Recensione: 4 Of A Kind

Di Nicola Furlan - 30 Maggio 2011 - 0:00
4 Of A Kind
Band: D.R.I.
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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81

Durante i miei innumerevoli ascolti mensili, quando mi capita per le mani uno dei tanti dischi thrash-core di qualità, spesso mi domando: «cosa ascolteremmo, oggi, se non ci fossero state band come gli Stormtroopers Of Death o i Dirty Rotten Imbeciles, conosciuti ai più con i rispettivi acronimi S.O.D. e D.R.I..
Perché mai dico questo? Perché, lasciando da parte le mitiche opere di band come Metallica, Slayer, Megadeth, Anthrax, Exodus e Slayer (di certo gente che ha fornito una forza d’inerzia inarrestabile allo sviluppo del movimento musicale in questione), tutto quello che ha preso vita dal suolo americano, ma anche altrove, si deve, per buona parte, alla semina di questi due ensemble.

A differenza di altri mostri sacri, i cui dischi sono stati fondamentali per la musica più o meno ‘estrema’, vedi gruppi come Nuclear Assault e Voivod, i D.R.I. hanno stabilito tanti elementi compositivi che successivamente avrebbero fornito il legame tra le attitudini hard-core e quelle thrash metal, rendendo, di fatto, il genere assai plasmabile e duttile, nonché fornendo allo stesso un’immediatezza fulminea. Qualcuno ora penserà: «… e gli Slayer? Non sono forse stati i maestri di questa immediatezza?». Certo, lo so, anche gli Slayer ci sapevano fare da questo punto di vista, soprattutto agli esordi ma, a differenza del quartetto d’origine texana, dopo “Reign in Blood” la compagine capitanata dall’‘eccentrico’ Kerry King era impagabilmente allineata alla direzione dei potenti venti puramente thrash che spiravano tra le vie della Bay Area californiana. Non potrebbe esser stato altrimenti, sopratutto se si prende come riferimento la seconda metà anni ottanta.

Nel caso dei D.R.I., si potrebbe quasi asserire il contrario ovvero che era il thrash a mettersi a servizio dell’hard-core, quello violento e poco incline alla raffinatezza degli spunti melodici o degli attimi di respiro tra un riffing e l’altro. All’interno della loro discografia, “4 Of A Kind” si colloca proprio tra altri due capolavori ovvero “Crossover” del 1987, attendibile manifesto di questo nuovo modo di dosare thrash e hard-core e “Thrash Zone” del 1989, leggermente più orientato a raccogliere qualche spunto dai grandi maestri che stavano per spopolare in tutto il mondo e che, ancora oggi, portano migliaia di fan negli stadi, in occasione dell’evento del decennio, il ‘The Big 4’ di Metallica, Slayer, Megadeth e Anthrax.

In verità, “4 Of A Kind” già evidenzia il parziale abbandono dall’hard-core imperante in tutti i primi loro lavori. Basti ascoltare brani come “Think For Yourself” piuttosto che “Modern World” che, sebbene tirati, già costituivano dei fulgidi esempi di accostamento al thrash metal. Tutto questo fu fonte d’ispirazione per buona parte delle produzioni di colleghi ‘underground’ che da lì a poco, grazie a questo, avrebbero tentato la scalata a un successo che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sarebbe mai arrivato. Gli stessi avrebbero però abbandonato sulla strada una miriade di gioielli che oggi tutti gli amanti adorano riscoprire.
Il disco è stato brillantemente prodotto dall’esperto Bill Metoyer (Flotsam And Jetsam, Slayer, C.o.C., Morbid Angel, Atrophy, Lääz Rockit, Cryptic Slaughter) in collaborazione con lo stesso mastermind Spike Cassidy e propone, tra l’altro, un parco suoni perfettamente calibrato nei volumi nonché sostenuto da una rocciosa presenza del basso di J. Pappe.

“4 Of A Kind” non è di certo un capolavoro come può esser invece il già citato “Crossover”, ma di certo, posso ipotizzare, garantisce un aiuto alla comprensione di come l’hard-core nel tempo abbia trovato felice connubio con il viscerale, impulsivo e straordinario movimento thrash metal. Chiamatelo come volete (al tempo era molto in voga proprio il termine ‘crossover’…), come per ogni tipo di musica quello che conta è il risultato: “4 Of A Kind” sono trentacinque minuti d’impulsive mazzate nei denti.
Assicurato!

Nicola Furlan

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Track-list:
1. All For Nothing 3:55     
2. Manifest Destiny 2:39       
3. Gone Too Long 2:20     
4. Do The Dream 2:35       
5. Shut-Up! 2:50     
6. Modern World 4:18     
7. Think For Yourself 4:43     
8. Slumlord 1:45     
9. Dead In A Ditch 0:55     
10. Suit And Tie Guy 3:44     
11. Man Unkind 5:30     

All tracks 35 min. ca.    

Line-up:
Kurt Brecht – Voce
Spike Cassidy – Chitarra
Josh Pappe – Basso
Felix Griffin – Batteria
 

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