Death

Intervista Trevor and the Wolves (Trevor)

Di Stefano Ricetti - 23 Maggio 2018 - 12:30
Intervista Trevor and the Wolves (Trevor)

Della serie “Puoi anche essere un affermato cantante Death Metal ma le origini sono quelle, non si scappa!”. Roberto Traverso detto Trevor, cantante e anima pulsante dei Sadist, da qualche tempo ha fatto uscire un disco intitolato “Road to Nowhere”, ovviamente sotto Nadir Music, nel quale dà libero sfogo al proprio amore per l’heavy metal più classico e il Rock’N’Roll ad alto voltaggio, fuori dagli schemi – sacrosanti, sia ben chiaro! – che invece avrebbe richiesto la “band madre”. Accompagnato da un libretto di dodici pagine corredato di tutti i testi, bei disegni a tema e le usuali note tecniche, il disco in versione Cd digipak a tre ante si compone di dieci pezzi. A costituire il branco, insieme con il buon Trevor e sotto il moniker di Trevor and the Wolves, per l’appunto, altri quattro “lupi d’appennino” quali Francesco Martini (Chitarra), Alberto Laiolo (Chitarra), Antonio Aluigi (Basso) ed Emanuele Peccorini (Batteria).     

Il risultato è un disco di vecchio, sano, heavy rock’n’roll tradizionale, con il vocione di Trevor irrimediabilmente a dettare legge e caratterizzare le varie “Roadside Motel”, “Bath Number 666” e “Red Beer”, nel solco degli Ac/Dc e degli ZZ Top, per lo scriba le influenze straripanti lungo tutti i 48 minuti dell’intero lavoro.

“Road to Nowhere” è un album che non scombussolerà la storia dell’HM, né peraltro aveva in mente di farlo, semplicemente dà la misura di quali siano gli ambiti che da sempre appassionano un personaggio come Trevor, sia a livello musicale che di ambiente che di liriche. Nulla di più ma anche nulla di meno.   

Qui di seguito una chiacchierata proprio con il capobranco Trevor, persona entusiasta e metallaro Docg, per parlare di “Wolves”, Sadist e molte altre cose attinenti la nostra musica preferita.

Buona lettura,

Steven Rich   

 

cover black

La copertina di “Road to Nowhere”

 

Da dove nasce l’esigenza di dar vita a un progetto come Trevor and the Wolves?

TREVOR: Era da qualche tempo che coltivavo l’idea di un mio album solista. Il progetto Trevor and the Wolves prende vita da una delle poche pause con i miei Sadist.. Dopo l’uscita di “Hyaena”, ultimo album in casa Sadist, siamo stati davvero molto impegnati in un paio di tour e diversi festival in Europa, il tempo per far partire una cosa parallela non era mai maturo. Ho sfruttato la prima pausa e ora eccomi qui a promuovere “Road to Nowhere”. I Sadist rappresentano la mia vita da oltre vent’anni è qualcosa di cui non riuscirei mai a privarmi ma, come sempre, una cosa non esclude l’altra. Sono una persona che non riesce a stare ferma, mi piace terribilmente scrivere nuova musica, registrare e suonare dal vivo: è difficile stare lontano da tutto questo, è una bellissima malattia!

Quali le band che ti hanno ispirato a scrivere “Road to Nowhere”?

TREVOR: Gli addetti ai lavori che hanno ascoltato per primi il disco hanno fatto accostamenti con AC/DC, Motorhead, Saxon, Accept… Non saprei dire, la cosa certa è queste band hanno significato molto per me e credo per tutti coloro che si sono avvicinati all’Hard’n’Heavy a cavallo tra gli anni 70/80. Inutile dire che questi nomi rappresentano la storia del genere e non può farmi altro che piacere, tuttavia credo che abbiamo una nostra identità, specie per le mie caratteristiche vocali, dopotutto resto pur sempre un cantante death metal!

