Recensione: Acceptance

Di Emanuele Calderone - 18 Aprile 2011 - 0:00
Acceptance
Band: Innervacuum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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77

Fanatici degli Ion Dissonance e amanti delle sonorità post-thrash metal di casa Meshuggah  prestate bene attenzione a questa band, qui potreste trovare pane per i vostri denti.

La storia degli Innervacuum ha inizio nel 2006 a Udine. I ragazzi, vogliosi di dare vita ad un progetto musicalmente a cavallo tra il post-metal e il technical death, cominciano a comporre i primi pezzi, che vanno a comporre “Demo 2007”.
Tempo tre anni ed ecco che i nostri tornano a farsi sentire con il nuovo “Acceptance”, un demo composto di tre tracce per quasi 22 minuti di musica, in grado di stamparsi a fuoco nelle menti degli ascoltatori fin da subito.
La ricetta sulla quale gli udinesi lavorano è relativamente semplice: vengono infatti unite la ritmiche sincopate e ultra-cervellotiche del gruppo di Thordendal e Kidman, le melodie dissonanti degli Ion Dissonance, condendo il tutto con forti influenze progressive death. Il risultato è sicuramente di grande impatto, per quanto non eccessivamente originale, soprattutto per merito del grande impegno e della maturità raggiunta dal quintetto.

Ascoltando questo “Acceptance” si nota fin dalle prime battute che i musicisti, seppur fortemente influenzati da realtà ben più celebri e solide, effettivamente ricerchino continuamente delle soluzioni comunque personali e mai troppo derivative.
Partendo dal riffing ossessivo e volutamente ripetitivo dei (questa volta è davvero il caso di dirlo) bravissimi Francesco Murtas e Andrea Ginnattasio, capace di inghiottire letteralmente l’ascoltatore nelle atmosfere create, passando per le ritmiche martellanti e arzigogolate create dalla coppia Tommaso Bonfanti/Filippo Fumato rispettivamente basso e batteria, tutto denota un’attenzione al particolare quasi maniacale.
Non ultima va citata anche la voce di Giuliano Bergatin, intento a vomitare sull’audience la sua voce, che ricorda  vagamente quella di Thordendal, anche se in questo caso risulta maggiore il ricorso allo screaming.

All’ascolto dei brani si può apprezzare sin da subito l’alta qualità del songwriting propostoci dai friulani, vario e accattivante. Ad emergere da ciascuna delle tre canzoni è, innanzi tutto, un forte senso di claustrofobia, dovuto principalmente alla scelta di ripetere i riff all’infinito, apportando a questi solo minime variazioni. Ciò emerge, in maniera evidente, nella seconda”To Be Void”, centro focale dell’album. La complessità della traccia si sposa alla perfezione anche con il messaggio comunicato dalle liriche della stessa e interpretate da Giuliano con professionalità e gusto.
“Bliss Outshines Nothing” è invece quella che maggiormente si concede alla melodia, ricordando da vicino i migliori Gorguts, specialmente nelle parti rallentate.

All’ottima qualità musicale, si aggiunga anche una grandissima cura per la registrazione, che raggiunge veramente livelli da major. I suoi sono pulitissimi, ciò nonostante il combo non è caduto nell’errore di conferire al tutto quel fastidioso senso di “plasticoso” tipico dei lavori super prodotti.

Alla luce dunque di quanto detto fin’ora, non rimane che complimentarci con gli Innervacuum per l’ottimo lavoro svolto. In attesa del primo full-length possiamo intanto gustarci questo bell’ “Acceptance”. Bravi.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Melancholia
02- To Be Void
03- Bliss Outshines Nothing

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