Recensione: 9

Di Abbadon - 16 Luglio 2002 - 0:00
9
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Anno: 1999
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60

Ultimo Album per ora dello storico King Diamond, con la sua band dei Mercyful Fate.

Ora andiamo ad analizzare la storia delle compilation rilasciate sul mercato dal re diamante, notiamo che per quanto riguarda i mercyful, ultimamente le ultime produzioni sono state onestamente, se paragonate ai vari Into the Unknown, In the Shadows eccetera eccetera, molto al di sotto della media a cui i fan sono stati abituati. Dopo l’appena sufficiente, e francamente secondo me deludente Dead Again, questo “9” non fa altro che confermare questo trend, seppur rendendolo visibile in maniera accentuata. In soldoni : se paragonato al Dead Again citato prima, questa ultima opera del cantante danese, è sicuramente migliore (poi magari potranno pensare l’opposto), ma se messa da parte e paragonata ai cavalli di battaglia, non regge il confronto. Le canzoni di questo album, 10 per l’esattezza, sono tutte caratterizzate da una minore potenza rispetto a quelle passate, sicuramente meno “Heavy” nello stile e molto più ripetitive del solito, anche se trasmettono onestamente emozioni di qualche tipo (non certo e sarò ripetitivo, di quelle di un Don’t Break the Oath), e anche la voce del King sembra non essere più quella di una volta, con molti meno dei suoi storici e devastanti falsetti, e quei pochi fatti in un tono comunque più basso. Le liriche sono sempre e comunque perlomeno affascinanti, in quanto il talento di chi compone non evapora. Passiamo alle canzoni, che hanno come trama quella medesima, anche se meno enfatizzata e satanica dei tempi d’oro .

L’album si apre un Last Rites, che non e affatto male come pezzo, ha una buona potenza, è un po’ ripetitivo, ma presenta una buona combinazione strumentale e un pregevole assolo con la chitarra, anche se ogni tanto e quasi noioso sentire sempre la stessa musica che si ripete, che non è nemmeno molto elaborata. Buona chiusura della canzone però, con un altro discreto assolo che si chiude in fade. Segue Church of Saint Anne, altra canzone discreta, non tanto per la musica, ma per la voce che stavolta riesce, anche se aiutata da una strumentazione che nonostante la tecnica rivedibile riesce ad assecondare pienamente il canto, che trasmette delle emozioni quasi come quelle dei tempi d’oro e distende anche i nervi. Sold my Soul invece parte bene, con una sonorità molto particolare, quasi ipnotica, che però ripetendosi praticamente sempre alla lunga rimane un po’ noiosa (bene invece il ritornello), e in sostanza va bene, ma qualcosa di più articolato e variato certo male non avrebbe fatto. Voce rivedibile, ma buona melodia nel complesso. Pessima invece a mio avviso è House on the Hill, canzone abbastanza veloce, ancora molto ripetitiva e che boh … non so come spiegare.. non riesce a fare breccia secondo me. Cioè rimane una comune canzone di un qualunque gruppo di medio livello. Si può decisamente fare di meglio tenendo conto dell’artista. Discretamente coinvolgente la intro di “Burn in Hell”, che poi si sviluppa in un pezzo veloce, abbastanza vario e in sostanza godibile, poco tagliente, ma la voce e anche la chitarra fanno un ottimo lavoro, degno di nota. Sesta canzone è “The grave”, che ha una musicalità molto “oscura” nel suo inizio, gli strumenti musicali suonano bassi e in modo greve, pesante e anche un po’ ovattato, la voce è quasi metallica, ma non lascia onestamente una ottima impressione, così come tutta la canzone, salvo quando inizia a suonare un po’ la chitarra che vivacizza un minimo l’ambiente. Potrebbe piacere agli amanti del Dark, ma il pezzo è abbastanza diverso e isolato dagli altri che compongono l’album, il che non rende molto omogeneo il tutto. Una velocissima batteria caratterizza l’inizio di insane, che sembra quasi un trash/power accentuatissimo per la sua sonorità iniziale, ma sembra che invece di cantare, King sembra che parli, il che non lascia una ottima impressione. E’ eseguito abbastanza bene invece il ritornello. Molto pacata e godibile è invece “Kiss the Demon”, dove la voce all’inizio sussurrata, poi urlata e falsettata, sembra veramente quella di altri tempi. Inoltre la melodia suonata dalla chitarra è veramente accattivante, e ben eseguita, in un bell’Heavy Meal come sonorità. Probabilmente è la canzone più bella dell’album e a parer mio l’unica che può dire di lasciare veramente il segno su chi ascolta, forse insieme a Buried Alive, e far dire, “cacchio, King Diamond è veramente grande”. La già citata Buried Alive, penultima canzone di questo fino ad ora diciamo discreto ma non esaltante “9” , parte con un rumore di pala che scava nel terreno, e gli uccellini che cantano. Subentra poi una chitarra un pochino ripetitiva, ma che segue in maniera discreta la voce, e per diventare veramente eseguita nell’immediato precedersi del ritornello (quando si sente un coro cantare) e nel ritornello stesso dove è presente lo stesso coretto di voci alte che canta BURIED ALIVE, BURIED ALIVEEEEEE!. Buon pezzo in sostanza, e anche con un piacevole assolo verso il finale di canzone. Ultima viene la Title Track , ovvero “9”, molto particolare nel suo inizio essere, non cupa, e nemmeno molto strumentalizzata, quasi che un’aria di mistero e inquietitudine la circondasse, per poi esplodere con la chitarra e la voce molto metallica di King, non in un pezzo veloce, ma che conserva le caratteristiche prima citate, e molto ben interpretate. Pezzo strano onestamente e totalmente differente dai precedenti, ma davvero affascinante e che non sembra messo lì per starsene in solitaria, ma che si integra alla perfezione con il resto dell’album.

Analizzato pezzo per pezzo questo “9” non mi resta che assegnarli un voto. Mmm non facilissimo perché sebbene sia sicuramente di almeno un gradino superiore al precedente dead again, è molto diversa (anche inferiore in fondo) dai precedenti album targati Mercyful Fate, e se non fosse per quelle 3-4 canzoni davvero ben fatte, probabilmente non raggiungerebbe la sufficienza. Diciamo sufficiente, quindi un 65, ma da King Diamond è lecito e ci si deve aspettare di più, specialmente vedendo i mezzi capolavori che sta facendo con la sua Band “King Diamond”, come ad esempio “House of God” e il recentissimo “Abigail II”.

TrackList :

  1. Last Rites
  2. Church of Saint Anne
  3. Sold My soul
  4. House on the Hell
  5. Burn in Hell
  6. The Grave
  7. Insane
  8. Kiss the Demon
  9. Buried Alive
  10. 9

Riccardo “Abbadon” Mezzera

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