 

Che tipo di sonorità hai voluto percorrere con questo album?

TREVOR: “Road to Nowhere” è un album hard’n’heavy che rispecchia i canoni del genere, sia musicalmente che a livello di attitudine. I rimandi sono quelli che ci portano indietro nel tempo, nonostante la produzione curata da Tommy Talamanca nei Nadir Studios è da considerarsi assolutamente odierna. Gli stilemi dell’hard rock richiedevano un mixing acustico, suonato con cuore e passione. Sono davvero soddisfatto del lavoro venuto fuori, non ho nulla da recriminare e questo è ciò che più conta. Devo fare i miei più sinceri complimenti alla band e a tutte le persone che hanno lavorato duro per la realizzazione di questo disco. Abbiamo operato con lo spirito giusto, senza porci troppe domande, questo genere di musica rappresenta la nostra storia, la nostra scuola, quello che abbiamo imparato in tenera età, di cui dobbiamo andare fieri e orgogliosi, tutti noi che da anni suoniamo Metal dobbiamo dire grazie ai precursori del genere che ci hanno iniziato e introdotto in questo fantastico mondo! Chi è legato a Sadist forse è rimasto spiazzato, ma in tutta onestà da quando ho maturato l’idea di un mio progetto solista l’intenzione era quella di mettere in piedi un’entità che fosse più differente possibile alla mia band di sempre. Credo non sarebbe stato molto sensato fare Sadist 2 o qualcosa di simile.

Puoi parlare dei testi che permeano il disco? 

TREVOR: “Road to Nowhere” è un viaggio immaginario: ho fatto visita a luoghi incredibili avvolti in una natura spettacolare e ricchi di leggende misteriose. In alcuni casi lo storyboard è costituito da racconti horror, come per “Bath Number 666”, “Black Forest” e “Burn at Sunrise”. Non ne ho mai fatto segreto, sono affascinato dal male. “Roadside Motel”, ad esempio, è una tappa fondamentale del “Road to Nowhere”! Quando ho iniziato a scrivere il disco mi sono immaginato in sella alla mia moto senza una meta precisa, l’unico obiettivo era quello di fare visita a luoghi affascinanti, avvolti nella natura incontaminata. Di certo non poteva mancare il Nord America, con i suoi incredibili colori autunnali. In sella alla moto, le valigie in cuoio sono piene di tanti pensieri ma oggi non c’è tempo di pensare, il viaggio spazza via ogni tentazione: i colori caldi, di un inverno che tarda ad arrivare o di un ottobre, che non vuole fare spazio alla neve. Ho percorso tanti chilometri e forse è meglio riposare al Roadside Motel: una birra e qualche sfumatura blues prima che il coyote parli con la luna.

 

Nelle zone ove abiti vi sono i lupi, quelli veri?

TREVOR: Il lupo è un animale stupendo, il suo ritorno sui nostri monti mi rende felice, spero che uomo e animale riescano a coesistere. Qualche giorno fa sono andato a un dibattito sulla prevenzione e su come dovranno comportarsi gli allevatori con il lupo, ovviamente sono venute fuori anche stupide polemiche, tuttavia auspico che ormai alle soglie del 2020 prendendo le precauzioni del caso riusciremo a vivere insieme.

 

Cosa ti attira di questo animale?

TREVOR: Inutile dire che è un animale molto affascinante, con spiccato senso per la famiglia e il branco. Possiedo una piccola casa immersa dentro il bosco, non ti nascondo che farei carte false per vederlo ma non è assolutamente semplice, il lupo è molto schivo e percepisce l’odore dell’uomo a grande distanza. Sono attirato dalle sue tecniche di caccia, dalle sue gerarchie all’interno del branco, penso che i predatori suscitano più fascino rispetto alle prede.

