Recensione: Blood Covenant
Quinto full-length incendiario per questo combo svedese dedito a un metalcore melodico davvero notevole. Un genere che ha i suoi esponenti di maggiore spicco in band come Bring Me The Horizon, Underoath e A Day To Remember, Silverstein, Taking Back Sunday ed Haste The Day.
La loro prima uscita risale al 2009 (“Another Year of Disaster”), a cui hanno fatto seguito “Death Dealers” nel 2011, “Silence the World” nel 2013 e “Sleepless” nel 2016. Poi la cadenza di un album ogni due anni (o giù di lì) si è interrotta e per quasi 10 anni è piombato il silenzio, ora interrotto da questa loro ultima release.
Lo dico subito: questo è un disco che ripaga in pieno la lunga attesa dei fan perché si tratta di un disco che non ha praticamente punti deboli. Tutti i pezzi che lo compongono sono molto ben concepiti ed eseguiti: la voce di Robert è tornata più corrosiva di prima, i ben noti cadenzoni si sono ulteriormente fortificati e seguirli tutti può mettere la testa a serio rischio di distacco; i riff sono di una efficacia e di una potenza inauditi ed i cambi di ritmo praticamente senza requie.
Infatti, non è solo “You” – ossia il singolo apripista che è stato per primo pubblicato come antipasto per i famelici sostenitori del quintetto scandinavo – a costituire l’unica potenziale hit dell’album. Si spazia, vertiginosamente, dalle soluzioni old-school di “Heaven”, alle outtake dal piglio muscoloso di “Filthy Tongue”,“Battlered Skin” ed “Ignore the Sun”. Per non trascurare gli ottimi spunti nu metal di “Define Me” e la immancabile ballata, rappresentata da “Time Is a Destroyer”, con persino aperture orchestrali.
Il risultato è a dir poco grandioso! Una corona di acciaio con undici diademi che la impreziosiscono, rendendo questo disco uno dei migliori che questo 2025 che ormai volge al termine, ha saputo dare alla luce, per la gioia di tutti i seguaci del metalcore melodico e non solo.
