon, Mother Earth, Warriors Of Light (intermezzo We Will Rock You), Metal Invasion, Land Of Light, Freedom Call
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Hymn To The Brave.

RAGE: Pochi fans ma buoni: questa è stata la mia impressione guardandomi in giro durante tutto il concerto. I Rage non hanno deluso le aspettative e alle 23 sono arrivati offrendo uno spettacolo di livello elevatissimo per forza, tecnica e passione espressa sul palco. Peavy & Co. decidono di iniziare con la title track dell’ultimo album: Speak Of The Dead. Un buon pezzo che tuttavia non lascia il suo segno come invece accade con la seguente No Fear che racchiude il lato più pesante dei Rage ricordando i tempi andati di The Missing Link. Straordinari Smolski e Terrana che offrono una prova fotocopia di un brano certo non facile da riproporre con così tanta precisione. Il pubblico è già bollente. Peavy intona un bassissimo You’re going… completato dalla platea da un forte down. Ottime strofe, riff e un refrain fatto apposta per la sede live mentre con Turn The Page direttamente da XIII si rifiata un po’ lasciando maggior spazio alle linee melodiche curate e ad una voce insolitamente morbida ed innocua di Peavy. Si prosegue verso la parte centrale dello show con un uno-due tratto dal primo album del trio Wagner-Smolski-Terrana: Welcome To The Other Side. I’m Crucified mostra i denti con un power heavy davvero arcigno e privo di qualsivoglia elemento di rifinitura mentre con Straight To Hell, i Rage catturano l’attenzione. Un mid tempo accattivante che si indurisce nel break centrale da applausi con una progressione assolutamente tempestosa gradita dal pubblico. Lo stesso Terrana rimane da solo sul palco per dimostrare a quei pochi presenti cosa voglia dire saper suonare veramente la batteria. Non solo rullate e velocità ma tanta tecnica, precisione e forza unita ad un movimento perpetuo dietro i piatti che lascia a bocca aperta chi è al suo primo concerto dei Rage. Dopo questo “fucking solo” il trio si ricompone ed è tempo di rispolverare almeno fugacemente quello che io reputo il miglior lavoro dei teutonici: Trapped. Nella fattispecie vengono eseguite l’ottima Enough Is Enough dotata di un coro che ricorda la sigla dei Ducktales e l’ovviamente cupa ed oscura Baby I’m Your Nightmare. Entrambe le performance sono state arricchite da una partecipazione sentita della platea ben felice di accompagnare Peavy.

Segue il gioiellino della serata, quello che sinceramente non mi aspettavo, e che da un certo punto di vista può compensare le falle della tracklist dello show. Ovviamente mi sto riferendo all’intera suite tratta dall’ultimo Speak of The Dead per una durata totale di 23 minuti. Come già accaduto in No Fear anche in questo caso l’esecuzione del trio è stata sublime e ineccepibile sia nei pezzi strumentali (Prelude Of Souls, Depression, Confusion e Black) che in quelli cantati e maggiormente complessi. Entrando nello specifico il crescendo di Innocence con il suo riff a metà esecuzione seguito da un ottimo solo è tra i momenti più esaltanti della serata ed è stato un vero piacere sentire il pubblico cantare il fiammante coro (Peavy rideva di gusto). No Regrets è stato il tripudio della melodia in chiave metal; non di quella studiata a tavolino ma di quella spontanea e fresca che ti colpisce e ti fa cantare senza forzatura alcuna. Beauty invece ricorda una carezza; prima evocata dall’ugola di Wagner e successivamente incarnata dalla scia dell’assolo dolcissimo lasciato dalle dita di Smolski. Per spezzare tanta dolcezza direttamente da Soundchaser ecco pronta la potenza grezza e minimale dell’opener War Of Worlds che in sede live espleta la sua potenza al massimo raccogliendo i convinti plausi del pubblico sfinito ma sorridente. Victor nel frattempo prende possesso del palco per dare prova del suo talento. Da molti è considerato come il guitar hero dei nostri tempi: un mago della sei corde che ha imparato spinto dal padre, direttore di un’orchestra sinfonica, fin da tenerissima età a suonare violoncello e piano e che solo dopo è passato alla chitarra. I risultati sono sorprendenti non solo per pulizia, velocità e tecnica disarmante nel saper suonare in ogni modo il suo strumento ma è la naturalezza con la quale suona che lascia basiti e che ci fa capire come il divario tra lui e per esempio il buon chitarrista dei Freedom Call sia palese. Ancora una volta gran parte del pubblico rimane esterrefatto ed esplode in un sentito applauso solo a fine dell’esercizio. I Rage non vogliono però lasciare spazio a tempi morti e subito incalza la melodia di Human Metal, altro pezzo “da battaglia” di Soundchaser che ben si presta per il refrain particolarmente lungo, che puntualmente viene cantato a squarciagola da tutti i presenti. Peavy Wagner successivamente annuncia la ripropozione di un brano molto vecchio e la scelta cade sul sempre verde Don’t Fear The Winter tratto dall’ormai maggiorenne Perfect Man. Dopo l’emozionante e potente esecuzione del pezzo Peavy & Co. salutano il pubblico ma non passano nemmeno 20 secondi che l’urlo Higher Than The Sky, We’re // Higher Than The Sky ripetuto n volte, riempie il locale. Il pubblico sta ancora cantando che esce Peavy dicendo con convinzione: you want it…and you’ll get it!!!!!!!!! Comincia lo spettacolo con una partecipazione stellare della platea nel coro, ma non solo, interrotta dalla breve riproposizione di Jawbreaker (Defenders Of The Faith – Judas Priest) e ripresa con vigore nel finale esaltante.

Cosa aggiungere? Peavy, Victor e Terrana hanno offerto una prova corale davvero maiuscola. Forse il migliore è stato Mike terremotante e travolgente nell’esecuzione di ogni pezzo. Un animale da palco che unisce potenza d’esecuzione e precisione per un dispendio di energie pressoché totale per un essere umano in 2 sole ore. Peavy è stato bravo a interagire con il pubblico a cantare senza sbavature e ad incitare i presenti e più volte ha sorriso soddisfatto applaudendoci a sua volta. Victor è un funambolo, essenziale per riproporre la stessa magia della versione studio dal vivo, e anche questa volta ha dimostrato la sua classe. Unico appunto un po’ più di presenza scenica. Per quel che concerne la tracklist io credo che tutti si sarebbero aspettati almeno un paio di canzoni da The Missing Link, qualcosa in più da Black In Mind, Trapped e End of All Days ma in fin dei conti quando hai così tante canzoni meritevoli il problema, se così si può chiamare, è sempre lo stesso.

Tra inchini, sorrisi, lanci di bacchette e strette di mani a chiunque abbia steso un braccio i Rage hanno salutato il pubblico di Roncade. Sono entrato con la convinzione che la creatura di Peavy Wagner sia la band più sottovalutata del genere power; sono uscito assieme a 200 persone felici e stanche che la pensavano esattamente come me. E’ stato comunque un grande spettacolo perché i Rage non falliscono proprio mai. Chiudo consigliando a tutti di andarli a vedere la prossima volta.

Tracklist: Speak Of The Dead, No Fear, Down, Turn The Page, I’m Crucified, Straight To Hell, Drum solo, Enough Is Enough, Baby I’m Your Nightmare, Lingua Mortis Suite, War Of Worlds, Guitar solo, Human Metal, Don’t Fear The Winter.
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Higher Than The Sky/Jawbreaker

Paolo “FIVIC” Beretta