Recensione: Alive in Athens

Di - 23 Maggio 2002 - 0:00
Alive in Athens
Band: Iced Earth
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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90

La band di Jon Schaffer ha sempre esercitato su di me un fascino veramente particolare, tanto che non potevo non inserire tra i classici questo lavoro monumentale di musica registrata esclusivamente dal vivo, suddivisa in tre cd per una durata totale di quasi tre ore.
Come dice il titolo le registrazioni sono relative alle date registrate in terra greca, dove gli Iced Earth sono venerati come rock-star.
Il live è qualcosa di eccezionale per la potenza e l’energia che riesce a sprigionare, riuscendo a pescare canzoni da tutti i capitoli discografici del gruppo senza dimenticarne nessuno. Il gruppo riesce a riproporre in gran forma anche le canzoni prelevate dai lavori originariamente usciti senza il fantastico Barlow alla voce.
Il mixaggio dell’album è stato affidato a Jim Morris, che è riuscito perfettamente nell’opera, dando rilevanza ad ogni strumento senza trascurare nessun particolare della resa sonora.

La formazione che suona su questo disco è la seguente: Matthew Barlow alla voce, Jon Schaffer alla chitarra ritmica, il giovanissimo Larry Tarnowski alla chitarra solista, James MacDonough al basso insieme a Rick Risberg alle tastiere e Brent Smedley alla batteria.
Per chi non conoscesse il gruppo, gli Iced Earth sono tra i maggiori esponenti della scena power metal Statunitense, ed hanno dovuto faticare non poco per ottenere l’attenzione che meritavano. Le ritmiche sono tipicamente heavy e il riff macignoso di Jon è vicino al thrash più arcigno e cattivo.
Il sound dei pezzi degli Iced Earth è sempre stato caratterizzato da un mood oscuro e penetrante di grande effetto soprattutto per quanto riguarda le linee vocali e melodiche.
Insomma un gruppo che può offrire numerosissimi spunti a livello di produzione musicale.
Si va dalle cavalcate furiosamente speed-thrash alle power-ballad più pacate, senza dimenticare passaggi caratterizzati da tastiere enfaticate che sebbene presenti raramente colpiscono giusto nel segno.

Ma passiamo subito a parlare delle canzoni che sono tante e di cui c’è tanto da dire.
Ad aprire il primo disco ci pensa “Burning Times”, song che faceva da opener anche su “Something Wicked this Way Comes”, un roccioso mid-tempo incalzante e bello ritmato che viene riproposto in maniera particolarmente fedele all’originale.
Si prosegue con “Vengeance is mine” canzone tratta dall’ oscuro “The Dark Saga” molto coinvolgente, opprimente nel suo incedere molto veloce e spaccaossa; veramente grandiosa. Poi arriva “Pure Evil” una delle canzoni più distruttive che gli Iced Earth propongono in sede live. Ha una tale presa sul pubblico  da essere ancora oggi cardine fondamentale delle set-list del gruppo. Questa della registrazione ateniese è suonata in maniera più veloce che su disco.
“My own savior” pura perla di potenza, caratterizzata dai tipici break acustici delle chitarre, assoli, riff assassini e doppia cassa a manetta !!
E poi arriva lei, la fantastica “Melancholy”. Il pubblico canta assieme a Matthew, questa ballad emozionante, a tratti adrenalinica. Le magie che Barlow sa fare con la sua voce così caratteristica sono tutte racchiuse in questa fantastica canzone di “Something Wicked this Way Comes”. Assolutamente esaltante la sua riproposizione così fedele, carica e potente.
Non c’è il tempo di riprendere fiato che arriva “Dante’s Inferno”, forse la miglior canzone della produzione del gruppo floridiano. 17 minuti di atmosfere evocative, stacchi e riprese esplosive e repentini cambi di tempo. L’esecuzione fa accaponare la pelle per la sua precisione ed enfasi. Non si possono non apprezzare i suoi assoli al fulmicotone ed i suoi cori.
“The hunter”, ancora una volta una canzone di quel misterioso “The Dark Saga”, canzone bella diretta potremmo definirla costruita esclusivamente su quel suo ritornello trascinante, infatti tutti lo cantano assieme a Matthew e la performance del singer fa venire i brividi.
Come “Pure Evil”, anche “Travel in Stygian” è ripescata da “Night of the stormrider” album assolutamente heavy potente.
Altra canzone dalla durata piuttosto elevata, ben 9 minuti. Il pubblico l’accoglie con una ovazione indescrivibile.
La canzone in questione non si discosta affatto dal trade-mark di quell’album che ancora si porta attaccato addosso, anche se di tempo dalla sua stesura ne è passato parecchio.
A chiudere ci sono “Slave to the dark” e “A question of heaven” che chiudevano anche “The Dark Saga”.
Il pubblico canta tutti i ritornelli e << ululando >> come i lupi nelle notti di luna piena cantano anche gli assoli !!