Presenta i tuoi compagni di avventura del progetto. Gli altri “lupi”, insomma… 

TREVOR: Quando ho pensato a quest’album in primis la mia intenzione era quella di fare il percorso con musicisti che prima di essere preparati tecnicamente fossero amici, la scelta dei “Miei Wolves” è infatti ricaduta su grandi amici, con cui condivido buona parte del mio tempo libero. Francesco Martini è un giovane chitarrista, tecnicamente molto preparato, entusiasta di natura, sono certo che farà una gran carriera, le stesse parole valgono per Emanuele Peccorini, la prima volta che lo vidi dietro le pelli ho pensato “lui sarà il mio batterista”. Per Alberto Laiolo e Antonio Aluigi, rispettivamente chitarra e basso, fare questo cammino insieme era doveroso, sono amici di vecchia data, musicisti che non si risparmiano, sia sopra che sotto il palco, questo era quello che cercavo e posso ritenermi più che soddisfatto. Trevor and the Wolves è il mio progetto che ho voluto condividere con le persone a me care. Le registrazioni il mixing e il mastering sono stati curati da Tommy Talamanca, il rapporto tra me e Tommy va ben oltre l’amicizia; le sessioni di foto da Ennio Parodi, mentre il videoclip di “Burn at Sunrise” da Matteo Siri. Si tratta di grandi amici professionalmente ineccepibili, entrambi hanno fatto un grandissimo lavoro. La grafica invece è stata realizzata da Eloisa Parodi e Manuel Del Bono, due giovani talenti. 

 

Trevor and the Wolves è un progetto che avrà un futuro oppure no? Suonerete anche dal vivo?

TREVOR: Non posso pensare a un progetto con regolare e breve scadenza. Sono una persona che si cala nelle realtà con tutto sé stesso. Proprio per questo motivo faccio fatica a considerare una creazione come un solo studio project momentaneo. E’ prematuro parlare oggi di un seguito di “Road to Nowhere”, anche perché stiamo iniziando a lavorare sul nuovo album Sadist e il tempo a disposizione è sempre meno. Sono comunque certo che “Road to Nowhere” non sarà un capitolo isolato. Al solo pensiero di un altro album mi emoziono, specie pensando a nuovi riffs e prossime tematiche da affrontare; dannata musica, sfuggente e desiderata. Il tour è iniziato il 16 febbraio da Viareggio. Una volta avute le necessarie garanzie da parte di Nadir Music e Audioglobe sulla data d’uscita ho iniziato a pensare al live. A oggi abbiamo fatto dieci show in altrettante città del Nord/Centro Italia, un’altra dozzina di concerti sono stati confermati e altri stanno per essere definiti. Inutile dire che l’aspetto più appagante per un musicista è salire su un palco, il Metal è passione, energia, adrenalina!

 

4

Trevor and “a wolf”…   😉

 

Un tuo pensiero per le seguenti band, una ad una:

S.N.P. Una band rabbiosa, aggressiva, genuina come poche. Anche loro facevano parte della scena underground italiana, in anni dove la coesione tra le band era cosa sentita.

Extrema: Con i vecchi Extrema siamo amici da tanti anni, è assolutamente una delle band migliori in Italia. Il loro primo full lenght è uno dei miei album preferiti, ho grande stima e rispetto per questa band.

Schizo: Se il thrash metal ha avuto una sua storia anche in Italia lo si deve a band come gli Schizo capaci di mettere cuore e passione in un genere che non è mai stato mainstream, specie in un paese come il nostro.

Necrodeath: Per chi ascolta metal estremo i Necrodeath rappresentano una fetta di storia del genere, ho consumato “Into the Macabre”. Vedere che la band è ancora attiva mi rende felice.

Vanexa: I Vanexa figurano tra le band che hanno contribuito in modo decisivo alla scena hard’n’heavy italiana, certamente tra i precursori.

Absymal Grief: Sono un’ottima band, sapere che questi ragazzi liguri stanno facendo grandi cose fuori dai confini mi rende orgoglioso, hanno una forte identità e questo li sta ripagando.

