Recensione: A Revelation of Intoxication

Di Alessandro Rinaldi - 28 Aprile 2025 - 0:10
A Revelation of Intoxication
Band: Antikvlt
Genere: Black 
Anno: 2025
Nazione:
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Gli Antikvlt sono una band austriaca fondata nel 2023, e che vede la seguente line-up: Marrok (voce, chitarra e basso) e Daniel Johansson (batteria), entrambi polistrumentisti. Nonostante il progetto sia recente, i nostri sono riusciti a ritagliarsi uno spazio importante e ora sono arrivati al loro primo full-length con la Immortal Frost, che ha creduto in loro.

La mente di questo progetto è Marrok, artista polivalente, che oltre ad aver scritto il disco, ne ha ideato anche l’artwork: la stanza di un manicomio in cui emergono delle scritte irregolari che sembrano esser state prodotte in modo arrangiato, con degli oggetti.

A Revelation of Intoxication si compone di 9 canzoni per un totale di 42 minuti, che scorrono agevolmente, favorito dalla proposta musicale della band: un black n’ roll di ottima fattura, con sonorità che affondano le radici negli anni ’80 e trasportano l’ascoltatore in un mondo fatto di violenza, graffi, oppressione e follia. Pregevole quanto fondamentale per il genere, la sezione ritmica che ruba l’occhio e l’orecchio: il groove, nero e malvagio, è talmente efficace da passare attraverso i pori della pelle. La ritmica, molto pulita, abbraccia la melodia, così come il growl di Marrok, evolvendo il sound degli Antikvlt, che si muove (e gioca) tra violenza e malinconia. A tal proposito, particolarmente funzionale il lavoro in studio, azzeccatissimo per quanto riguarda la finalità e la proposta musicale del duo austriaco. Un disco compatto e fin troppo omogeneo, che si assesta in una fascia media ma che ci regala due bellissime canzoni,  What Love Can’t Buy, che vede la partecipazione di Hoest dei Taake, graffiante e oscura, e la più complessa Psycho Circus, un brano che punta più sulla struttura black e mette in penombra il lato più ritmato, in cui emerge il cantato di Marrok, con un’eccentricità che esalta la follia che pervade A Revelation of Intoxication.  Il resto del disco, è si colloca  in un limbo senza infamia e senza lode, con una gran base ritmica, da cui si sviluppano le canzoni, con chitarre che graffiano nella follia della voce di Marrok.

Gli amanti del tremolo picking e del blast beat troveranno un terreno arido nell’ascolto di A Revelation of Intoxication, che, comunque resta un disco gradevole, con due bellissimi brani, ma che comunque alla lunga risulta essere ripetitivo anche a causa degli standard del genere.

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