Recensione: A Flame to the Ground Beneath

Di Matteo Lavazza - 10 Febbraio 2003 - 0:00
A Flame to the Ground Beneath
Band: Lost Horizon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Seconda prova per gli svedesi Lost Horizon, presentati circa un anno fa come la grande novità in campo Power Metal, ma che, almeno per quanto mi riguarda, non avevano certo confermato le aspettative.
Di sicuro il nuovo lavoro, intitolato “A Flame to the Ground Beneath, mostra un gruppo decisamente migliorato in fase di songwriting, pur senza snaturare quelle che erano le caratteristiche del primo disco i Lost Horizon riescono a proporre un prodotto decisamente valido anche se, a mio parere, manca quella scintilla che avrebbe dato all’album uno spessore decisamente maggiore.
Dopo l’intro ormai di rito i nostri partono bene con “Pure”, una speed song dotata di ottime melodie per nulla banali o scontate, ma, come ho già detto, non in possesso di quel qualcosa in più che riesca a far decollare definitivamente la canzone.
È innegabile come il gruppo cerca, riuscendoci il più delle volte, di avere un suono personale, ma secondo me serve ancora del tempo ai sei svedesi per affinare quelle che sono le loro qualità come compositori, nonostante, come ho già detto, la crescita del gruppo è innegabile.
Ottimi esempi del loro potenziale vengono forniti da canzoni davvero belle come “Again the Fire will Burn”, ”Think not Forever”  e “Lost in the Depths of me”, canzoni che convincono grazie a buone melodie e ottimi arrangiamenti, nonostante, almeno a me, lascino sempre una sensazione di incompiuto durante l’ascolto.
Un discorso a parte lo merita sicuramente la stupenda “Highlander (the One)”, forse l’unico pezzo di tutto il disco dove i Lost Horizon mi danno l’impressione di essere un grande gruppo. Durante tutti e 12 i minuti di durata il bran riesce sempre a tenere viva l’attenzione grazie ad un ottima costruzione musicale, che riesce più di una volta a stupire per le soluzioni adottate dal gruppo, mai banali o scontate, ma sempre azzeccate ed avvincenti.
Da segnalare l’ingresso nella band di due nuovi elementi, Perspicacious Protector e Equilibrian Epicurius, che hanno sicuramente agevolato la crescita della band, nonostante il leader indiscusso della band rimanga il chitarrista Trascendental Protagonist, con le tastiere che risultano sicuramente meglio usate che nel primo album.
I 6 musicisti forniscono un ottima prova, con l’unico difetto, sicuramente non da poco, di non riuscire, a mio parere, a dare il giusto tiro alle varie canzoni, che se eseguite con maggiore aggressività guadagnerebbero parecchio.
Anche i suoni usati per l’album non mi hanno convinto del tutto, troppo puliti e poco aggressivi, smorzano secondo me molta della carica delle canzoni, finendo per appiattire un po’ il tutto.
In definitiva direi che si tratta di un buon album, che di certo non fa gridare al miracolo ma che ci presenta una band in decisa crescita, forse l’errore più grosso commesso dalla Music for Nation è stato quello di mettere sotto contratto il gruppo troppo presto, non lasciando ai Lost Horizon il giusto tempo per maturare ma, se riusciranno a continuare questa loro crescita, sono convinto che gli svedesi daranno grosse soddisfazioni a molta gente.
 

 

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