Mortuary Drape: Con Wildness ci conosciamo da diverso tempo, un paio di anni fa mi ha chiamato come ospite nel loro dvd live, è stato un onore prendere parte a questa grande cosa, ho potuto rendermi conto di quante persone amano questa band storica.

 

Quale sino ad ora il tuo bilancio personale riguardo la carriera dei Sadist?

TREVOR: Sono molto soddisfatto, abbiamo ottenuto molto dalla nostra musica, specie in termini di soddisfazione personale e di stima da parte di tutti. Non sono il tipo che ama piangersi addosso, credo che si raccolga ciò che si semina. Questa è la nostra dimensione, il death metal è il nostro mondo e in tutta onestà m’importa poco della musica mainstream. Sadist è la mia vita, sono felice di portare avanti questo nome con orgoglio, cercherò di fare sempre del mio meglio nel rispetto della band!

Come sei diventato un metallaro, Trevor?

TREVOR: Si parla di preistoria J E poi Metallari si nasce, non si diventa! Ah,ah,ah! Tra le cose che non riuscirei mai a tradire c’è sicuramente il Metal, esserci dentro è far parte di una famiglia allargata. Devi sapere che io sono nato e cresciuto in un piccolo paese nell’entroterra ligure, sull’Appennino, ove non era facile sfoggiare il chiodo o il giubbotto di jeans con la toppa degli Slayer sulla schiena e neppure portare i capelli lunghi fino al sedere. Del resto il proverbio dice “il paese è piccolo e la gente mormora”, fortuna che non mi sono mai preoccupato di quello che poteva pensare la gente, l’amore per il metal era troppo forte!

Si parla tanto di affluenza ai concerti scarsa, nel momento in cui non suonano i “soliti noti”, in un paese come il nostro ove la logica del campanile impera. C’è la fila di musicisti con il Cd o la chiavetta in mano fuori dall’ufficio dei gestori dei locali per cercare di suonarci dal vivo ma poi se un’altra band si esibisce nello stesso posto mai nessuno si fa vedere fra il pubblico…

TREVOR: Può sembrare strano ma uno dei problemi del metal è che il pubblico è composto almeno per l’80% da musicisti. Se poi vogliamo aggiungere che non esiste coesione il gioco è fatto. Il nostro paese, non lo scopriamo certo oggi, è esterofilo e non solo per quel che concerne la musica. Guarda la miriade di stranieri nel calcio, ad esempio; le band italiane fanno molta fatica, specie quelle più recenti. L’Italia è una Repubblica relativamente giovane e di sicuro non siamo dei grandi patrioti, tutto questo si ripercuote in ogni contesto sociale, musica inclusa. In generale credo che nel metal non ci sia stato ricambio generazionale, sarà curioso capire cosa succederà nel momento in cui band come Iron Maiden, Black Sabbath, Metallica ecc… decideranno di appendere gli strumenti al chiodo. Non credo sia un buon momento per la nostra musica, i locali decorosi sono sempre meno, e troppe volte dietro la direzione artistica degli stessi si celano persone improvvisate. Di certo questo non giova a questo periodo storico.

Da addetto ai lavori come ti prefiguri la scena heavy metal italiana fra dieci anni? Intendo a livello mercato, locali dove suonare, seguito, vendite, riviste, copertura radio etc etc…

TREVOR: Il segreto è non pensarci. Per migliorare le cose bisogna che il metal diventi nuovamente affascinante. Negli anni ottanta i giovani ragazzi si avvicinavano al genere perché erano spaventati e come sempre quello che spaventa poi attira. Quanto a tutto il resto magazines, vendite, locali, non è un problema solo nostro, il mondo è cambiato, come sempre la cosa più difficile è farsi trovare pronti e preparati a queste svolte epocali.

Che spiegazioni dai al fatto che le nuove generazioni non vengano praticamente più attratte dall’Acciaio ma preferiscano altri generi musicali molto distanti dall’heavy metal?   

