Recensione: Age Of Aquarius

Di Claudia Gaballo - 30 Aprile 2020 - 5:00
Age of Aquarius
Etichetta: Napalm
Genere: Gothic  Stoner 
Anno: 2020
Nazione:
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81

In astrologia l’Era dell’Acquario – iniziata nel 2011 – indica una nuova epoca all’insegna della libertà, del rispetto della natura, della rottura dei vecchi schemi. L’arrivo di questo periodo è stato anticipato negli scorsi decenni da movimenti artistici e filosofici, e anche i Villagers Of Ioannina City ne hanno preso ispirazione per il loro secondo album. La band è originaria della città greca di Ioannina, nell’Epiro, già di per sé tradizionalmente molto legata al proprio rapporto con l’arte e la natura. Inquadrare il contesto di “Age Of Aquarius” è abbastanza importante per capirlo, visto che si tratta di un concept album che ruota attorno ai temi della natura e del cambiamento.

Anche se percepiamo qualche influenza metal qui e là, come per esempio nell’omonima ‘Age Of Aquarius’, lo stile della band è più improntato sul rock classico con sfumature psichedeliche e folk. Quest’ultime in particolare si ritrovano nell’utilizzo di strumenti come la cornamusa, il clarinetto o il kaval, un tipo di flauto tradizionale dei Balcani. Il sound che ne risulta è quindi in un certo senso esotico e spirituale, senza dubbio atmosferico.  Esempi di questo “esotismo” sono ‘Dance Of Night’ o la strumentale ‘Arrival’.

L’intera opera è concepita come un viaggio fantastico tra gli elementi della natura, e i testi occupano una parte importante nel creare un’atmosfera surreale. Uno dei più belli è quello di ‘Age Of Aquarius’, che sembra proprio una favola epica tra divinità, fate, ninfe e costellazioni; ‘Cosmic Soul’ invece descrive un immaginario un po’ hippie che ci proietta in un viaggio più mentale che fisico.

A distaccarsi da queste atmosfere eteree c’è ‘Millennium Blues’, il brano più vivace di tutto l’album. Come facile dedurre, si tratta di un pezzo blues rock che inizia con un bel riff andante e pian piano si fa sempre più veloce e coinvolgente. È collocato dopo la metà dell’opera e spezza il ritmo generale, che è piuttosto lento, dando una bella spinta verso la conclusione.

Spinta decisamente necessaria, perché se proprio dobbiamo trovare una pecca in questo “Age Of Aquarius” è la lentezza – che forse per qualcuno potrebbe essere il suo più grande pregio. Quasi tutti i brani iniziano lenti e prendono vigore verso la metà, ma senza mai velocizzarsi troppo; così, l’effetto generale del disco è quello di procedere a onde. Questo però in alcuni momenti può risultare pesante, e per questo è stata una buona idea inserire una traccia più energica.

Questo “Age Of Aquarius” è in definitiva un album originale che va ascoltato con calma e che vuole accompagnare l’ascoltatore in un percorso fantastico e surreale; consigliato quindi se la realtà del momento ancora non vi basta.

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