Recensione: Aeon

Di Tiziano Marasco - 14 Luglio 2020 - 11:31
Aeon
Band: Unfaithfull
Etichetta: Indipendente
Genere: Metalcore 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Secondo album, dal titolo “Aeon”, per i piacentini Unfaithfull, band che, al di là della provenienza, vale la pena di seguire. Al di là della provenienza, forse è questo il punto da cui partire: per la stragrande maggioranza dei casi, in effetti, i gruppi nostrani si fanno solitamente riconoscere sempre. C’è qualcosa di accademico, di classicista, nelle nostre band (e non vuole essere affatto una critica: se non ci fosse questa aura, ad esempio, i Novembre non sarebbero i Novembre).

Ecco, gli Unfaithfull, di questa aura, non hanno nulla, anzi, farebbe meno strano se venissero dagli Stati Uniti e non dalla Pianura Padana.

Il gruppo in effetti offre un sound un po’ derivativo ma sicuramente visionario, fatto di vari elementi diversi messi insieme in quello che è una sorta di fusione tra death futuristico, progressive di ultima generazione e metal core. I nomi che vengono in mente ascoltando queste otto tracce che compongono “Aeon”, sono svariati: certi Fear Factory, poi Heaven shall Burn, Intronaut, Mechina. Non nomi qualsiasi e nemmeno nomi troppo facili da accostare ma, con un po’ di fantasia si può avere un’idea di quello che possiamo aspettarci. Linee di clean raffinate, accelerazioni furiose, stacchi strumentali e una diffusa presenza di elettrocnica.

La qualità complessiva della musica, ad ogni modo, non dovrebbe stupire, dato che negli Unfaithfull militano ex compnenti di quella che è una piccola istituzione del death italiano, ovvero i Dark Lunacy (non che le due band abbiano moltissimo in comune, al di là della matrice death).

Ad ogni modo, quello degli emiliani è un sound complesso e strutturato, compensato dalle parti in clean, molto catchy. La opener e title-track è un ottimo biglietto da visita per tutto il disco, “e-Motion” è una cannonata. Da segnalare, di contro, anche “Avoid the mirror” (la più Heaven shall burn del lotto) e anche la curiosa traccia finale “Ethernal recurrence”, forse il pezzo più sperimentale e visionario del disco (nonché in grado stare in piedi senza stancare pur essendo una strumentale di 7 minuti).

Ad ogni modo un difetto “Aeon” comunque lo ha, ed è l’eccessiva lunghezza. In alcuni episodi purtroppo gli Unfaithfull si perdono per la voglia di strafare – un nome su tutti: “Chain reaction”, nei cui 13 minuti ogni tanto capita di perdere la bussola. Altre volte il problema è un voler trascinare troppo le canzoni: la title-track, si è detto, è molto bella, ma durasse un minuto in meno, forse, sarebbe anche meglio.

In definitiva, però, ciò nulla toglie ad una proposta in effetti comunque interessante e di sicuro valore. I piacentini conquistano grazie ad un sound moderno e visionario e mostrano di avere ottime possibilità di fare strada, in patria e all’estero.

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