Recensione: Age Of Consent

Di Enzo - 30 Gennaio 2003 - 0:00
Age Of Consent
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Anno: 1988
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85

“Age Of Consent” esce nel lontano 1988 per la Maze Records ed è stato ristampato dalla T&T nel 1997. La ristampa in cd vanta un ordine della tracklist diverso, come verrà approfondito in sede di review. La saga epico musicale dei Virgin Steele (rappresentanti della parte più “raffinata” dell’Epic Metal) iniziata nei primi anni 80 riprende la sua narrazione in questo intrigante platter che si muove su binari tanto epici quanto raffinati e cromati in un connubio a dir poco avvincente.
La tendenza musicale class di DeFeis trova in questo disco una manifestazione ancor più chiara e marcata rispetto al pur suadente passato, tendenza che poi esploderà totalmente nel successivo e fantastico “Life among The Ruins”.
Il disco è inaugurato proprio dall’ “Epic Metal song definitive” The Burning Of Rome (Cry For Pompei)(potrete trovare in questa
intervista
la spiegazione data da Defeis relativa all”italico” titolo). Il pezzo in
questione, dallo spettacolare refrain, ci introduce alle classiche sonorità della band ed è autentico manifesto delle più tipiche ed epiche melodie alle quali il combo americano ci ha abituato e che si accentuano addirittura all’insegna dell’aggressività nella successiva Let It Roar. I seguenti 3 brani (che nella versione in vinile erano originariamente inglobati nella canzone Lion in Winter) sono Prelude To Evening sognante song carica di pthatos, la spettacolare Lion In Winter (class metal at best!) e Stranger At The Gate una bella un’improvvisazione di pianoforte.
E’ sicuramente una hit del disco la seguente Perfect Mansion (Mountains Of The Sun) (composta in occasione della re-release su cd), una semi ballad dai testi che permeano di mitologia classica, grandissimo pezzo reso epico grazie ai mitici refrain in esso contenuti e da un DeFeis qui lanciato in una passionale interpretazione vocale. La seguente Coils Of Serpent è semplicemente un’introduzione per Serpent’s Kiss cupo ed epico componimento teatrale incentrato sulle vicende bibliche di Adamo ed Eva.
L’andatura cromata di On The Wings Of The Night (fantastici i suoi refrain) rappresenta un’altro fulgido episodio del disco mentre Seventeen si attesta su binari molto più hard rock oriented. Ma è la carica class/AOR dell’imprescindibile Tragedy a proiettare l’album attraverso i sognanti territori dell’hard più pomposo e malinconico dai quali nemmeno l’energizzante e seguente Stay On
Top
(cover degli Uriah Heep) può distoglierci. I Virgin Steele si spostano su lande tipicamente US metal con Chains Of Fire che precede l’altra cover del disco, Desert Plains dei Judas Priest (aggiunta in occasione della re-release su cd). Cry Forever è una classica ballad, forse, dopo Perfect Mansion, tra le più belle, a mio giudizio, mai scritte dal gruppo statunitense. Chiude il platter We Are Eternal, una celebrazione della giovinezza e della forza descritta attraverso la densa carica epica che permea da ogni nota del brano e che va a concludere questo splendido disco dove l’Heavy Metal epico riesce, come per una sorta di irripetibile magia, a mescolarsi in una incredibile ricetta musicale all’Heavy metal più raffinato e cromato.

Vincenzo Ferrara

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