Recensione: Almighty Dajjal Rising

Di Nicola Furlan - 27 Aprile 2025 - 7:25
Almighty Dajjal Rising
Band: Wendol
Etichetta: Werewolf Promotion
Genere: Black 
Anno: 2023
Nazione:
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“Almighty Dajjal Rising” è il full-length di esordio degli italiani Wendol; un lavoro di puro melodic black metal che affonda le sue radici nella tradizione più feroce e minimale del genere.
La produzione è graffiante ed abrasiva: un muro di suono dalle caratteristiche caustiche fatto di chitarre aspre e feroci, rappresentato da uno scream rabbioso e ispirato, senza compromessi, e iniettata di melodia e aperture a dar spessore ai brani. Non c’è spazio per raffinatezza a meno che non la si veda come cura di certi arrangiamenti finalizzati a rendere più efficace l’impatto delle tematiche trattate. Non esistono infatti orpelli quando l’obiettivo è sputare in faccia a chiunque, senza controllo, il disprezzo verso l’ipocrisia, la mancanza di pensiero critico e la patetica tolleranza verso ciò che non si conosce. È proprio in questo che risiede la forza dell’album: un’esperienza sonora brutale, diretta, senza filtri a supporto di testi particolarmente sensibili.
Stilisticamente parlando, “Almighty Dajjal Rising” rifiuta qualsiasi tipo di modernizzazione o contaminazione. Ogni traccia sembra scolpita con rabbia in un blocco di ghiaccio nero: riff ben calibrati, a tratti quasi ipnotici, che martellano l’ascoltatore con un’intensità rituale. La batteria è martellante ed essenziale. Il tutto è pensato per evocare un senso di urgenza e ostilità, un richiamo crudo ai fasti della scena norvegese di metà anni Novanta, quella che strizzava un po’ l’occhio al symphonic black e un po’ in direzione di certe soluzioni che hanno fatto la fortuna degli Emperor, ma con una violenza ancora più diretta, attuale e primitiva.
Le tematiche sono dichiaratamente anti-islamiche e il titolo dell’album non lascia spazio a interpretazioni ambigue. Il ‘Dajjal’, infatti, figura dell’escatologia islamica simile all’Anticristo, viene evocato non in chiave mistica o simbolica, ma come figura di distruzione, rovesciamento degli ecosistemi morali, deboli e labili e profanazione. L’ideologia dei Wendol è radicale, provocatoria e volutamente offensiva nei confronti di varie religioni, in linea con una certa tradizione del black metal più estremo che usa il blasfemo come arma di rottura e contestazione.
Diciamo che “Almighty Dajjal Rising” non fa prigionieri e non è pensato per piacere nemmeno a chi benpensante lo è in termini ‘morbidi’. Vuole invece colpire duro, macchiando indelebilmente la morale, senza redenzione. Una dichiarazione d’intenti brutale che si rivolge a chi cerca nel black metal una forma pura di negazione, odio e resistenza spirituale.

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