Report: TM Fest Of NWOBHM (13-04-08, Bologna)

Di Angelo D'Acunto - 19 Aprile 2008 - 12:23
Report: TM Fest Of NWOBHM (13-04-08, Bologna)

Parole di Nicola Furlan, Angelo D’Acunto, Riccardo Angelini e Federico Mahmoud
Foto di Gloria Baldoni e Nicola Furlan

13 aprile, Bologna: il Sottotetto Sound Club è teatro del True Metal Fest of NWOBHM, kermesse che ospita per la prima volta in Italia i leggendari Tygers Of Pan Tang e li affianca a vecchie e nuove glorie del metallo tricolore. Un’occasione per mettere a fuoco lo stato di salute dell’HM in Italia, tra miti riscoperti (Crying Steel, Skanners, Steel Crown) e nuove realtà in via di affermazione, quali Kingcrow e Tarchon Fist. Complice una discreta affluenza – se non altro in proporzione alle medie registrate in Emilia Romagna per certo tipo di eventi – il festival ha raccolto consensi positivi e posto le basi per un degno seguito. Ecco il resoconto della giornata.

TrueMetal.it ringrazia gli organizzatori Bologna Rockcity, Machada, MyGraveyard e Black Dahlia per la collaborazione e Daniele Mosconi e kingcrow.it per la concessione delle foto

Steel Crown

Gli amanti del genere heavy metal devono aver provato una grande emozione quando, sul palco bolognese del Sottotetto Sound Club, hanno assistito all’esibizione di due personaggi del calibro di Silver Kid e Pino Mc Kenna. Si tratta, rispettivamente, del batterista e del bassista degli storici Steel Crown, rappresentanti triestini del valido periodo NWOIHM anni ottanta. Il gruppo si sciolse nel 1989, proprio a causa del tragico incidente stradale che vide la scomparsa del cantante Yako De Bonis mentre si recava a Verona, dove lo attendevano i compagni. Il genere proposto dal gruppo è puro heavy metal, snocciolato nella sua setlist di soli cinque brani, ma più che sufficiente per una lode. Tra le canzoni maggiormente degne di nota della serata si devono segnalare No Man’s Land For A Gipsy e Sunset Warriors. Quest’ultima, title-track dell’omonimo debutto del 1986, è stata eseguita, con un tale trasporto da configurarsi a vero omaggio all’heavy metal del periodo del suo massimo splendore. Bravissimi tutti.
Infine merita un elogio particolare la magistrale prestazione del chitarrista Roberto De Micheli (Sinestesia): perfetto, coinvolgente e capace di conferire ai brani un pathos memorabile. Il mio consiglio è quello di non perderveli qualora vi capitasse l’occasione: il true heavy metal che questi ragazzi propongono non ha davvero confini.

Nicola Furlan

Tarchon Fist

Dopo il set di riscaldamento ad opera degli Steel Crown, salgono sul palco i Tarchon Fist; la band guidata dall’ex Rain Luciano Tattini, fresca di pubblicazione dell’ottimo debut album, si rende subito protagonista di una prova maiuscola. Il tempo a disposizione è piuttosto esiguo (poco più di mezz’ora) e il gruppo dimostra subito il proprio potenziale con una scarica di energia che riesce a coinvolgere i pochi spettatori presenti al Sottotetto. La scaletta ci propone quelli che sono forse i migliori pezzi a disposizione dei bolognesi; già le prime note di Black Gold Fever riescono ad investire tutti i presenti con la forza di un fiume in piena. Sugli scudi soprattutto il vocalist Luigi Sangermano e il drummer Andrea Bernabeo, entrambi sfoggiano una qualità tecnica elevatissima che riesce a dare una marcia in più a tutto l’operato della band. Il set continua su pezzi eseguiti con grinta e grande professionalità: dalla velocissima Eyes Of The Wolf passando per una Ancient Sign Of The Pirates che convince ancora più che su disco, per poi avviarsi verso la fine con l’ormai classica It’s My World. Peccato solo per la bassa posizione in scaletta, ma in ogni caso, i Tarchon Fist hanno dimostrato di essere una macchina ben oliata capace di sfruttare al meglio il proprio potenziale. Ottima prova.

Angelo D’Acunto


Kingcrow

Mosca bianca (o quantomeno grigiastra) in una giornata dedicata al metal classico che più classico non si può, tocca ai Kingcrow il non facile compito di guadagnarsi l’apprezzamento di un pubblico non ancora dei più numerosi. La partenza non è delle più felici: problemi tecnici al microfono del frontman Mauro Gelsomini (dove ho già sentito questo nome…) trasformano l’inedito The Slide in una sorta di strumentale coatta: la band comunque serra i ranghi e porta a compimento il brano senza ulteriori intoppi. Risolto l’inghippo audio, i Kingcrow rispolverano i pezzi più immediati e diretti del proprio repertorio classico. Direttamente da Insider emergono l’accattivante Eyes Of A Betrayer e la massiccia The Killing Hand, il cui lato heavy/power si conferma particolarmente efficace dal vivo. Non mancano nemmeno un paio di estratti da Timetropia: la coinvolgente Between Now And Forever e soprattutto la scanzonatissima A Merry Go Round, appuntamento ormai irrinunciabile nel live set del combo romano, durante la quale qualche sciagurato accenna a un vano tentativo di pogo (???) sotto il palco. Chiude la scaletta un secondo inedito, Phlegeton. Nonostante una struttura piuttosto elaborata il brano colpisce per immediatezza: particolarmente ispirati il climax di cori sovrapposti e l’estemporaneo stacchetto funky mediano. È il suggello a una prova convincente da parte della band capitolina, che riscatta una prestazione meno dinamica rispetto a quella dei colleghi con un set di brani di buon impatto e un’esecuzione impeccabile. Arrivederci al Gods.

