Recensione: A Form Beyond

Di Daniele D'Adamo - 12 Settembre 2025 - 11:00

Gli Unaligned sono di fresca nascita (2022), e sin’ora hanno pubblicato un solo full-length, questo: “A Form Beyond“.

Tutto ciò non deve però ingannare in ordine a una paventata pochezza di idee, poiché i membri della band provengono da act della Florida dalla nomea di tutto rispetto, quali Withered Throne, soprattutto, ma anche Fleshbore, per citarne un’altra. Musicisti dediti sostanzialmente al technical death metal e che, tre anni fa, hanno deciso di mettersi assieme per formare un gruppo in cui la tecnica strumentale la fa da sì padrona, questo sempre, ma con un flavour, però, decisamente orientato verso il deathcore.

Deathcore ovviamente ad altissimo grado di difficoltà esecutiva, in cui la presenza del ridetto technical death metal aleggia in sottofondo, come un fastidioso fantasma il cui scopo è invadere il sound del quintetto statunitense con i propri dettami caratteristici. Questa mossa, che ovviamente avviene nella mente degli attori, riesce tuttavia solo parzialmente: i Unaligned suonano deathcore e su questo non ci sono dubbi.

Così come suona deathcore “A Form Beyond“. Con uno stile che, è chiaro, non può far finta dell’esistenza del sottogenere death che, in qualche modo, s’incastra nel DNA insito nel cuore dei musicisti stessi. Dando atto di questa leggera sporcatura nella purezza di una foggia musicale perfettamente definita in ogni dettaglio, c’è da osservare preliminarmente che l’immersione nel disco è un’esperienza per palati forti.

L’aggressione chirurgica che deriva dall’aver adottato il suono della famiglia *-core è spaventosa. Forse, quello che manca al technical per devastare, con la massima precisione, tutto e tutto. La potenza in gioco è assolutamente distruttiva, figlia di una perfetta sinergia fra i componenti del quintetto a stelle e strisce, la quale comprime, condensa la materia per dar vita a un oggetto, si discute sempre di sound, che pulsa al ritmo annichilente della batteria di Jack Blackburn. Il quale è praticamente sempre impegnato, o quasi, a scatenare orde di blast-beats per spostare l’aria a mò di bomba termonucleare. A ogni modo, è lapalissiano affermare che il Nostro sia capace di manovrare il proprio strumento al massimo delle possibilità umane, risultando impeccabile anche quando, raramente, i numeri di BPM diminuiscono di botto (“Essence Erased“), determinando una pesantezza ciclopica.

Il rombo del basso di Cole Daniels s’aggancia sia alla batteria, sia alle chitarre, creando così il cemento, assieme all’ugola di Andrew Guia, che tiene assieme la tendenza a esplodere posseduta dal deathcore del combo medesimo. Ugola scabra da far paura, che produce, grazie alla compressione polmonare, un tono possente, stentoreo, molto deciso e sicuro di sé. Nemmeno da chiedersi quale sia la prova dei due chitarristi, straordinariamente bravi nell’esibirsi sia con un riffing importante, complicato, molto complesso ma comunque efficace per rompere le ossa. Assieme a una sezione solista di grande classe, capace di sparare assoli e ricami dorati a profusione.

Le canzoni in qualche modo percepiscono il concetto musicale che funge da base alla struttura del fragore dell’LP. Risultando così ideali per generare un insieme irreprensibilmente coeso, in cui non non c’è nemmeno un pertugio da cui sbirciare dentro. Ma il dentro è alla temperatura di migliaia di gradi Celsius, pronto a lanciare come missili i singoli brani. Il loro ascolto, così come quello del platter nella sua globalità, presenta un grado di difficoltà notevole per cui è probabile che lo apprezzino, anche in questo caso, principalmente i palati forti.

Nondimeno, e non è un caso, non appena spunta fuori un accenno di melodia, come in “Spirit Dysmorphia“, ecco che aumenta la fruibilità di quello che è comunque un devasto, ma con un ridotto numero di dissonanze e disarmonie. Anche i campionamenti ambient in sottofondo aiutano a rendere meno glaciale la superficie del suddetto insieme, inspessendo anche il suono nel suo complesso.

A Form Beyond” è un’opera indubbiamente ostica da affrontare, data l’estrema bravura degli Unaligned a complicare quanto da loro stessi prodotto. Per contro, è tanto semplicemente quanto clamorosamente adatta per rompere i timpani e sconquassare gli organi interni.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Band: Unaligned
Genere: Deathcore 
Anno: 2025
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