TREVOR: Cambiano i tempi, cambia il mondo ma ci sono regole non scritte che restano invariate, non è un mistero che l’adolescente ha voglia di protesta, di ribellione, di libertà. Oggi purtroppo ci sono generi che hanno tutte queste caratteristiche, proprio per questo motivo che non c’è stato il cambio della guardia. Il metal deve tornare a spaventare, deve nuovamente cercare di attirare le nuove leve e questo può farlo solo diventando meno buonista, tornando a creare quell’alone di mistero che negli anni addietro ha fatto la fortuna del genere. In tutta onestà sono felice di aver vissuto gli anni ottanta e poi novanta: con tutta probabilità sono stati i migliori per la nostra musica. La musica è ciclica, come per la moda le tendenze variano e spesso ritornano a noi non resta che sperare in tempi migliori anche perché quelli di oggi di certo non mi esaltano. Sui nuovi generi musicali non mi pronuncio, non vorrei sembrare maleducato o poco rispettoso!

 

2

Trevor

 

Che ruolo ricopri all’interno di Nadir Music?

TREVOR: Con i soci della Nadir Music S.R.L. c’è un rapporto che dura da oltre trent’anni e questo significa che tra di noi si è instaurato qualcosa che va ben oltre il solo lavoro, c’è grande stima e rispetto reciproco. Abbiamo definito i ruoli anni fa e ognuno di noi non entra nel lavoro altrui, la nostra società si occupa di più servizi, nonostante abbiamo iniziato come studio di registrazione, nel corso degli anni ci siamo specializzati in diverse cose legate al mondo della musica. Da anni siamo in grado di fornire un pacchetto inclusivo di tutti quei servizi utili alle band: dalle take di registrazione, al mixing & mastering, stampa, distribuzione worldwide fisica e digitale, promozione, ufficio stampa, management, merchandising, realizzazione di videoclip, set fotografici… Inoltre la nostra struttura oltre che alla regia comprende quattro sale prova, uffici e area relax nel cuore di Genova. Siamo quattro amici fraterni che condividono la passione per la musica, abbiamo molto lavoro nonostante il difficile periodo, all’interno della S.R.L. Io mi prendo cura di promozione, ufficio stampa, merchandise e direzione artistica. A tal proposito devo dirti che abbiamo ottime band nel nostro paese, il metal non è morto, anzi…

Come fa un’etichetta come Nadir Music a sopravvivere in un momento storico segnato dalla crisi in un po’ tutti i settori come l’attuale?  

TREVOR: Bisogna rispettare alcune regole. Lavorare sodo, cercare di tenere qualità alta, avere una buona etica, essere onesti. Come giustamente hai detto la crisi è generalizzata, ogni giorno sono sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta, investire nel mio mondo mi fa vivere bene, soddisfatto delle scelte. Non ho mai avuto ambizioni fantastiche, sono una persona umile, riuscire a vivere del mio lavoro, della mia passione è la ricchezza che sognavo già in tenera età. Credimi non ho mai ambito a macchine lussuose o ville con piscina, il mio obiettivo era svegliarmi felice la mattina e questo posso dire di averlo raggiunto.

Spazio a disposizione per chiudere l’intervista come vuoi tu, Trevor, grazie.

TREVOR: Grazie a te e a tutta la redazione! Un saluto a tutti voi, a tutti i lettori e un invito a seguire tutte le novità in casa Trevor and the Wolves attraverso il sito internet www.trevorandthewolves.com e le nostre pagine social. Vi aspetto ai prossimi show. Come dico sempre il concerto lo si fa in due, sopra e sotto il palco, se fate conto di venire portate con voi tanta energia e riprendiamoci quello che è nostro. Un abbraccio e come sempre… in alto il nostro saluto!

Trevor

Stefano “Steven Rich” Ricetti