Riccardo Angelini

Skanners

Tornati alla ribalta con un nuovo album, The Serial Healer, che ha riscosso giudizi positivi tra gli addetti ai lavori, i bolzanini Skanners confermano sul palco del Sottotetto lo status di band di punta nel panorama HM tricolore, a oltre venticinque anni dalla fondazione. Il gruppo può contare su un frontman di razza, Claudio Pisoni, che alle indiscusse doti canore abbina una consistente presenza scenica: è lui il protagonista di TV Shock, acclamata opener che ha il merito di risvegliare i primi ardori tra il pubblico. Da Dirty Armada (1986), primo LP di un’onorata carriera, vengono eseguite anche Starlight, micidiale bordata metallica che esalta la sezione ritmica in tutta la sua compattezza, e l’anthemica Rock Rock City, posta in chiusura e accolta dal giubilo dei fan più appassionati. Suoni robusti e corposi esplodono nel riff granitico di Time of War (da Flagellum Dei) e tramortiscono le prime file, anche dalle parti dell’ultimo lavoro: menzione speciale per Welcome to Hell, brano davvero ispirato e in linea con la tradizione del quintetto. Skanners live è sinonimo di garanzia assoluta e la calata felsinea, benché fugace (Pictures of War?), non ammette smentite. Da non perdere!

Federico Mahmoud


Crying Steel

Al TrueMetal Fest di Bologna non potevano certo mancare i Crying Steel, che proprio dal capoluogo emiliano mossero i primi passi nel 1982. Un anno fa il ritorno in grande stile, con l’esplicito The Steel Is Back: puro HM a colmare vent’anni di silenzio forzato, tra cambi di line-up e occasioni perse; oggi, con un assetto finalmente stabile e tanta voglia di recuperare il terreno perduto, la band cerca uno spiraglio (meritato) nell’affollato calderone musicale del Paese. Esperienza e classe sono gli ingredienti fondamentali di un live show efficace, che consolida la reputazione di animali da palco nonostante alcuni problemi tecnici (chitarra che va e viene, la classica corda rotta) e un Luca Bonzagni in non perfette condizioni. L’apertura, come da copione, è riservata all’ultimo nato The Steel Is Back: Kill Them All, la priestiana Over My Sins, Raptor e Let It Down (il testo è tutto un programma!) confermano che l’acciaio è stato lucidato a dovere. Escludendo la terremotante Next Time Don’t Lie, il resto della scaletta concentra vecchi cavalli di battaglia, tra il mitico LP On The Prowl (1987, tributato con le immancabili No One’s Crying e Thundergods – quest’ultima peraltro debuttò sulla leggendaria compilation Heavy Metal Eruption, (anno di grazia 1983) e il mini-LP omonimo, da cui sono estratte Hero e Runnin’ Like A Wolf. Chiusura sulle note di You’ve Got Another Thing Comin’, evergreen che invita gli spettatori a una partecipazione corale e applaudita. Avanti così!

Federico Mahmoud


Tygers Of Pan Tang

Prossimi alla pubblicazione del nuovo Animal Instinct, il quale vede l’esordio in formazione del singer tricolore Jacopo Meille, i Tygers Of Pan Tang hanno l’onore di chiudere quella che è stata una giornata all’insegna dell’heavy metal più puro e roccioso. I suoni sono ai massimi livelli (eccezion fatta per alcuni problemi all’amplificatore di Robertson) e la band inglese dimostra di essere più in forma che mai; spicca su tutti il cantato eccezionale di Jacopo, il singer fiorentino si rende protagonista di una prova maiuscola sia sul fronte della tecnica vocale che dalla parte della presenza scenica. Non da meno la partecipazione attiva di tutti gli altri componenti del gruppo: primo su tutti lo storico Robb Weir, il quale appare molto divertito dall’atmosfera ricreatasi all’interno del sottotetto e non fa altro che muoversi su e giù per il piccolo palco a disposizione. La setlist ci mette di fronte a tutti i cavalli di battaglia della band britannica; dall’iniziale e aggressiva Hellbound, passando per la fantastica Suzie Smiled, una coinvolgente Rock ‘N’ Roll Man e la nuova Live For The Day, quest’ultima direttamente estratta dall’album in prossima uscita. Il gran finale è riservato a Running Out Of Time e ad una Love Potion No. 9 cantata a squarciagola da tutti i presenti. Si chiude così questa prima edizione del True Metal Fest Of NWOBHM; con uno show perfetto e coinvolgente che va a segnare la degna conclusione di un festival ben organizzato e che si spera possa diventare un appuntamento fisso negli anni che verranno.

Angelo D’Acunto

Setlist:

Hellbound
Take It
Live For The Day
Raised No Rock
Suzie Smiled
Slave To Freedom
Euthanasia
Don’t Stop By
Dont’ Touch Me There
Rock ‘N’ Roll Man
Gangland
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Running Out Of Time
Love Potion No. 9