Ed il primo disco è finito……un pò mi dispiace………ma abbiamo ancora veramente tanto da dire quindi procediamo all’analisi del secondo dei tre cd.
Qui ad aprire c’è ancora una canzone “Dark Saga” che era l’opener del disco omonimo. Ancora una volta un mid-tempo molto melodico. Lo scopo di questa song è quello di lanciare la volata per la devastante “Last laugh”, canzone ancora dominata dall’irruente doppia-cassa di Mr. Smedley. Anche la seguente “Last december” è un bel pezzo granitico ed incontrollabile estratto da “Burnt Offerings”.
Andando avanti troviamo “Watching over me” pezzo lento con la chitarra acustica. La canzone è dedicata a quel caro amico di Jon,  la cui morte spinse l’allora giovane chitarrista ad andarsene da casa con la chitarra sulle spalle….
E’ una canzone veramente bella ed emozionante, si sente che non è stata scritta con la testa ma col cuore.
Seguono poi tre canzoni tratte da  “Night of the stormrider” e sono: “Angels holocaust” opener di quel disco. Potente con break che alternano sapientemente parti violente a parti acustiche. “Stormrider” Track simbolo del gruppo. E’ un vero e proprio assalto all’ascoltatore con la sua potenza devastante. “Path i choose” canzone sempre molto devastante, caratterizzata da un suono delle chitarre molto vibrante.
Si cambiano totalmente coordinate con “I died for you” ballad melodica ed intensa.
Come nona, decima e undicesima traccia viene proposta la trilogia di “Something Wicked” che era posta in chiusura di “Something Wicked this way come”.
Canzoni caratterizzate da parti sfumate ed evocative che ripartono in tremende accelerate, continui break e sfuriate, presenza del pianoforte nella seconda “Birth of the Wicked”, e di un coro molto probabilmente campionato in “The coming curse”.
A chiudere ci pensa “Iced Earth” il vero e proprio inno del gruppo, che in questo contesto assume contorni totalmente nuovi rispetto a quelli del disco, dove forse era penalizzata da una produzione opaca.
Grandiosa nella sua totalità, il miglior modo per chiudere il secondo cd.

Il terzo cd ha un’apertura decisamente rocciosa affidata alla potentissima “Stand alone” tratta da “Something wicked this way come”.
Si prosegue con la cavalcata “Cast in stone”, in cui è marcato col fuoco il classico sound del gruppo, che ripropone anche questa canzone con una precisione tecnica quasi maniacale.
Altra cavalcata è anche “Desert rain” caratterizzata da un intro molto più melodico, e anche molto più varie e complessa della precedente.
“Brainwashed” è invece una canzone oscura e con un suono di chitarre nuovamente molto vibrante, in grado di essere di perfetto esempio per il sound che si respirava in tutto “Burnt Offerings”.
“Disciples of the lie” è una canzone sempre molto violenta e costruita su di una struttura piuttosto semplice e dal grande impatto come d’altronde tutte le canzoni più dirette di “Something Wicked this way come”.
E con “When the night falls” torniamo all’album d’esordio del gruppo di Jon Schaffer e soci, ed ancora una volta canzone tiratissima e pasente.
Per “Diary” inizio lento ma tutto è destinato a cambiare col sopraggiungere dell’accelerazione incontrollabile.
Con l’ascolto noterete come questo dei tre cd sia il più thrash in assoluto, se non fosse per la seguente “Blessed are you” che benchè sia molto bella fra queste canzoni così granitiche non è che ci azzecchi tanto.
In chiusura non si poteva non finire con un’altra violentissima song tratta da “Something Wicked this way come” la riuscitissima “Violate”.
La chicca arriva proprio sul finale di “Violate” che propone come outro l’inizio di “The Trooper” degli Iron Maiden….

Alla fine non ho parole per descrivere la maestosità di quest’opera immensa e grandiosa, una sorta di best of proposto in chiave live. Gli Iced Earth dimostrano ancora come sia possibile dare spettacolo su di un palco, e chi li ha visti dal vivo e conosce i loro show pirotecnici sa di cosa parlo.
Il track-by-track parla da sè, e se non siete ancora convinti il voto dovrebbe farvi ricredere.

Francesco “madcap” Vitale

CD 1
Burning times
Pure evil
My own savior
Melancholy (Holy martyr)
Dante’s inferno 
The hunter 
Travel in Stygian
Slave to the dark 
A question of heaven  

CD 2 
Dark saga 
Last laugh 
Last december  
Watching over me
Angels holocaust
Stormrider
Path i choose
I died for you
Prophecy
Birth of the wicked 
The coming curse
Iced earth 
 
CD 3 
Stand alone 
Cast in stone
Desert rain 
Brainwashed
Disciples of the lie
When the night falls
Diary
Blessed are you
Violate

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