Recensione: Agony Gift Of Life

Di Simo Narancia - 14 Giugno 2007 - 0:00
Agony Gift Of Life
Band: Insania
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

Dopo una lunga pausa, dovuta perlopiù a noiose questioni contrattuali (con la vecchia label) e personali di cui si parla anche nell’intervista (pensate che il disco è pronto dal dicembre 2005), tornano di gran carriera gli Insania Stockholm e lo fanno con un album che farà felici gli amanti del power melodico. Chi, infatti, è rimasto deluso da qualche recente uscita power “troppo poco power” o dalla propria band preferita, che magari ha cercato gloria stravolgendo le regole di base del gioco, potrebbe trovare gran conforto nella musica del combo svedese. Qui non c’è spazio per improbabili commistioni tra i generi, niente screaming vocals o flauti fiabeschi, c’è solo quello che serve per cantare a squarciagola e muovere la testa: doppia cassa quadrata e martellante, assolo al fulmicotone e melodie vocali pulite facilmente memorizzabili. A differenza di quanto successo in passato però, con Agony Gift of Life la band si gioca la carta della personalità. Non fraintendetemi, i cliché tipici del power melodico, impostati negli ultimi 20 anni da Helloween, Gammaray e Stratovarius, ci sono tutti e ben presenti, ma a differenza dei dischi passati c’è più freschezza nelle melodie e nei fraseggi chitarra/tastiera. Il merito di questa piccola rivoluzione è da attribuirsi da un lato alla buona penna di Mikko Korsbäck (mente principale del progetto) che, arrivato al quarto disco, riesce finalmente a smarcarsi da certe melodie helloweeniane di cui si era un po’ approfittato nei vecchi lavori e, in egual misura, dall’apporto dato dai due nuovi innesti nella line up: Peter Östros (Jaded Heart, The Afterskinindians) alle chitarre e Dimitri Keiski (Gypsy Heart) alle tastiere. I due, infatti, portano nel sound della band la loro passione per l’hard rock d’annata e il metal neoclassico, arricchendolo così di nuove sfumature ed interessanti richiami seventies, senza tuttavia appesantire le composizioni con prolisse divagazioni ed inutili esibizionismi. I brani trovano dunque forza nell’impatto melodico e ritmicamente dirompente tipico della band, nelle preziose linee descritte da Halén con la sua limpida voce e nei classici duelli chitarra/tastiera, come nella migliore tradizione nord europea.

A dispetto di un’introduzione molto cinematografica, Agony, il disco scorre via veloce sia in senso letterale, visto che la maggior parte delle tracce successive sono veloci ed arrembanti, sia in senso figurato considerando che le stesse sono facilmente fruibili e divertenti nell’ascolto. Facing my destiny, To live another day (sorretta dalla classica pennata a la Future World/ Paradise, rispettivamente di Helloween e Stratovarius), Fight for life (entusiasmante la fase solistica) e Dreams, ad esempio, si possono giocare tranquillamente la palma di miglior singolo del disco, forti come sono di ritornelli “anthemici” e melodie ficcanti. Se Valley of the sunlight si distingue per il suo incedere a media velocità e per delle linee vocali strette parenti degli allarmi a sirena, Gift of life ha invece l’effetto di un macigno che cade da un dirupo: riffs pesanti, batteria a martello, velocità sostenuta, melodie dal sapore epico, un assolo di tastiera nello stile tanto caro ai seminali Rainbow e un gustoso duetto dove Dimitri Keiski sfoggia, e contrappone, la sua voce calda e tipicamente hard rock a quella sempre pulita e precisa di Ola Halén. Brano dunque perfetto per fare da title track e che dal vivo non farà prigionieri: solo vittime! I nostri però sanno la lezione a memoria e così in mezzo a tanto ardore ci sono alcune pause, necessarie a riprendere fiato: One day, tipica ballata mielosa ed intensa quanto basta, e Time passes by, inedito brano acustico di sicuro fascino. E ancora un mid tempo dal forte sapore settantiano e neoclassico, Times of glory, dove si mettono in gran mostra Keiski e  Östros (ottimo quest’ ultimo nel sovrapporre fra loro linee dal grande gusto melodico).

Ricordo ancora cosa mi disse il mio negoziante di fiducia, quando andai a comprare l’esordio World of Ice: “Questo è un gruppo che merita”. Un commento che se era valido allora e se è stato valido per i due dischi successivi, oggi che ho tra le mani Agony Gift of Life acquista ancor di più senso e ragion d’essere. Nella speranza che in futuro possano regalarci altre sorprese come questa (magari mantenendo inalterata la formazione, visto che con questa paiono aver trovato la quadratura del cerchio), non mi rimare che consigliare questo disco a tutti i power kids, in barba a quelli che parlano di genere morto o che si aspettano chissà quale invenzione per apprezzare un disco di puro e semplice power metal.

Simo Narancia

LineUp:
Ola Halén – Vocals
Peter Östros – Guitars
Tomas Stolt – Bass
Dimitri Keiski – Keyboards
Mikko Korsbäck – Drums

Tracklist:
1. Agony (intro, instrumental) 1:53
2. Facing my destiny  5:37
3. Hope  4:00
4. To live another day  5:04
5. Gift of life  7:20
6. One day  6:15
7. Fight for life 5:32
8. Valley of sunlight 6:27
9. Times of glory 8:21
10.Dreams 5:49
11.Time passes by 3:21
12.Alive 6:26

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