Dream Theater: Mike Portnoy, “James LaBrie mi serbava rancore, il primo passo per la reunion è stato diventare nuovamente amici”

In una recente intervista con il programma radiofonico Q with Tom Power, il batterista dei Dream Theater, Mike Portnoy, ha parlato del processo che l’ha portato a rientrare nella band:
Il primo passo è stato quello di ricucire i rapporti personali con tutti e quattro gli altri ragazzi della band, perché so di averli feriti quando li ho lasciati, e mi sono sempre sentito molto in colpa per questo. Ho preso una decisione essenzialmente egoistica, lasciando la band… Avevamo appena suonato al Madison Square Garden con gli Iron Maiden. Un mese dopo ho lasciato la band [ride]. A quel punto tutto andava a gonfie vele, ma ho preso una decisione egoistica: avevo bisogno di soddisfare la mia curiosità [di provare altre cose], altrimenti mi sarei pentito di NON essermene andato.
Amo molto quel modo di dire, “E’ meglio pentirsi di qualcosa che si è fatto che pentirsi di non aver fatto qualcosa”. E questo è sostanzialmente quello che pensavo all’epoca. Se non avessi seguito il mio cuore e provato altre cose mi sarei chiesto per tutta la vita, “Cosa sarebbe successo se…?”. Avevo bisogno di farlo.
Ma per quanto riguarda il mio ritorno nella band, la prima cosa necessaria è stata ricostruire il rapporto con tutti i miei compagni, e questo è avvenuto lentamente. Voglio dire, prima io e John Petrucci abbiamo iniziato a frequentarci in contesti sociali. La mia e la sua famiglia sono amiche: le nostre mogli suonavano insieme in una band. I nostri figli sono amici. Così abbiamo iniziato a ritrovarci per le vacanze e a fare cose con le nostre famiglie.
Poi è successo lo stesso con Jordan Rudess, ho incontrato Jordan [e abbiamo ricucito i rapporti]. E poi John Myung vive letteralmente in fondo all’isolato dove vivo, in Pennsylvania. Quindi i rapporti personali dovevano essere ricuciti.
L’ultimo pezzo del puzzle è stato James LaBrie, perché non parlavo con James da oltre dieci anni. Mi serbava rancore. Avevo cercato di fare ammenda molte volte con lui, ma non era pronto. A un certo punto, verso la fine del ’22, sono andato a vedere i Dream Theater a New York. Ho potuto vedere James di persona per la prima volta. Nel giro di un minuto, tutto si è sciolto. Nel giro di un minuto, ci sono stati grandi abbracci, baci: “Ti voglio bene. Mi manchi”. E tutte le stronzate che erano rimaste nell’aria per anni, tutta quella tensione si è immediatamente dissolta. E così è finito tutto.
Eravate di nuovo amici.
Siamo diventati di nuovo amici, ma anche in quel momento, quando mi sono riappacificato con James, se qualcuno mi avesse chiesto se mi sarei visto di nuovo nei Dream Theater avrei risposto che non lo sapevo.
Poi abbiamo cominciato a fare insieme delle cose a livello musicale per cui ho cominiciato a pensare che tornare insieme sarebbe diventato inevitabile: ho suonato sul disco solista di John Petrucci, ho fatto un tour solista con lui, ho fatto con Jordan e John Petrucci un terzo album dei Liquid Tension Experiment, insieme a Tony Levine. Ci sono state tutte queste situazioni musicali per cui ho cominciato a pensare che forse era il momento giusto per tornare insieme.
Sai, stiamo invecchiando, stiamo avvicinandoci tutti ai 60 anni, qualcuno li ha anche già superati, se guardi ai Rush loro hanno fatto un tour per il loro 40° anniversario e cinque anni dopo Neil [Peart] è morto. Questo genere di cose ti fanno pensare, quanto tempo ci rimane? Sia a livello personale che insieme come band. Dopo aver ricucito i rapporti a livello personale, dopo aver fatto di nuovo della musica insieme con vari membri della band, abbiamo cominciato a pensare, forse è il momento giusto.E sono felice che sia successo.
Vedo tutte quelle storie di Roger Waters che non ne vuole sapere dei Pink Floyd, Peter Gabriel che non vuole tornare con i Genesis, e ho sempre sperato che non fosse lo stesso per me. Ho sempre sperato che un giorno ci riunissimo per andare insieme verso il tramonto [della nostra carriera], come è giusto che succeda.
Ed è esattamente quello che succedendo ora.